Riassunto delle puntate precedenti: No, basta non c'è più niente da riassumere. Hanno litigato, hanno fatto pace, hanno fatto il bagno. Ora scopano e finalmente è finita. Che dite, non era anche ora?
Colonna sonora: Don't stop me now by Queen
Ahhh… quanto mi piacerebbe poter dire: “Finì con una bella lemon”. Non avete forse voglia, dopo 42 no dico quarantadue estenuanti capitoli, di vedere i nostri amati protagonisti finalmente impegnati a dar voce all’impeto dell’estasi della passione inestinguibile che è frutto dell’idillio del loro amore immortale? Ci vorrebbe una buona scena di sesso, di quelle eccitanti, che entrano bene nella storia, piena di paroline azzeccate e posizioni anatomicamente improbabili, e magari dei preliminari, che in altri fandom sembrano così essenziali mentre in Anita Blake sono superati dal tight but wet but big but hard but fast.
E invece niente! Verrete al contrario gratificati da un branetto educativo composto da copincolla di aforismi di Jim Morrison concernenti i problemi delle energie rinnovabili.
L‟alba infatti li colse impreparati: era troppo presto, troppo poco il tempo che quel giorno gli aveva concesso. Si erano pastrugnati per un numero anche qui ineffabile di giorni, volando per la stanza con le lenzuola come mantelli e sbattendosi come tappeti e guardandosi negli occhi per fare a chi ride prima e squassando bolle di sapone negli angoli e cantando Tralalà come dei Miominiponies irruenti e un po’ in calore.
E quando anche quella notte giunse al termine, ebbero anche il coraggio di protestare con il sindacato perchè essere vampiri immortali bellissimi con niente da fare dal mattino di un secolo a quello del millennio dopo a quanto pareva non era sufficiente, ma avrebbero voluto impedire al sole di sorgere per continuare un infinito ciclo di sesso e amore per tutta l’eternità.
E poi dicono che i giovani d’oggi sono bamboccioni…
Ma comunque.
Asher si svegliò, il petto oppresso da un senso di inquietudine come un canarino da un’incudine. “Gahhhhhh” QI formicahhhhhhhh! Pompinooooooo!” Poi realizzò di essere solo e il senso di oppressione si spostò decisamente più in basso. O più in alto, a seconda di quale peso si considera primario. Si accorse anche che al posto di Jean-Claude c’era una delle sue camicie di seta tutta appallottolata. La prese e ne aspirò a fondo il profumo. Tossì leggermente, perché i vampiri non sudano, ma poi dipende per cosa usi le camicie. Per terra, poco più in là, c’erano delle brache di broccato: Asher le raccolse e ne aspirò a fondo il profumo. Sulla porta del bagno c’erano delle calze. Il vampiro raccattò anche quelle individuando un tema, e ne aspirò a fondo il profumo. Poi starnutì e vomitò alternativamente per mezz’ora, dato che i vampiri spesso vanno a dormire con gli stivali addosso. Poi si accorse che accanto allo stipite della porta c’era un foglio di carta vergata in bella calligrafia. “Sono fuori, puoi mettere la mia roba in lavatrice? Aspettami in bagno.”
E il bagno ovviamente era pronto, caldo e fragrante di mille bolle blu; appoggiata vicino all’accappatoio con le paperelle vi era una bellissima rosa piena di spine (c’è anche nell’originale, probabilmente è un alto riferimento a qualcosa di poetico tipo non c’è rosa senza spine e Asher è uno stronzo ma romantico blah blah). L’uomo si fece le trecce, che non aveva voglia di bagnarsi i capelli, si sistemò nella vasca e aspettò, intrattenendosi in pratiche non convenzionali con il povero fiore innocente.
E aspettò. E aspettò. Quando ormai si era un po’ rotto il cazzo di aspettare e la sua pelle aveva raggiunto quella simpatica consistenza tanto simile alla prugna secca le sue narici vibrarono. Percepì all’istante la sua presenza, la porta che si chiudeva, il rumore dei vestiti sul letto, i suoi passi, e l’odore del sangue che riscaldava il suo corpo. Quella puzza di sangue canino e un po’ bagnaticcio l’avrebbe riconosciuta dovunque, non c’era neanche bisogno dell’olfatto soprannaturale. Non fece un solo movimento, immobile come solo gli antichi che mentono sulla loro età sanno essere, mentre Jean Claude entrava nell’acqua provocando uno tsunami di magnitudo epocale e si ritagliava il suo spazio strusciandosi contro i suoi posticini privati.
Solo allora si lasciò andare ad un sorriso talmente caldo e abbagliante da renderlo praticamente irriconoscibile a chiunque l’avesse conosciuto solo nel suo periodo sfigato. E anche un po’ a chi lo conosceva e basta.
“Sei davvero mio, Asher?” Chiese l’altro sospirandogli sulla pelle, mentre faceva scorrere le labbra sul suo viso e sul collo.
“Gahhhhhh! QI formicahhhhhhhh! Pompinooooooo!”
“Parlo sul serio Ashy! Sei miomiomiomio?”
“Sì” Affermò l’altro con decisione, vagamente consapevole che avrebbe detto di sì a qualunque cosa: da lavare i piatti per l’eternità a tirare in giù. “Con quelle labbra puoi dire ciò che vuoi, ma non puoi baciare la mia mamma.”
“Ritieni di essere in piena coscienza realmente consapevole di ciò che stai per firmare?”
“Quello con le influenze in legge sono io, baby, ora puoi succhiare”.
“E quindi vuoi finalmente tu, Asher, prendere me come tuo legittimo culo, scappare su un cavallo bianco e diventare il mio pene domestico?”
“Uhm… frena un secondo… Ma il cavallo ce l’ha grosso? E domestico tu come lo vedi?”
“Duuunque, il cavallo ci possiamo comprare quello che ci piace di più, testando prima le prestazioni, e domestico vuol dire che avremo un letto orgy size tutto nostro con le tendine ricamate e le lenzuola di seta. Non per niente Il piccolo principe era il secondo libro preferito di Julianna”.
“E’ vero… quanti doppisensi mi tornano in mente!”
“Ti ricordi quando il piccolo principe incontra il pene cosa si dicono?”
“Certo: “Vieni a giocare con me” e l’altro dice “Cerco l’uomo, ma anche qualche gallina può fare brodo” e allora il primo fa “Ahhh, allora vuoi un amichetto, potremmo addomesticarci” e il secondo “Io per ora ho incontrato centomila ragazzini e ho rischiato la prigione per pedofilia perché non sono un prete, tu cosa sai fare di tanto figo che meriti l’esclusività?” e l’altro “Ehhh, sono molto paziente coi preliminari e so un paio di riti da fuochi d’artificio” e quindi il socio fa “Va bene”. Allora uno dei due, non mi ricordo mai quale, si mette a fare tutta una tirata melensa e bellissima su come con le rose e i bruchi si possano fare cosacce perverse, quanto essere in ritardo fa incazzare il tuo appuntamento, ma quanto perdere tempo per il tuo ammmoore e partire con lui è essenziale per evitare la paranoia”.
“Non ti sembra la nostra storia, con quella parte sul perdere tempo e sui riti priapici?”
“Sì, mio stupido amore, ora ho capito, voglio venire con te!”
“Eccccelleeente, allora sarai mio per sempre!” Cinguettò minacciosamente Jean fregandosi le mani soddisfatto. “Cominciamo…” Si incollò alle labbra dell’altro e lo baciò a lungo realizzando il record di apnea a zero metri sul livello del mare, poi gli spinse il viso lungo la gola fermandolo sulla sua giugulare e lo pregò di morderlo. Asher sbattè gli occhi, vagamente ipnotizzato da quelle iridi fosforescenti di potere, poi scrollò le spalle, aprì la bocca e affondò le zanne nella pelle morbida.
Jean-Claude sospirò e poi cominciò a declamare in bello stile actor’s studio. “Sangue al sangue…ehm…polvere alla, era polvere o cenere? No! Come cazzo era?”
Asher staccò la bocca dal collo dell’amico e lo guardò come si guarda un alieno a due teste. “Si può sapere cosa diavolo stai facendo?”
“Sto cercando di masterizzarti! Sarai mio, mio, mio, mio solo mio! Mhuamhuamhuamhuamhua!”
“Sì, come no.” Disse l’altro mollandogli uno sganassone e rovinando l’effetto padronedumoooondo. “E Belle lo sa?”
“Certo! Dove credevi fossi stato fino ad ora? Mi ha dato pure il libretto delle istruzioni!!!”
“E perché non lo leggi?”
Jean-Claude fece una smorfia di disappunto. “E’ inutile… è scritto solo in slovacco, cinese mandarino e hindi… e ci sono delle note in italiano sulle lavatrici, che vietano di dar fuoco ai panni al loro interno.”
“E allora che si fa?”
Jean-Claude lo fissò con occhi improvvisamente seri, tutti cucciolosi e orlati di ciglia sventolanti. “Ma tu vuoi essere solo mio? Vuoi davvero che sia il tuo master?”
“E posso picchiarti frustarti e stuprarti come più mi aggrada ugualmente?” Chiese l’altro ricambiando serietà con serietà.
“Ovvio! Sarà tuo preciso dovere come mio temoin! Solo, non dovrai farlo davanti a tutti: penso che la mia autorità ne risentirebbe…”
Il sorriso di Asher era sempre più luminoso. “Ok, concesso. E saremo io e te? E il nostro amore immortale? E il vibratore domestico?”
Il vampiro abbassò gli occhi con la timidezza della vergine durante il suo ius primae noctis. “Ehm…ci sarebbe Dori!”
“Ah sì! Tazza vuota! Ti avevo accennato che aveva deciso di lasciarti e scappare in America con me?”
“Già cominciate a tramare alle mie spalle?”
Asher scoppiò in una fragorosa risata. “E che master saresti altrimenti?” Poi lo prese per le spalle e lo fissò negli occhi blu. “Fammi tuo Jean. Fammi tuo una volta e per sempre.”
Jean-Claude chiuse gli occhi, tremante. “Allora bevi... nutriti di me che io improvviso!”
Non se lo fece ripetere: chiuse gli occhi e sprofondò nuovamente nella sua vena. Si strinse a lui con forza, mentre il sangue riempiva il suo corpo e lacrime incontenibili di gioia scorrevano sulle sue guance scabre. Avrebbe dovuto dargli un’altra ripassata! Rovinare così la sua reputazione di fico emo isterico senz’anima ma dominante come checca…
“Sangue del mio sangue...anima della mia-“
Asher si staccò un momento. “E se ne approfittassimo per scopare? Dopotutto la fanfiction sta per finire e vorrei che i lettori avessero un bel ricordo di noi. E lo sai cosa si dice della nostra linea di sangue, vero?”
”Basta che respiri?”
“Ma, no! Sii serio…”
“Ogni lasciata è persa?”
Asher sbuffò. “Che il sesso rafforzi il potere!”
“Oh bè, questo lo davo per scontato…” Sospirò Jean-Claude rabbrividendo d’anticipazione, mentre i loro corpi si congiungevano nell’estasi della carne che è propria dell’idillio dell’amore. ” Anima della mia anima…” Continuò a sussurrare mentre la magia si raccoglieva come una nuvola fantozzianamente densa intorno a loro. “Carne della mia carne, respiro che prematura la supercazzola per due anche solo come se fosse Antani!!!”
Un potere enorme si sprigionò dai loro corpi, fusi insieme come un formaggino senza polifosfati, e l’Ardeur ci si buttò a pesce urlando piatto ricco mi ci ficco.
Infine, Asher gli afferrò i capelli e gli reclinò la testa per affondargli nuovamente le zanne nel collo, riversando nel suo morso tutto ciò che era: il suo potere, la sua sexysociopatia, due secoli di emitudine e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto gli orgasmi multipli.
I due urlarono il loro piacere senza freni ma sempre in modo intonato, oltrepassando di un centinaio di decibel il limite previsto dal piano di zonizzazione del Comune di Parigi, e infine crollarono abbracciati nell’acqua, mentre Belle e Musette sbavavano senza ritegno davanti al loro 52 pollici, felici e soddisfatte di aver montato in tempo la telecamera col sistema autospannante, Mortino covava il suo broncio tenendosi una bistecca sull’occhio, il Viaggiatore singhiozzava felice abbracciato a Balto che controllava la guida TV per cercare una nuova telenovela, Dorino si leccava i genitali, Giusi rinunciava davanti a Dio a scrivere libri etero, Anita Blake veniva esorcizzata dalla nonna bastarda, le lettrici disperavano sulla fine ecc ecc...
Passò molto tempo prima che fossero in grado di muoversi ma, alla fine, un posto a caso, si ritrovarono sul letto, rifatto e cosparso di fiorellini per l’occasione. Si sentivano esausti, ma vivi come non mai.
“E così l’abbiamo fatto davvero.” Bisbigliò Asher come se ancora non ci credesse.
“Così pare.”
“E saremo sempre insieme vicini-vicini e non ci separeremo mai!”
“Mai!” Sorrise lieto Jean-Claude alle parole vagamente minacciose del compagno.
“Wow… Pensavo di essere io il pazzo tra noi due.” Jean Claude semplicemente e lo abbracciò più forte. “Ma davvero Belle non sta per terminarci?”
“No. Anzi, mi ha dato un paio di calci pro forma ma dice che non ci reggeva proprio più e che abbiamo tutti bisogno di qualche decina d’anni di vacanza, lei con e noi senza Arturo. Senza contare che aveva messo in conto la mia sceneggiata napoletana alla notizia della tua partenza. Certo, mentre uscivo borbottava qualcosa sul fatto che torneremo strisciando, ma ci aveva già preparato i biglietti per domani”.
“E’ sempre la migliore quando non la odio. E adesso?”
“E adesso facciamo i bagagli che andiamo a spaccare il culo alla Bimba ventrue!”
Asher si mise a sedere. “Vuol dire che andiamo a St.Louis?”
“Sì, Belle mi ha dato il permesso purchè aumenti il suo prestigio e il suo potere.”
“E se l’è bevuta?”
“Ha detto che se falliamo e cadiamo preda delle iene possiamo chiamarla, che ci riporta lei a casa”.
“Ridimmi un po’ cos’è che dobbiamo fare che prendo appunti?”
“Quindi dobbiamo spodestare ‘sta Nikolaos e fottergli il territorio. Il clima non è eccelso, e mi pare che ci sia ancora l’Inquisizione, ma è un modo per cominciare, no?”
“Ma ho sentito che ha più di mille anni!”
Jean-Claude si fece una bella risata. “Ma è una merdosissima mortina prepuberale! La versione zombie di Shirley Temple! Sguinzaglio il mio kinder Bueno alla massima putenza e la riempio di brufoli!!!”
“Mi pare perfetto!” Approvò Asher sdraiandosi nuovamente accanto al suo nuovo master.
“Te l’avevo detto o no che aspettavo solo che tu fossi pronto a smettere di fare l’idiota lagnoso? Cosa pensavi che avrei fatto nel frattempo? Mica sto a pettinà ‘e bambole!!!!”
“Hai davvero pensato a tutto! Sono ammirato”.
La voce di Jean-Claude trasudava gioia come non succedeva da molto, mooolto tempo. “Oui mon amour, entreremo finalmente nel ventesimo secolo! Adieu marsine e parrucche! Benvenuti leggings in finta pelle e permanenti che non rovinano la fibra capillare!!! Conserverò giusto le camicie… e pensa che potremo scopare tutti i giorni!”
“Questo me lo auguro per te… se no renderò la tua vita un inferno. Ci siamo capiti?”
Jean Claude deglutì: “Signorsì, signore!”
Asher lo squadrò con gli occhi socchiusi. “Ti tengo d’occhio… E Dori? Pensi che si adatterà alla nostra vita?”
“Oui. Gli ho promesso che visiteremo i luoghi dei suoi antenati, quindi ci tocca fare tappa a Disneyland, ma la cosa non mi preoccupa…”
Asher gli strizzò un occhio. “Possiamo sempre beccarci con Jack Sparrow!!! Se vogliamo creare un territorio forte avremo bisogno di tutti gli alleati che possiamo trovare!”
“E che ci vuole?” Replicò Jean-Claude con quell’espressione particolarmente malandrina che strappava schiaffoni dalle mani. “Ho il monopolio dell’ardeur negli Stati Uniti! Posso fare il prezzo che voglio tanto l’antitrust non l’hanno ancora inventato! Te lo ricordi Augustine?”
“Chi, quel nano terrone mafioso, passiva in segreto, vanitoso fisicamente e politicamente debole grazie alle frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party selvaggi con Paris Hilton?”
“Descrizione accurata!” Fischiò ammirato Jean-Claude. “E’ uscita su wikileaks?”
“Te lo girerai sul dito mignolo…” Gli alitò sul petto Asher tra un bacio e l’altro. “Ti manca solo un servo umano…”
“E che ci vuole? Metterò un annuncio sulla cronaca nera di St. Louis: AAA Serva umana cercasi, piccola, tettona, fenomeno paranormale con problemi mentali e sociopatica, dalla spiccata attitudine al comando, esperta in fruste, armi e corpi contundenti. Che te ne pare?”
“Ummm.” Asher inarcò il sopracciglio sinistro. “Donna?”
Il sorriso di Jean-Claude era quello della Gioconda e la scontata risposta si perse tra risatine e gemiti soffocati e cuori che battevano come canarini elettrolocuti.
“Ma lo sai che le preferisco…”
Au revoir
Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri.
Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi
appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione
appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono
a Morgana.
Disclaimer
Asvadà!
sabato 12 maggio 2012
giovedì 3 maggio 2012
Capitolo 41 - Te l'avevo detto, io...
Riassunto delle puntate precedenti: Nonostante fosse andato tutto bene negli ultimi dieci minuti e i nostri ci avessero dato dentro come ricci, off-screen, il destino avverso delle fanfiction rema contro i protagonisti e si era materializzato in un occhio di troppo. La cosa aveva fatto sbroccare Jean-Claude che aveva fatto sbroccare Asher che aveva fatto- no. Dorino era sbroccato di suo. In ogni caso Asher aveva deciso di emigrare in America e aveva già pronta la valigia di cartone, Jean-Claude ovviamente aveva iniziato a protestare e il tutto era continuato allegramente con i due amanti intenti a levarsi qualche sassolino dalle scarpe rinfacciandosi anche il primo latte bevuto da piccoli. Quando un'inquietante figura fa la sua comparsa. Come se ce ne fosse stato bisogno...
Colonna sonora: Always by Bon Jovi
Asher fissava a bocca aperta la donna. Jean-Claude invece stava squittendo in preda a una vera e propria crisi isterica. “E’ Giusi de Nicolo! OMG! E’ Giusi de Nicolo! Cazzo Asher ce l’hai una penna?”
L’altro, ancora a bocca aperta, si voltò verso il compagno impegnato a buttare all’aria il cassettone. “Cosa?”
“Tieni cara, mi fai un autografo?” Sussurrò Jean-Claude porgendole un penna d’oca scovata in mezzo ai pedalini e spolverando la voce sexy delle grandi occasioni, come se ce ne fosse stato bisogno.
Giusi, mollati sai e katane in una pozza di bava, stava già proponendogli di firmargli la vestaglia e l’orlo dei peli pubici quando una voce gelida interruppe i loro gridolini di gioia.
“Insomma, si può sapere chi cazzo è questa?”
“Non essere rude.” Borbottò Jean-Claude dando una gomitata al compagno. “E’ quella che ha scritto la storia del Ludo!”
“Ludo? E questo chi cazzo è? Ti sei scopato anche lui?”
Jean Claude lo guardò severamente, e Giusy come se fosse un fungo velenoso. “No, e vorrei ricordarti che abbiamo letto assieme il Vampirella Settecinquanta di cui è stato la star indiscussa”.
“Ahhhssssì, Ludovico? Quel drogato idiota che prima ha fallito la costruzione di un centro sociale, che ormai i permessi li danno anche ai giocatori di ruolo, e poi non è riuscito a salvare i suoi amici?”
“Um.” Biascicò Giusi facendo finta di nulla ma chiaramente offesissima. “Ora non insultarlo.”
“No, no!” Le assicurò Asher scrollando il capo più volte e mettendosi tra lei e le katane. “Non ci penso neanche, almeno lui non ha tirato fuori la scusa della mamma malata ma in realtà morta da trecento anni!”
“Ecco, vedi com’è?” Sbuffò Jean-Claude. “Non perde occasione per rinfacciarmelo… è un tal permaloso!!! Pensa che mi sgrida regolarmente anche per avergli perso un fermacapelli nel 1597.”
Asher gli diede uno spintone mandandolo a finire sul letto poi si voltò verso la donna. “Io voglio solo sapere cosa ci fai qui e che vuoi da noi.”
Lei cominciò a girargli intorno, come uno squalo intorno alla preda. “Le minacce sono inutili. Ti racconterò tutto, se ci tieni, ma forse dopo non ne sarai molto contento. Ad ogni modo, ricorda che la scelta è tua. Ah, se solo fosse possibile superare così le cose, superare ciò che è successo e tutto il dolore che ne è seguito, guarendosi prima di ritornare a casa.”
“Frena, frena, io non ho firmato nulla!!!”
“Secondo me è perché sei un gasteropode. Mi stai guardando, in attesa, e non vuoi che percepisca la tua ansia. È una questione di potere, giusto? Ultimamente ho imparato qualcosina sull’argomento, nonostante io di solito sia una beta, già che ci siamo ti metterò a parte anche di questo. D’altra parte piove sempre sul bagnato…”
Asher si grattò la testa, confuso, voltandosi verso il compagno che li guardava in silenzio, seduto sul letto. “Ma che dice?”
“Boh!”
“Stai tranquillo, non offenderò la tua intelligenza sventolandoti la mia oggettività perché entrambi sappiamo che è una stronzata immane. Non proverò a mettermi sotto la luce migliore, questo sì, questo posso promettertelo. D’altronde, non me n'è mai fregato delle luci, se non quelle di Natale. Ma toglietemi una curiosità, chi di voi due fa il re e chi la torre nell’antico giuoco del lungo arrocco?”
“Ehi! Ferma! Oggettività? Luce migliore? Natale? E non credi di essere indiscreta a chiederci le posizioni intime al primo incontro? Si può sapere che cazzo stai dicendo? Non si capisce un tubo e stai chiaramente male!!!”
La donna alzò gli occhi al cielo, si scarruffò il cespuglio biondo di capelli e sbuffò. “Matò che tufi! Ma che volete? I sottotitoli? Se siete tutti così farete distruggere la vostra dannata razza! Vi sto dicendo che questo finale è deprimente e fa cagare, e si vede che è di voi debosciati invece che di Morgana71, e se volete che la vostra storia termini in modo decente e soprattutto “artistico” sono disponibile a buttare giù una sceneggiatura di massima.”
Asher la fissò con sospetto mentre Jean-Claude spalancò fiducioso gli occhioni e cinguettò. “Ci fai scopare?”
L’alba premeva sul mondo, il nuovo giorno ansioso di vedere la luce. Il giardino del Teatro della Villette era avvolto in una bruma vaporosa che contribuiva a rendere l’atmosfera onirica e irreale nonché fiabesca.
Era così bello il lago, pensava Jean-Claude sdraiato sotto il salice piangente, odorando mollemente un fiore reciso. Le ninfee splendevano come gioielli nel grigio nulla della nebbia e le canne accarezzavano la notte come le dita delicate di un amante. L’attesa vibrava nell’aere, lenta, pastosa e irrimediabile. Chissà quanti secondi avrebbe avuto a disposizione per vedere quella meraviglia acquatica brillare alla luce del sole, quel sole che non vedeva da più di quattrocento anni, quel sole che tra pochi minuti lo avrebbe baciato coi suoi raggi ardenti, quel sole caldo e amante delle lucertole che avrebbe posto fine alla sua tortura. O che magari l’avrebbe fatto brillare, chissà…
Ma lui non voleva brillare, anche se sarebbe stato molto fico, lui voleva morire! Voleva morire perché senza il suo Asher non c’era più vita, non c’era più speranza, non c’era più nulla. Perchè continuare quella eterna pantomima d’età imprecisata che era la sua esistenza? Non c’era scopo perché il suo unico scopo era stato Asher. E Asher se n’era andato.
Riposo, riposo per lui e il suo demone, cenere alla cenere, polvere alla polvere, pampuli pimpuli parimpampù, si disse il vampiro tracannando una lunga sorsata di Negramaro saporoso e vivo, tanto se doveva crepare poteva pure crepare sbronzo, che a ben guardare poteva anche esser meglio. Sarebbe tornato alla terra, alle sue radici forse, nel luogo che Asher aveva più amato, e sarebbe stata, per sempre… pace.
“Devo arrivare in tempo, devo arrivare in tempo!” Si scervellava Asher in sella al suo stallone bianco, i pensieri un urlo doloroso nel suo cranio, mentre il vento gli sferzava implacabile il viso, annidandosi fra le cicatrici. Ma non era il vento, e nemmeno le cicatrici, a stringergli la gola in un groppo, a rigargli di lacrime il viso, tanto che tutto era immerso in un’ombra sanguigna e solo i suoi sensi soprannaturali lo tenevano in sella, affidato per tre quarti all’istinto del cavallo per trovare la via. No, acciderba, non doveva pensare al sesso in un momento tanto topico! Quello stupido, quel dannato masochista cretino! Come osava fargli questo? Come osava credere che davvero l’avrebbe lasciato? Erano secoli che gliene faceva di tutti i colori, doveva cascarci proprio adesso? E adesso quest’ultima idiozia, il suicidio. Non poteva lasciarglielo fare, non poteva! Piuttosto l’avrebbe ammazzato con le sue stesse mani e poi lui sì che si sarebbe suicidato, come avrebbero dovuto fare Giulietta e il suo Romeo. Cosa sarebbe stata la sua vita senza Jean-Claude? Poteva esistere il giorno senza la notte? L’oro senza l’argento? Il sole senza la luna? Il sado senza il maso? Il cavallo scalpitava allo stesso ritmo del suo cuore. Un cuore che non aveva nessun motivo per battere e tanto meno l’avrebbe avuto se non fosse arrivato in tempo. Oh, ora ne capiva l’angoscia, e se Dio e il demonio l’avessero ascoltato giurava di non rinfacciarglielo mai più. Che orrida ironia, essere vampiri e mancare di tempo.
Ma poi tornammo a bomba. E fu lì e lo abbracciò e lo scosse imprecando e lo cullò tra le sue braccia coprendolo di parole d’amore e catturò le sue labbra e le bevve come se fossero state l’ultima goccia d’acqua nel deserto del suo cuore.
Asher si staccò e piantò le gelide orbite nei liquidi occhi blu dell’altro. “Cazzo, mio amato bene, ma cosa ti sei scolato? Mi sto sbronzando solo a baciarti!!!”
Jean-Claude fece palpitare le lunghe ciglia di pizzo nero, gli accarezzò teneramente la guancia scabra e dischiuse appena le labbra piene.
E ruttò.
L’urlo di Giusi lacerò l’atmosfera come carta velina. “Ehi! Ma questa robaccia non è mia!!! Mi avete rovinato tutto!!! Matò, assassini siete!!!”
Jean-Claude inarcò un sopracciglio. “La sceneggiatura è la tua ma è Ricciolineri che scrive. Prenditela con lei.”
“No, prenditela con me!” Un ventaglio in fibra di carbonio dipinta a mano sibilò nell’aria a un millimetro dalla testa di Giusi, piantandosi nel tronco del salice con un tonfo sordo. Tutti si voltarono nella direzione da cui era comparso e il grido fu unanime dalle Alpi alle Ande: “BELLE!”
La vampira, inguainata in un’incongrua tuta gialla e nera in triacetato, li fissava malevola in assetto da guerra, le lunghe chiome corvine che ondeggiavano al vento. “Questo è solo un avvertimento bambina! Se vuoi far finire le nostre gloriose gesta in questo modo indegno te la farò vedere io!”
Giusi schioccò le labbra in segno di disprezzo. “Ma che cosa ne vuoi sapere di arte tu!”
Belle si avvicinò alla donna, brandendo inviperita uno spaventatissimo Aldo. “Ma che cazzo significa che Jean-Claude si vuole suicidare? Lui con me è contentissimo! Anche perché comunque era chiaro che non avessero ancora finito. E Asher sul cavallo bianco? Ma in che secolo vivi? Ripigliati, incongrua! Non potevi farlo volare come Dio comanda, che lui è tanto bravo a volare come dicono sempre? E poi chi gliel’avrebbe detto che Jean-Claude voleva morire?”
“Gliel’ha detto Dori, illetterata!”
“Chi?” Sghignazzò Belle. “Buono quello… in quella tazza vuota il tempo di residenza di un pensiero non tocca i cinque secondi, voglio proprio vedere. E come gliel’avrebbe detto? Asher non se n’era già andato secondo la tua versione illogica? A cavallo anche lui? O ha preso l’auto? Oh, aspetta, non sa guidare, e i cellulari ancora non li hanno inventati, ce li hanno solo gli alieni come i forni a microonde”.
Giusi le strappò di mano Aldo e ci si pettinò i capelli, lasciandovi incastrati pezzi di becco e unghie. “Senti brutta troia non me ne frega nulla di quel che pensi, Jean-Claude non ce lo lascio a farsi torturare e prostituire da te!”
“Ma non è così male, ci si diverte anche!” Si sentì in dovere di precisare Jean-Claude.
“ZITTO TU!” Fu l’unanime risposta. “Se vuoi farla finire così dovrai passare sul mio cadavere!!!” Ruggì Belle.
“Non chiedo di meglio!” Rispose l’altra prima di gettarlesi addosso come una furia. Le due si rotolarono a terra in un tripudio di pappagalli spennati, ciocche di capelli strappate e armi del terzo tipo sotto lo sguardo basito dei due vampiri.
“Frigida rimbecillita!!!”
“Crudele baldracca!!!”
“Grazie, imbrattacarte sfigata!!!”
“Muori, assassina malnata!!!”
“Ma ti prego, non sai di che parli”.
“Io conosco l’animo umano, tu sei solo sesso”.
“Seeee l’ho già sentita questa”.
“Tutti ti odiano perché sei malvagia”.
“Forse nelle tue fan fiction per minorenni”.
“Le mie ff stanno nei preferiti a tutti”.
“Solo per le parti sadiche e i cazzi grossi”.
“E tu il cazzo verde non ce l’hai!”
“Glielo tingerò a Jc e non potrai farci un cazzo”.
“Banzaaaaaiiiii!!!”
Diverse urla dopo Asher diede un’occhiata all’orologio. “Che si fa? Andiamo?”
“Di già?” Protestò Jean-Claude. “Ma è fica la lotta nel fango con due belle topolone, secondo te chi vince?”
“Sai che ti dico? Ma chi se ne importa! Perché non approfittiamo del trambusto e facciamo finire questa fanfiction a modo nostro?”
“Gli occhi di Jean-Claude si illuminarono. “A modo nostro?”
“Oui.” Sussurrò Asher. “A modo nostro.” E il suo sguardo non era neanche un po’ gelido.
A quel punto il sole avrebbe dovuto sorgere già da mezz’ora ma come in ogni film/romanzo/boiata che si rispetti il tempo era fermo al crepuscolo. Belle e Giusi si stavano ancora menando e Aldo era riuscito a scappare: dopo una trasvolata oceanica in solitaria si sarebbe ricongiunto con Jack Sparrow, ma questa è un’altra storia. Jean-Claude ed Asher si tenevano per mano guardandosi negli occhi, commossi e ricolmi di nuovo amore, le farfalle svolazzavano, gli uccellini cinguettavano colonne sonore dei film di Frank Capra e ogni animale che non soddisfacesse il protocollo di carineria e puffolosità Disney era stato opportunamente eliminato dalla scena.
“E ora che facciamo?” Sussurrò Jean-Claude posando il capo nell’incavo tra il collo e la spalla di Asher e realizzando un incastro talmente perfetto da far schiattare di gelosia il signor Ravensburger.
“Io direi di iniziare da capo.”
“E da dove?”
Le dita di Asher si persero, delicate, nei morbidi ricci dell’amante. “Lo sai qual’è il pezzo che mi è piaciuto di più del capitolo 40?”
Jean-Claude alzò il capo, incontrando il gelido azzurro fattosi ridente come una cascata a primavera e le sue labbra si schiusero in un sorriso fremente di anticipazione. “Ho una mezza idea…”
E all’unisono, veloci come il vento, urlarono: “REWIND!!!!”
E fummo nuovamente nella stanza che li aveva visti prigionieri per tanto tempo. Un ringhio improvviso echeggiò tra le pareti. Saldandosi con una mano alla nuca dell’amante, Asher lo azzannò alla giugulare con la ferocia di uno psicopatico di quelli “ma sembrava tanto una persona normale, non l’avrei mai detto”. E bevve. Svuotò le sue vene, nutrendosi di lui, del sangue che ancora ravvivava il suo corpo, il sangue blu di Dorino. I peli di Jean-Claude regredirono, il fisico passò dal modello Golia al più minuto Davide, il potere si rintanò talmente in profondità nel suo essere da poterlo scovare solo col gps. Non contento Asher lo violentò pure, che un bello stupro orgasmico ci sta sempre bene e non si nega a nessuno.
Quando tutto fu finito Asher si accese una canna, soffiando anelli di fumo che si posarono morbidi sul corpo raggomitolato e insanguinato dell’altro. “Pausa cannetta?”
Jean-Claude rimase in silenzio, a malapena si percepiva il debole battito del suo cuore.
“Non ti è piaciuto Jean?” Mormorò Asher strizzandogli un occhio e porgendogli il fumo.
Jean-Claude tossì leggermente aggiungendo lievi spruzzi di sangue al Basquiat cremisi che lo adornava.
"Jean-Claude?"
L'altro continuò a tossire incrementando l'intensità da raschio in gola a sputo un polmone per terra.
Asher impallidì. "No! Ti ho fatto male! Cioè...lo sapevo di averti fatto male, ma non credevo di averti fatto così male, pensavo di averti fatto male come sempre, male che ti piace perchè si sa che i tuoi ricettori del piacere sono sbronzi e non capiscono una mazza e che ti garba un po' di dolore, ma OMG ti ho fatto davvero TROPPO male! Però, sticazzi, ti ho stuprato davanti a tutta la corte senza conseguenze, ti ho preso a sprangate con una mazza chiodata e c'hai goduto, com'è che adesso...ma no, non importa, l'unica cosa che conta è che TI HO FATTO MALE! Non me lo perdonerò mai, adesso per espiare non ti rivolgerò la parola per altri 200 anni di seguito. Mi sento così in colpa, ma come ho fatt-
Coff! Coff! "Cazzo Asher e dammi un bicchiere d'acqua che mi è andato per traverso un grumo di sangue!!" Coff
"Ma allora non ti ho fatto male?" Pigolò il biondo porgendo l'acqua.
"Sì, ma va tutto bene."
"Non, non va bene niente ti ho fatto male e tu mi odi."
"No, non ti odio."
"Sì, mi odi. E sono un essere detestabile, inqualificabile e immeritevole del tuo imperituro amore ancorchè sexy."
" Incommensurabilmente sexy....e io-"
"Nooooooo, non ti meritoooooo"
Jean-Claude re cuperò quanto bastava delle proprie forze per alzarsi di scatto e alzare un pugno al cielo. "E basta Morgana71!!!! Ma che ti abbiamo fatto di male per meritare uno sfracicamento di palle così? Quali Dei delle fanfiction abbiamo mai offeso?"Il vampiro si rimise a sedere costringendo l'amico a guardarlo negli occhi. "Non c'è fanfiction emo e politically correct che tenga. Io ti amo mon chardonnoret e mi è piaciuto essere stuprato e picchiato e offeso e-"
Ok, non infierire, ho capito il concetto." sospirò Asher ."
Jean-Claude si terse il sangue dalle labbra, afferrò il cannone che languiva nel posacenere e prese un bel tiro. Sospirò soddisfatto e poi sussurrò con un filo di voce. “E’ stato uno dei tuoi stupri migliori, rifacciamo?”
"Ma allora mi ami? E quanto mi ami?"
“Solo se la finisci e scopiamo di nuovo."
"Mmmmm…non mi tentare…che ne dici di un bagno prima?”
“Non so dire di no ai bagni. E se per questo neanche agli stupri.” Poi gli prese il volto tra le mani e gli disse serio. “Lo sai che te l’ho fatto fare perché mi piace, vero?”
Asher lo fissò in silenzio poi gli piantò un bacio a stampo sulla bocca e si mise a sghignazzare. “Finchè me lo fai fare non me ne frega una benemerita minchia!”
Un peso che neanche sapeva di portare scivolò tutto a un tratto dalle spalle di Jean-Claude. “E’ precisamente quello che volevo sentire…”
I due si abbracciarono e corsero in bagno. Era ora di scopare!!! Hai visto mai che Morgana71, ricciolineri, Flora, Giusi o chiunque cazzo avesse potere di vita e di morte sulle loro ridicole vite cambiava idea?
Au revoir
Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.
Colonna sonora: Always by Bon Jovi
Asher fissava a bocca aperta la donna. Jean-Claude invece stava squittendo in preda a una vera e propria crisi isterica. “E’ Giusi de Nicolo! OMG! E’ Giusi de Nicolo! Cazzo Asher ce l’hai una penna?”
L’altro, ancora a bocca aperta, si voltò verso il compagno impegnato a buttare all’aria il cassettone. “Cosa?”
“Tieni cara, mi fai un autografo?” Sussurrò Jean-Claude porgendole un penna d’oca scovata in mezzo ai pedalini e spolverando la voce sexy delle grandi occasioni, come se ce ne fosse stato bisogno.
Giusi, mollati sai e katane in una pozza di bava, stava già proponendogli di firmargli la vestaglia e l’orlo dei peli pubici quando una voce gelida interruppe i loro gridolini di gioia.
“Insomma, si può sapere chi cazzo è questa?”
“Non essere rude.” Borbottò Jean-Claude dando una gomitata al compagno. “E’ quella che ha scritto la storia del Ludo!”
“Ludo? E questo chi cazzo è? Ti sei scopato anche lui?”
Jean Claude lo guardò severamente, e Giusy come se fosse un fungo velenoso. “No, e vorrei ricordarti che abbiamo letto assieme il Vampirella Settecinquanta di cui è stato la star indiscussa”.
“Ahhhssssì, Ludovico? Quel drogato idiota che prima ha fallito la costruzione di un centro sociale, che ormai i permessi li danno anche ai giocatori di ruolo, e poi non è riuscito a salvare i suoi amici?”
“Um.” Biascicò Giusi facendo finta di nulla ma chiaramente offesissima. “Ora non insultarlo.”
“No, no!” Le assicurò Asher scrollando il capo più volte e mettendosi tra lei e le katane. “Non ci penso neanche, almeno lui non ha tirato fuori la scusa della mamma malata ma in realtà morta da trecento anni!”
“Ecco, vedi com’è?” Sbuffò Jean-Claude. “Non perde occasione per rinfacciarmelo… è un tal permaloso!!! Pensa che mi sgrida regolarmente anche per avergli perso un fermacapelli nel 1597.”
Asher gli diede uno spintone mandandolo a finire sul letto poi si voltò verso la donna. “Io voglio solo sapere cosa ci fai qui e che vuoi da noi.”
Lei cominciò a girargli intorno, come uno squalo intorno alla preda. “Le minacce sono inutili. Ti racconterò tutto, se ci tieni, ma forse dopo non ne sarai molto contento. Ad ogni modo, ricorda che la scelta è tua. Ah, se solo fosse possibile superare così le cose, superare ciò che è successo e tutto il dolore che ne è seguito, guarendosi prima di ritornare a casa.”
“Frena, frena, io non ho firmato nulla!!!”
“Secondo me è perché sei un gasteropode. Mi stai guardando, in attesa, e non vuoi che percepisca la tua ansia. È una questione di potere, giusto? Ultimamente ho imparato qualcosina sull’argomento, nonostante io di solito sia una beta, già che ci siamo ti metterò a parte anche di questo. D’altra parte piove sempre sul bagnato…”
Asher si grattò la testa, confuso, voltandosi verso il compagno che li guardava in silenzio, seduto sul letto. “Ma che dice?”
“Boh!”
“Stai tranquillo, non offenderò la tua intelligenza sventolandoti la mia oggettività perché entrambi sappiamo che è una stronzata immane. Non proverò a mettermi sotto la luce migliore, questo sì, questo posso promettertelo. D’altronde, non me n'è mai fregato delle luci, se non quelle di Natale. Ma toglietemi una curiosità, chi di voi due fa il re e chi la torre nell’antico giuoco del lungo arrocco?”
“Ehi! Ferma! Oggettività? Luce migliore? Natale? E non credi di essere indiscreta a chiederci le posizioni intime al primo incontro? Si può sapere che cazzo stai dicendo? Non si capisce un tubo e stai chiaramente male!!!”
La donna alzò gli occhi al cielo, si scarruffò il cespuglio biondo di capelli e sbuffò. “Matò che tufi! Ma che volete? I sottotitoli? Se siete tutti così farete distruggere la vostra dannata razza! Vi sto dicendo che questo finale è deprimente e fa cagare, e si vede che è di voi debosciati invece che di Morgana71, e se volete che la vostra storia termini in modo decente e soprattutto “artistico” sono disponibile a buttare giù una sceneggiatura di massima.”
Asher la fissò con sospetto mentre Jean-Claude spalancò fiducioso gli occhioni e cinguettò. “Ci fai scopare?”
L’alba premeva sul mondo, il nuovo giorno ansioso di vedere la luce. Il giardino del Teatro della Villette era avvolto in una bruma vaporosa che contribuiva a rendere l’atmosfera onirica e irreale nonché fiabesca.
Era così bello il lago, pensava Jean-Claude sdraiato sotto il salice piangente, odorando mollemente un fiore reciso. Le ninfee splendevano come gioielli nel grigio nulla della nebbia e le canne accarezzavano la notte come le dita delicate di un amante. L’attesa vibrava nell’aere, lenta, pastosa e irrimediabile. Chissà quanti secondi avrebbe avuto a disposizione per vedere quella meraviglia acquatica brillare alla luce del sole, quel sole che non vedeva da più di quattrocento anni, quel sole che tra pochi minuti lo avrebbe baciato coi suoi raggi ardenti, quel sole caldo e amante delle lucertole che avrebbe posto fine alla sua tortura. O che magari l’avrebbe fatto brillare, chissà…
Ma lui non voleva brillare, anche se sarebbe stato molto fico, lui voleva morire! Voleva morire perché senza il suo Asher non c’era più vita, non c’era più speranza, non c’era più nulla. Perchè continuare quella eterna pantomima d’età imprecisata che era la sua esistenza? Non c’era scopo perché il suo unico scopo era stato Asher. E Asher se n’era andato.
Riposo, riposo per lui e il suo demone, cenere alla cenere, polvere alla polvere, pampuli pimpuli parimpampù, si disse il vampiro tracannando una lunga sorsata di Negramaro saporoso e vivo, tanto se doveva crepare poteva pure crepare sbronzo, che a ben guardare poteva anche esser meglio. Sarebbe tornato alla terra, alle sue radici forse, nel luogo che Asher aveva più amato, e sarebbe stata, per sempre… pace.
“Devo arrivare in tempo, devo arrivare in tempo!” Si scervellava Asher in sella al suo stallone bianco, i pensieri un urlo doloroso nel suo cranio, mentre il vento gli sferzava implacabile il viso, annidandosi fra le cicatrici. Ma non era il vento, e nemmeno le cicatrici, a stringergli la gola in un groppo, a rigargli di lacrime il viso, tanto che tutto era immerso in un’ombra sanguigna e solo i suoi sensi soprannaturali lo tenevano in sella, affidato per tre quarti all’istinto del cavallo per trovare la via. No, acciderba, non doveva pensare al sesso in un momento tanto topico! Quello stupido, quel dannato masochista cretino! Come osava fargli questo? Come osava credere che davvero l’avrebbe lasciato? Erano secoli che gliene faceva di tutti i colori, doveva cascarci proprio adesso? E adesso quest’ultima idiozia, il suicidio. Non poteva lasciarglielo fare, non poteva! Piuttosto l’avrebbe ammazzato con le sue stesse mani e poi lui sì che si sarebbe suicidato, come avrebbero dovuto fare Giulietta e il suo Romeo. Cosa sarebbe stata la sua vita senza Jean-Claude? Poteva esistere il giorno senza la notte? L’oro senza l’argento? Il sole senza la luna? Il sado senza il maso? Il cavallo scalpitava allo stesso ritmo del suo cuore. Un cuore che non aveva nessun motivo per battere e tanto meno l’avrebbe avuto se non fosse arrivato in tempo. Oh, ora ne capiva l’angoscia, e se Dio e il demonio l’avessero ascoltato giurava di non rinfacciarglielo mai più. Che orrida ironia, essere vampiri e mancare di tempo.
Ma poi tornammo a bomba. E fu lì e lo abbracciò e lo scosse imprecando e lo cullò tra le sue braccia coprendolo di parole d’amore e catturò le sue labbra e le bevve come se fossero state l’ultima goccia d’acqua nel deserto del suo cuore.
Asher si staccò e piantò le gelide orbite nei liquidi occhi blu dell’altro. “Cazzo, mio amato bene, ma cosa ti sei scolato? Mi sto sbronzando solo a baciarti!!!”
Jean-Claude fece palpitare le lunghe ciglia di pizzo nero, gli accarezzò teneramente la guancia scabra e dischiuse appena le labbra piene.
E ruttò.
L’urlo di Giusi lacerò l’atmosfera come carta velina. “Ehi! Ma questa robaccia non è mia!!! Mi avete rovinato tutto!!! Matò, assassini siete!!!”
Jean-Claude inarcò un sopracciglio. “La sceneggiatura è la tua ma è Ricciolineri che scrive. Prenditela con lei.”
“No, prenditela con me!” Un ventaglio in fibra di carbonio dipinta a mano sibilò nell’aria a un millimetro dalla testa di Giusi, piantandosi nel tronco del salice con un tonfo sordo. Tutti si voltarono nella direzione da cui era comparso e il grido fu unanime dalle Alpi alle Ande: “BELLE!”
La vampira, inguainata in un’incongrua tuta gialla e nera in triacetato, li fissava malevola in assetto da guerra, le lunghe chiome corvine che ondeggiavano al vento. “Questo è solo un avvertimento bambina! Se vuoi far finire le nostre gloriose gesta in questo modo indegno te la farò vedere io!”
Giusi schioccò le labbra in segno di disprezzo. “Ma che cosa ne vuoi sapere di arte tu!”
Belle si avvicinò alla donna, brandendo inviperita uno spaventatissimo Aldo. “Ma che cazzo significa che Jean-Claude si vuole suicidare? Lui con me è contentissimo! Anche perché comunque era chiaro che non avessero ancora finito. E Asher sul cavallo bianco? Ma in che secolo vivi? Ripigliati, incongrua! Non potevi farlo volare come Dio comanda, che lui è tanto bravo a volare come dicono sempre? E poi chi gliel’avrebbe detto che Jean-Claude voleva morire?”
“Gliel’ha detto Dori, illetterata!”
“Chi?” Sghignazzò Belle. “Buono quello… in quella tazza vuota il tempo di residenza di un pensiero non tocca i cinque secondi, voglio proprio vedere. E come gliel’avrebbe detto? Asher non se n’era già andato secondo la tua versione illogica? A cavallo anche lui? O ha preso l’auto? Oh, aspetta, non sa guidare, e i cellulari ancora non li hanno inventati, ce li hanno solo gli alieni come i forni a microonde”.
Giusi le strappò di mano Aldo e ci si pettinò i capelli, lasciandovi incastrati pezzi di becco e unghie. “Senti brutta troia non me ne frega nulla di quel che pensi, Jean-Claude non ce lo lascio a farsi torturare e prostituire da te!”
“Ma non è così male, ci si diverte anche!” Si sentì in dovere di precisare Jean-Claude.
“ZITTO TU!” Fu l’unanime risposta. “Se vuoi farla finire così dovrai passare sul mio cadavere!!!” Ruggì Belle.
“Non chiedo di meglio!” Rispose l’altra prima di gettarlesi addosso come una furia. Le due si rotolarono a terra in un tripudio di pappagalli spennati, ciocche di capelli strappate e armi del terzo tipo sotto lo sguardo basito dei due vampiri.
“Frigida rimbecillita!!!”
“Crudele baldracca!!!”
“Grazie, imbrattacarte sfigata!!!”
“Muori, assassina malnata!!!”
“Ma ti prego, non sai di che parli”.
“Io conosco l’animo umano, tu sei solo sesso”.
“Seeee l’ho già sentita questa”.
“Tutti ti odiano perché sei malvagia”.
“Forse nelle tue fan fiction per minorenni”.
“Le mie ff stanno nei preferiti a tutti”.
“Solo per le parti sadiche e i cazzi grossi”.
“E tu il cazzo verde non ce l’hai!”
“Glielo tingerò a Jc e non potrai farci un cazzo”.
“Banzaaaaaiiiii!!!”
Diverse urla dopo Asher diede un’occhiata all’orologio. “Che si fa? Andiamo?”
“Di già?” Protestò Jean-Claude. “Ma è fica la lotta nel fango con due belle topolone, secondo te chi vince?”
“Sai che ti dico? Ma chi se ne importa! Perché non approfittiamo del trambusto e facciamo finire questa fanfiction a modo nostro?”
“Gli occhi di Jean-Claude si illuminarono. “A modo nostro?”
“Oui.” Sussurrò Asher. “A modo nostro.” E il suo sguardo non era neanche un po’ gelido.
A quel punto il sole avrebbe dovuto sorgere già da mezz’ora ma come in ogni film/romanzo/boiata che si rispetti il tempo era fermo al crepuscolo. Belle e Giusi si stavano ancora menando e Aldo era riuscito a scappare: dopo una trasvolata oceanica in solitaria si sarebbe ricongiunto con Jack Sparrow, ma questa è un’altra storia. Jean-Claude ed Asher si tenevano per mano guardandosi negli occhi, commossi e ricolmi di nuovo amore, le farfalle svolazzavano, gli uccellini cinguettavano colonne sonore dei film di Frank Capra e ogni animale che non soddisfacesse il protocollo di carineria e puffolosità Disney era stato opportunamente eliminato dalla scena.
“E ora che facciamo?” Sussurrò Jean-Claude posando il capo nell’incavo tra il collo e la spalla di Asher e realizzando un incastro talmente perfetto da far schiattare di gelosia il signor Ravensburger.
“Io direi di iniziare da capo.”
“E da dove?”
Le dita di Asher si persero, delicate, nei morbidi ricci dell’amante. “Lo sai qual’è il pezzo che mi è piaciuto di più del capitolo 40?”
Jean-Claude alzò il capo, incontrando il gelido azzurro fattosi ridente come una cascata a primavera e le sue labbra si schiusero in un sorriso fremente di anticipazione. “Ho una mezza idea…”
E all’unisono, veloci come il vento, urlarono: “REWIND!!!!”
E fummo nuovamente nella stanza che li aveva visti prigionieri per tanto tempo. Un ringhio improvviso echeggiò tra le pareti. Saldandosi con una mano alla nuca dell’amante, Asher lo azzannò alla giugulare con la ferocia di uno psicopatico di quelli “ma sembrava tanto una persona normale, non l’avrei mai detto”. E bevve. Svuotò le sue vene, nutrendosi di lui, del sangue che ancora ravvivava il suo corpo, il sangue blu di Dorino. I peli di Jean-Claude regredirono, il fisico passò dal modello Golia al più minuto Davide, il potere si rintanò talmente in profondità nel suo essere da poterlo scovare solo col gps. Non contento Asher lo violentò pure, che un bello stupro orgasmico ci sta sempre bene e non si nega a nessuno.
Quando tutto fu finito Asher si accese una canna, soffiando anelli di fumo che si posarono morbidi sul corpo raggomitolato e insanguinato dell’altro. “Pausa cannetta?”
Jean-Claude rimase in silenzio, a malapena si percepiva il debole battito del suo cuore.
“Non ti è piaciuto Jean?” Mormorò Asher strizzandogli un occhio e porgendogli il fumo.
Jean-Claude tossì leggermente aggiungendo lievi spruzzi di sangue al Basquiat cremisi che lo adornava.
"Jean-Claude?"
L'altro continuò a tossire incrementando l'intensità da raschio in gola a sputo un polmone per terra.
Asher impallidì. "No! Ti ho fatto male! Cioè...lo sapevo di averti fatto male, ma non credevo di averti fatto così male, pensavo di averti fatto male come sempre, male che ti piace perchè si sa che i tuoi ricettori del piacere sono sbronzi e non capiscono una mazza e che ti garba un po' di dolore, ma OMG ti ho fatto davvero TROPPO male! Però, sticazzi, ti ho stuprato davanti a tutta la corte senza conseguenze, ti ho preso a sprangate con una mazza chiodata e c'hai goduto, com'è che adesso...ma no, non importa, l'unica cosa che conta è che TI HO FATTO MALE! Non me lo perdonerò mai, adesso per espiare non ti rivolgerò la parola per altri 200 anni di seguito. Mi sento così in colpa, ma come ho fatt-
Coff! Coff! "Cazzo Asher e dammi un bicchiere d'acqua che mi è andato per traverso un grumo di sangue!!" Coff
"Ma allora non ti ho fatto male?" Pigolò il biondo porgendo l'acqua.
"Sì, ma va tutto bene."
"Non, non va bene niente ti ho fatto male e tu mi odi."
"No, non ti odio."
"Sì, mi odi. E sono un essere detestabile, inqualificabile e immeritevole del tuo imperituro amore ancorchè sexy."
" Incommensurabilmente sexy....e io-"
"Nooooooo, non ti meritoooooo"
Jean-Claude re cuperò quanto bastava delle proprie forze per alzarsi di scatto e alzare un pugno al cielo. "E basta Morgana71!!!! Ma che ti abbiamo fatto di male per meritare uno sfracicamento di palle così? Quali Dei delle fanfiction abbiamo mai offeso?"Il vampiro si rimise a sedere costringendo l'amico a guardarlo negli occhi. "Non c'è fanfiction emo e politically correct che tenga. Io ti amo mon chardonnoret e mi è piaciuto essere stuprato e picchiato e offeso e-"
Ok, non infierire, ho capito il concetto." sospirò Asher ."
Jean-Claude si terse il sangue dalle labbra, afferrò il cannone che languiva nel posacenere e prese un bel tiro. Sospirò soddisfatto e poi sussurrò con un filo di voce. “E’ stato uno dei tuoi stupri migliori, rifacciamo?”
"Ma allora mi ami? E quanto mi ami?"
“Solo se la finisci e scopiamo di nuovo."
"Mmmmm…non mi tentare…che ne dici di un bagno prima?”
“Non so dire di no ai bagni. E se per questo neanche agli stupri.” Poi gli prese il volto tra le mani e gli disse serio. “Lo sai che te l’ho fatto fare perché mi piace, vero?”
Asher lo fissò in silenzio poi gli piantò un bacio a stampo sulla bocca e si mise a sghignazzare. “Finchè me lo fai fare non me ne frega una benemerita minchia!”
Un peso che neanche sapeva di portare scivolò tutto a un tratto dalle spalle di Jean-Claude. “E’ precisamente quello che volevo sentire…”
I due si abbracciarono e corsero in bagno. Era ora di scopare!!! Hai visto mai che Morgana71, ricciolineri, Flora, Giusi o chiunque cazzo avesse potere di vita e di morte sulle loro ridicole vite cambiava idea?
Au revoir
Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.
venerdì 27 aprile 2012
Capitolo 40 - E' finita!! Ehm... forse... speriamo...
Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude ed Asher sono due vampiri emo a corrente alternata immersi in un contesto pornosoft-romantico-delirante. Chette lo dico a fare? Dopo aver litigato senza sosta per tutta la fanfiction decidono di ripercorrere il loro copione assurdo in un unico capitolo e quindi litigano, scopano, si insultano, litigano e scopano in modo assolutamente random. Finisce male però, anche grazie a un occhio di troppo e in questo capitolo continua peggio. Dai, non piangete, magari muoiono!
Colonna sonora: Many of horrors by Biffy Cliro
Jean-Claude fissò l’amico negli occhi duri e freddi come il granito della cucina più amata dagli italiani, aprì e chiuse la bocca un paio di volte e poi si asciugò meglio le orecchie con la vestaglia. Doveva esserci ancora un po’ d’acqua che col cerume fa il tappo ca va sans dire. “Che cazzo dici, Brain?”
“Ho detto che me ne vado.”
“Cosa?”
“Me. Ne. Vado”.
“Vai a fare un giro fuori?”
“No, me ne vado per sempre”.
“Eh????”
“Non è così difficile da cogliere”.
“In che senso?”
“Nel senso che me ne vado. Comprendi?”
“No. Scusa puoi ripetere?” Il vampiro si passò una mano sulla fronte, scuotendo la testa. “Davvero non ho capito.”
Asher sbuffò e cominciò a scandire le parole, facendo gesti più o meno sensati con le braccia, indicando prima se stesso poi la porta: “Iooo andaaare viiia”.
“Ma come?”
“Io adesso me ne vado, voglio restare solo!!!”
“Ahahah!” L’altro scoppiò in una risatina: Gesù come era spiritoso il suo Ashy. Ma poi che cazzo c’era da ridere? “Con la malinconia e volare nel suo cielo? Ok, sì, ritorno in bagno se vuoi! Vuoi rileggere la Principessa sul pisello?”
“IO ME NE VADO.”
Jean-Claude sbarrò gli occhi e si tappò le bocca come se avesse paura di vomitare sul tappeto nuovo poi vide il tubo delle pringles di Asher su letto e lo usò per respirarci dentro. Merda, a quanto pareva funzionava solo coi sacchetti. Anzi, l’odore della panna acida gli stava peggiorando la nausea. Alla fine riuscì ad esalare un debole “Vado, vado?”
“Vado, vado.” Confermò l’altro. “Faccio le valige, vado via, sparisco, mi eclisso, mi avvio, mi incammino, mi accomiato, mi faccio strada, cammino via, fluisco altrove, bighellono fuori, mi immetto in altro loco, mi do alla macchia, circolo, transito, parto, mi muovo, mi dirigo, confluisco, mi sposto, mi reco, mi evolvo, scompaio, diparto, mi dileguo, mi dissolvo, sparisco, svanisco, mi butto, m’involo e ti aggiro. E se non dovessimo rivederci: buon pomeriggio, buona sera e buona notte.”
“Ma…dove…Belle…”
“Belle sa tutto e mi ha dato altro che la sua benedizione, non stava più nella pelle, si è messa a ballare un valzer con Aldo. Forse quello l’ha fatto per via dell’extasy, ma insomma… Mi ha detto che a St.Louis, una ridente cittadina americana MOOOOLTO meglio di quella di Twiight, c’è una simpaticissima bimba ventrue un po’ vacca che sarebbe ultrafelice di avermi tra le sue fila, non ho capito in che ruolo ma non importa, mi scriverà persino una lettera di raccomandazione.”
“Ma perché?” Balbettò Jean-Claude.
“Ci ho provato, Jean.” Bisbigliò. “Tu sai che ci ho provato; ma non ce la faccio, non ci riesco.”
“A rischio di ripetermi, ma che cazzo dici, Brain?”
“Perché non ce la faccio più, non ne posso più di ardeur, di consiglieri, di intrighi, di orge, di vedere te che fai pompini…di vedere pompini che si fanno te, occhi putrefatti, cani assatanati, basta! Ho chiuso. Rien ne va plus.”
“E da quando te ne fregherebbe qualcosa? Non eri tu il meno checca?”
“Da quando mi smerigliano le palle con la carta vetrata. Io oooodio le pressioni. E ieri sera mi hai fatto incazzare”.
“E secondo te io mi diverto come una Pasqua?” Le parole gli uscirono a stento. Lo guardò sconvolto e cercò di alzare il tono.
“A quanto pare sì, sono io che me ne voglio andare, o sbaglio? No, non sbaglio, capitolo Ventisette: “Asher chiede a Jean Claude di scappare insieme per andarsene da questa follia e Jean Claude gli risponde di no per futili motivi”.”
Jean Claude aveva gli occhi annebbiati, quasi non vedeva a un centimetro dalla sua faccia, ma si avvicinò e gli afferrò l’orlo del mantello. “Ma pensavo che avessi capito…”
“Io? Capire? Mbah”. Gli rispose impassibile.
“Avevo paura che mi odiassi”. Il suono di quelle frasi gli era incomprensibile. Jean Claude tentò di replicare, ma le parole gli morivano sulle labbra e la sua mente roteava imbrigliata in centinaia di pensieri e frasi sconnesse. Deglutì più volte mentre il suo cuore continuava ad accelerare come un canarino in una lavatrice.
“Tanto ti odio lo stesso tutte le volte in cui non ubbidisci strettamente ai miei diktat. E poi qua tu fai la bella vita con tutti i tuoi umani porcacci, la tua robba, e Belle che ti fa pat pat sul cranio. Così levo il disturbo e tanti saluti alla bella compagnia”.
“Non ti sento lalalalalalala”.
“Senti, le cose stanno così: a quanto sono riuscito a cogliere da uno studio approfondito di questo copione delirante, è ora che io impazzisca definitivamente per una non meglio precisata goccia. Non ho capito bene perché, se devo essere proooprio sincero, ieri sera infatti mi sono divertito un sacco, ma evidentemente qua se non cambia qualcosa non finisce più la fan fiction, e quindi ho deciso di introdurre questo colpo di scena fighissimo”.
“E così te ne vai e basta”.
“Sì, anche Belle è contenta, dice che l’abbiamo asciugata”.
Jean Claude sollevò gli occhi colmi di lacrime. “ E io non conto niente? Chi sono, il figlio del prete?” Lo incalzò sconvolto. “Tutte le nostre menate, e i soprannomi da far vergognare un bimbominkia tredicenne, e le fan fiction che abbiamo vissuto insieme in anni e anni? Non contano?”
“No, non me ne frega un cazzo. Carpe diem, come diceva sempre mio nonno”.
“E così te ne vai e mi lasci solo. E moi? Che fa moi?”
“Hai il tuo teatro e Dori e Belle… non hai bisogno del povero Asher. Sì abbiamo avuto una bella storia, robba seria, stile Romeo e Giulietta, ma la verità è che non mi bastano i tuoi scarti.”
Jean Claude crollò seduto sul letto, incapace di reggersi in piedi. Poi saltò su di nuovo perchè si era seduto su qualcosa di bagnaticcio e innominabile. “Non è abbastanza...” Sollevò gli occhi su di lui per la seconda volta in dieci righe e lo implorò in silenzio. “Dimmelo di nuovo Asher.” Sospirò come in un Harmony terminale e si tamponò gli occhi con un fazzolettino di seta. “Perché siamo rimasti chiusi in una stanza per quattro mesi?”
“Quattro mesi? Minchia! Abbiamo centinaia d’anni e in quattro mesi già ci cancellano lo show? Ma l’audience era alle stelle!”
Il vampiro serrò le mascelle e strinse i pugni. “Rispondi e non cambiare discorso. Ecco.”
“Qual era la domanda?”
“Grrrrr…”
“Oh, ti stai incazzando?”
“Asher…” Jean-Claude a questo punto cominciò ad incazzarsi sul serio. “Indipendentemente da quanti erano questi mesi di prigionia, cosa sono stati, uno scherzo? Ero su candid camera? E’ stato un esperimento antropologico?”
“Antropoche?”
Il vampiro fece un passo avanti, piantando un dito accusatore dritto al petto dell’altro. “E allora dimmi, perché siamo rimasti chiusi in una stanza per X mesi?”
Asher si strinse nelle spalle. “Avevamo perso la chiave?”
“Riprova, sarai più fortunato.”
“Belle voleva produrre il primo reality show della storia.”
“Te lo dico io perché!” Urlò Jean-Claude. “Perché non posso vivere senza di te, ma ti amo troppo per trasformarti nel mio schiavo. Dio se sono cretino!!! Potevo averti in tutti i modi, in tutte le posizioni, potevo girarti intorno al dito mignolo e farci pure il fiocco e invece no! Diamo tempo al povero Ashy che ha paura dell’ardeur! Certo, diamogli il tempo di pensare all’ennesima idiozia e di andarsene via a farmi ridere dietro dalle puzzosissime Yvette di turno!!!”
“Uh, calma sbarba. Ma sei serio? Uahahahah… dove l’hai sentita ‘sta caterva di minchiate?”
“Secondo te?”
“Da Maria de Filippi?”
“No, da Morgana71, idiota”.
“Ma dai, non è possibile… da quando avrei paura dell’ardeur? Ma se io ci sto così dentro ai nostri vamp-poteri. In più tu non mi schiavizzeresti neanche tra un milione di anni, sei troppo una passiva, se lo fai vengono a cadere gli estremi del nostro rapporto. E tu sei un po’ scemo, ma per il sesso hai sempre avuto… naso…”
“Tieni un po’ il copione se non ti fidi”.
“Dai, fammi controllare, ah sì… Cavolo, hai ragione tu, c’è proprio scritto perché non puoi vivere senza di me, ma mi ami troppo per trasformarmi in un tuo schiavo.”
“Te l’avevo detto”.
“In effetti non mi piacerebbe diventare il tuo zerbino, e se non stessi per andarmene ti picchierei per averci solo pensato. Ma evidentemente il tuo ardeur mi diminuisce le dimensioni del pene”.
L’espressione di Jean-Claude si indurì, gli occhi blu si alzarono al cielo disturbando madonne, santi e tutto il pantheon fino a quel momento conosciuto. “Di nuovo con l’ardy! Ma che cazzo, basta lo dico io! Tutta la fanfiction a rivangare le stesse menate ogni dieci pagine. E che dù marroni! Ho l’ardeur, ebbene sì, lo confesso, Vostro Onore, e guarda caso ce l’avevo anche quando ci siamo conosciuti. Quella cosa a tre con Julian e la capra zoppa e sifilitica ti fa suonare un campanellino? Non è che allora fosse una cosina raffinata, ti ricordi?”
Asher non riuscì a guardarlo neanche negli occhi. “Mi ricordo, sì, mi ricordo.”
“E i consiglieri e gli intrighi e le orge, non è che stiano nella top ten delle mie preferenze, ma tu conosci il mio motto, no?”
“Oui.” Confermò Asher sempre fissando i piedi dell’amico. “Di necessità virtù.” I piedi, i piedi, guarda i piedi, si diceva il vampiro, i piedi non sono pericolosi. Erano così sexy però…e quell’alluce…ah le cose che potevi fare con quell’alluce…
“Uè sbarbaaa, parlo con te!”Jean-Claude gli schioccò le dita davanti alla faccia. “Mi devi crocifiggere perché cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno?
“Solo che non stiamo parlando del bicchiere…” Stavolta lo sguardo arrivò al ginocchio, e che ginocchio!
“Non stiamo parlando del bicchiere.” Ripetè Jean-Claude. “Oh Ashy adesso mi fai pure l’infantile? Siamo vampiri di Belle morte!!! Sei stufo di vedermi fare pompini? E che dovrei fare, il punto croce?”
“Fai quello che ti pare, soltanto fallo senza di me.” Asher scacciò il dito dell’altro come se fosse una mosca e cercò di recuperare un po’ di spazio vitale. Poi fece una proposta indecente. “Senti, io mi sono un po’ stufato, questo copione è una merda, siamo d’accordo su tutto e non c’è ragione di tirarla tanto per le lunghe, facciamo una lista delle cose che ci rinfacciamo e la finiamo qui?”
Jean-Claude alzò un sopracciglio. “Una cosa brutale?”
“Sì, di quelle che piacciono a te.”
“Ok, inizia tu.”
Asher contò fino a dieci, prese un bel respiro e si fece il segno della croce, tanto non era credente. “Allora…sei una puttana, sei diventato uguale a Belle, sei una puttana, usi l’ardeur come lei, sei una puttana, ti fai scopare da chiunque, sei una puttana, vuoi mettermi in un angolo e tirarmi fuori la domenica, sei una puttana, ti fai usare dai consiglieri come un fantoccio, sei una puttana, e ci godi, sei una puttana, mi hai fatto scopare dall’occhio putrescente di Mortino drogandomi di nascosto, sei una puttana, ti sei messo con Dorino e lo ami più di me, sei una puttana, non posso stare in disparte a guardarti senz’arte nè parte con quegli occhi di brace, sei una puttana, sei un gran ballonaro e ti stuferai di me, magari tra duemila anni, ma ti stuferai perché io sono un mostro e tu sei una puttana, fai troppi pompini, lo dai a Balto e sei una gran puttana. E mi hai ucciso la serva umana.”
“E sono una puttana?”
“Precisamente.” Affermò Asher soddisfatto di sé.
Jean-Claude gli schioccò un’occhiata enigmatica ed emise un lungo sbadiglio senza neanche mettersi la mano davanti alla bocca. Poi si fece un paio di spugnature con l’acqua fredda, si scrocchiò le dita e corse sul posto che un po’ di riscaldamento non guasta mai, fece un paio di gorgheggi esplorativi ed iniziò.
“Mio caro, non dovevi metterti a gareggiare con me dato che tu mi hai dato della puttana per tutta la ff mentre io ho risparmiato insulti per un momento topico come questo. Cominciamo con un classico, del tipo tu sei un brutto mostro bau bau, vai in giro ad ammazzare gli amici, e non importa se Hans non se lo ricordava nessuno, ma pensi che sia meglio che fare pompini e te la tiri anche, dai la nevra a tutti con i tuoi isterismi e non sai goderti quel poco di buono che questa cazzo di vita ci offre, sprechi i tuoi doni facendoti seghe che lo sanno anche i sassi che è peccato mortale e secondo me hai gli occhi così chiari perché stai diventando cieco. Non hai neanche le palle di prenderti un paio di scherzi in santa pace, ma mi fai sempre prendere in giro e non per il culo dai tuoi amichetti della società dei Bastardi. E adesso arriviamo ai colpi davvero bassi: TU hai ucciso la tua serva umana perché ti sei fatto beccare dalla santa pula, minchione che non sei altro, e non sei stato capace di salvarla! Facile chiamare il Pronto soccorso e incazzarsi perché non arriva in dieci secondi netti pit-stop compreso. Io non ho salvato lei ma ho salvato te e l’unico motivo per cui l’ho fatto è che sono un dannato idiota masochista!!!! Tu senza di me non sei niente! Sono io che tiro avanti la baracca! Sono io che pago i conti a fine mese! Sono io che-“
Asher si allentò un attimo la cravatta dello jabot. “Cristo te le tenevi proprio, eh?”
“Non ho ancora finito!” Sbraitò l’altro in la maggiore. “Sono io che mi faccio stuprare perché sono cent’anni che non lo smolli a nessuno!”
“Vuoi dire che ti sei fatto stuprare per pietà?”
Jean-Claude si avvicinò fino a pochi millimetri dal suo viso, gli strappò un capello, lo usò come filo interdentale e gli afferrò i lembi della camicia. “Vuoi che sia il tuo Master, vuoi che ti mastichi ti digerisca e che mi faccia un bel rutto? Vuoi vedere cosa si prova ad essere consumati?”
“Ehm…posso pensarci un attimo?” balbettò Asher.
“Troppo tardi! Sarai mio, in un modo o nell’altro. Muahahahahahahahahahah” Catturò le sue labbra così brutalmente da costringerlo ad aprirle, e si impadronì di lui, di tutto ciò che la sua lingua, le sue mani, le labbra, le zanne, un paio di tentacoli tirati fuori per l’occasione e, in breve, tutto il suo corpo riuscivano a toccare. Finché Asher sentì la mente liquefarsi e fondersi come un cioccolatino milka che invoglia, mentre il cuore, alato come un canarino, si muoveva nel suo organismo raggiungendo luoghi impensabili come la testa. Jean-Claude era lievitato come Hulk, senza il verde però che non era il suo colore preferito perché stonava con gli occhi blublublupaulnewman, e gli strappò la camicia e i pantaloni come carta velina; la sua vestaglia era opportunamente sparita non si sapeva quando, e ora si strusciava su di lui seducente, arrogante, mentre i peli metallici facevano scintille e i loro corpi pulsavano l’uno sull’altro, con un tunz tunz pulsante che neanche Gigidag, in preda a un’eccitazione crescente. Ah, e i brividi, non ci scordiamo dei brividi, che sono importanti e non possono mancare.
Una voce echeggiò nell’aere dagli altoparlanti: “Cambiooo!”
E un ringhio improvviso echeggiò tra le pareti. Saldandosi con una mano alla sua nuca, Asher, ormai preso bene, rispose soddisfatto “Okkey”, prima di azzannarlo alla giugulare con la ferocia di uno psicopatico di quelli “ma sembrava tanto una persona normale, non l’avrei mai detto”. E bevve. Svuotò le sue vene, nutrendosi di lui, del sangue che ancora ravvivava il suo corpo, il sangue blu di Dorino. I peli di Jean-Claude regredirono, il fisico passò dal modello Golia al più minuto Davide, il potere si rintanò talmente in profondità nel suo essere da poterlo scovare solo col gps. Non contento Asher lo violentò pure, che un bello stupro orgasmico ci sta sempre bene e non si nega a nessuno.
Quando tutto fu finito Asher si accese una canna, soffiando anelli di fumo che si posarono morbidi sul corpo raggomitolato e insanguinato dell’altro. “Pausa cannetta?”
Jean-Claude rimase in silenzio, a malapena si percepiva il debole battito del suo cuore.
“Ti è piaciuto Jean?” Gli strizzò l’occhio l’altro.
Il vampiro si alzò a fatica, sputò a terra un grumo di sangue e guardò l’ex-amante come se fosse un lurido lichene cresciuto sul più infimo parassita annidato nei peli della mosca che svolazzava su una merda di cane rognoso con la dissenteria. “No. Non è uno stupro all’altezza della tua fama. E non credere di essere il più forte! Te l’ho fatto fare per vedere se eri cambiato, ma tu non cambierai mai. Comunque adesso mi fai davvero schifo e te ne puoi andare a quel paese dalla bimba ventrue.”
Lo sguardo di Asher si raggelò. “E quindi è finita?”
“Sì, è finita.”
Asher si strofinò l’orecchio destro, poi il sinistro. “Che hai detto?”
“Ho detto che è finita!”
“Non capisco nulla!” Continuò Asher guardandosi in giro come se cercasse qualcosa.”C’è un rumore di fondo…”
“Questo pianto straziante?” Chiese Jean-Claude. “Credevo che fosse la colonna sonora di Morgana71!”
“No, sembra proprio un pianto, gli manca l’effettazzo unghie sulla lavagna.”
Una figura fosca e terribile apparve come per magia: un’erinni dai biondi capelli meduseschi e un po’ cotonati-anni-sessanta armata di sai, nunchaku, pikachu, katane e tagli di carne surgelati. L’espressione del suo viso pallido era agghiacciante, tipo Chucky-la-bambola-che-uccide-mi-fa-una-pippa, e i suoi occhi rivaleggiavano con quelli di Asher per colore e temperatura (evidentemente anche suo marito non era all’altezza). “Matò, se provate solo a farla finire così dopo 39 capitoli che aspetto il lieto fine vi prendo tutti a cotolettate!!!”
Au revoir
Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.
domenica 22 aprile 2012
Capitolo 39 - Non so, ma tu non ti senti osservato?
Riassunto delle puntate precedenti: Natale è finito, con l'orgiastica epifania che tutte le feste si porta via. I nostri vampiri si sono presumibilmente divertiti e adesso smaltiscono la sbornia sul lettone col loro cane preferito. Vi sembra un quadretto troppo idilliaco? Tranquilli... anche qualcun'altro è sospettoso e ha deciso di buttarci un occhio. Letteralmente...
Colonna sonora: Paranoid by Black Sabbath
Quando Dorian si svegliò, si ritrovò nell‟esatta posizione in cui si era addormentato, e subito maledì lo yoga, perchè addormentarsi con la testa vicino ai genitali gli aveva procurato un torcicollo da incubo.
Sentì i due vampiri discutere, e il fatto che Asher fosse già sveglio significava che il sole era già calato e che lui era crollato in un sonno troppo profondo, troppo a lungo. Sì, la droga e l’esaurimento psico-fisico-sessuale tendono a dare quel tipo di problema, provare per credere!
“Bella serataaaa? Come cazzo fai a dire che è stata una bella serata?” La voce di Asher era calma per i suoi standard, ma gli stava peggiorando ugualmente il mal di testa, dato che la notte precedente era stata DAVVERO selvaggia. E il piagnucolio di Jean Claude gli faceva venire la pelle d’oca. Sentiva anche mani vampiriche infilarsi per ogni dove, e non era sicuro di gradire del tutto, almeno non prima di essersi fatto un bidet.
“Per aver scopato con altri o per non aver scopato con te? Pensavo ti fosse piaciuto!”
Alla faccia della leggera irritazione…
“E chissà se a Dorino è piaciuto!”
“Mi auguro di sì, cazzo, se no poteva anche stare a cà sua”.
“Stupidi repressi”.
“Scommettiamo che adesso gli facciamo schifo di nuovo?”
“Bè, me ne frego, tanto è colpa tua”.
“Mi secca un po’ però che ti stai preoccupando più del pulcioso che di me”.
“Ehi, anche lui è importante”.
“Se lo dici tu…”
“Ma ti era simpatico!”
“Ho mentito”.
“Che infame di merda”.
“Eh, è così… blu…”
“E etero, poverino, prima di incontrarci…”
“Seeee, e se mia nonna aveva le ruote era una carriola”.
“Ciò non toglie che gli hai fatto del male”.
“Anche tu”.
“Tu di più”.
“Uhm… me ne frega qualcosa? Aspetta, no! Non me ne sbatte una beata fava”.
“E poi lo stronzo sarei io?”
“Quello è di default”.
“Stiamo veramente litigando su Dorino-il-lupo-etero-con-piume-nel-culo-che-ha-scopato-tutta-la-notte-felice?”
“Già, perchè stiamo litigando?”
“E’ l’atmosfera di questa stanza… no… di questa fan fiction! Ahhhhhh! Soccombiamoooo!”
“Dio, la paranoia post sbornia no, ti supplico”.
“Ahhhhhhhhhhhhhh….”
“No dai, guarda che ho capito tutto, non hai visto su Gente l’intervista del gieffino che ha spiegato come gli autori li obblighino a litigare dentro la casa per fare audience?”
“Uhm… ma a noi non toccava scopare?”
“Se avessi potuto ve l’avrei risparmiato”.
“Risparmiato in che senso?”
“Se non l’hai capito non te lo devo certo venire a spiegare”.
“Fatto sta che le cose buone te le vuoi tenere sempre solo per te”.
“Definisci buono”.
“Secondo me sei solo un egoista”.
“IO?????????”
“Evidentemente…”
“Evidentemente sei un cretino”.
“Specchio riflesso specchio riflesso”.
“Andremo avanti ancora per molto?”
“Non so, spe che chekko il copione”.
“A parte che anche senza battute prescritte non è che la tua conversazione sia sto granchè…”
“Tu invece senza le battute da leggere non hai proprio una conversazione, come la mettiamo?”
“Potremmo sempre scopare”.
“Ma non ti basta mai?”
“No, ma tu potresti lasciarmi un calco del tuo pene”.
“Dio, sei disgustoso”.
“IOOOOOO???????”
“No, parlavo con il criceto crocefisso che hai al posto del cervello”.
“Ma non dici sempre che non è quello che mi serve?”
“Forse è il caso che te ne convinca anche tu”.
“Che noia che barba che noia che barba”.
“E fammi cosare sto copione”.
“E cosati il coso, cosa vuoi da me?”
In quel momento Dorino cacciò un pigolio da criceto morente per schiacciamento tra un’incudine e un martello, che strappò d’improvviso i due vampiri dalla loro serietà angustiata. “Ziiiittti… voglio morire… uccidetemi…”
“Ecco, te l’avevo detto!”
“Non mi dire te l’avevo detto a me, neh!”
“Pietà, pace, vi amo entrambi, ieri sera è stato bellissimo, facciamolo tutti i sabati sera senza spioni bavosi, ora però mi si stacca il cervello, voglio una pozione antisbronza o del metadone”.
“Good morning, sunshine, che alituccio”.
“La mia vita è assurda e orribile, e questo è l’ultimo dei miei problemi, Jean Claude”.
“Stai forse dando la colpa a me?”
“Nono, amore, sono solo schizofrenico e un po’ ingrifato nonostante le spelature da iperutilizzo”.
SPLASHHHHH!!!!
Asher nel frattempo era andato a farsi una doccia e a mettersi l’idratante, e seccato dal tornare per trovarsi gli altri due a farsi le coccoline, decise che una secchiata d’acqua gelida avrebbe fatto proprio al caso: “Direi che sia il caso di fare colazione. Apri le cosce o ti stacco una gamba, spuntino!”
“Perdonalo, Dory, anche lui ha dormito poco” sussurrò silenziosamente Jean Claude, attento a non farsi sgamare dal microfono.
A quel punto però il lupo decise che forse era il caso di ficcarsi una ciabatta in bocca e non titillare il vampiro appena sveglio, anche perchè in fondo un morsino alla Ashy come si poteva dirgli di no?
Il ritmico ciucciare placò tutti, e i tre moschettieri si riabbioccarono per evitare di doversi parlare ancora con il mal di testa.
Nella quiete della stanza scura si levò solo, quatto quatto, un occhio decomposto attaccato a un lembo di carne marcia. Strisciò un po’ attorno al trenino, periscopiò alcuni punti ben scelti, e poi si riacquattò in un angolo a spiare.
*****************
Non appena Jean Claude si alzò e aprì le tende, Dorino si accorse con stupore che il cielo si era appena oscurato, e, con occhi sgranati che rendevano la sua espressione ancora più intellettuale del solito, come se un selvaggio blu mentecatto caduto dal seggiolone la sera prima già non avesse dei problemi mentali sufficienti, iniziò a fare domande imbranate sulla teoria magica dei flussi applicati ai legami metafisici con canalini di scolo in relazione alla linea di sangue lussurioso della fontana del consiglio del Boh, moltiplicato per gli invitati al party di Natale di dodici anni prima, diviso i master cattivi che non fanno regali per le festività.
Jean Claude cercò di spiegargli come Belle fosse stata costretta a pagare la tredicesima una tantum per via di certi problemucci di scarico fiscale della beneficienza, ma davanti all’incomprensione ebete del lupo, Asher tirò fuori dei fogli per fargli un disegnino con freccine.
Questo ovviamente si trasformò in una scusa per realizzare piccoli origami colorati a tema erotico, che aprirono la strada a un acceso dibattito su quanto fosse opportuno un bagno prima di ricominciare ad accoppiarsi e/o aprire i regali di Natale, che condusse inevitabilmente a scopare prima e chiedere poi.
Sembrava andare per una volta tutto bene quand’ecco, il patatrac! Non sapremo mai di chi fu la spinta dello scivolare dell’incauta natica di Jean Claude che, per uno scherzo della gravità, cadde malamente sul povero occhio decomposto e spione, spiaccicandolo, ed estraendo un acuto strillo dalla voce incorporea del Mortino-stalker, seguito da una sequela di imprecazioni e minacce talmente volgari e malvage da traumatizzare le deboli menti.
Ora, nessuno nega che doversi togliere dal culo un grumo di carne decomposta che urla a squarciagola descrivendo come ti torturerà di lì a breve aprendoti un nuovo buco nell’ombelico per stuprarti meglio e come si sia scopato tuo marito la sera prima non sia proprio uno degli obiettivi che la nostra mamma aveva per noi quando ci allattava da neonati. D’altro canto ci piace anche lasciare sempre un non so che di inconsulto nelle reazioni randomizzate dal computer dei nostri vampiri.
Fu così che questa divenne la goccia traboccante della tazza di Jean Claude: il vampiro ebbe una crisi isterica, vomitò in un vaso, decise di suicidarsi e si barricò in bagno urlando e parlando da solo di Ragnarok e Fine Ti Mondo.
Nessuno se lo cagò minimamente: Asher aprì l’armadio, rassegnato a vestirsi, e Dorino continuò a massaggiarsi la testa.
Quando nessuno dei due si unì al suo bagno, il vampiro si seccò in fretta di non essere preso sul serio nelle sue espressioni di turbamento, e si dedicò a un deprimente monologo sulla caducità dell’esistenza relazionale rivolto al canarino che gli abitava nel petto, nel torace e anche nella gola.
Jean Claude era però abituato a essere l’ultima ruota del carro, e l’acqua calda e il seghino tattico lo rilassarono in breve, ma quando tornò in camera da letto non riuscì a trattenere la delusione di trovarla vuota: non solo Dorino se n’era scappato lasciando un porcile di peli, capelli, fluidi corporei, mutande sporche e lenzuola aggrovigliate, ma persino Asher non era in vista da nessuna parte. Quando anche una visita nel confessionale rese evidente che non era un nascondino erotico, l’abbandonato ricominciò ad agitarsi, battendo contro le pareti per cercare porte segrete e facendosi elenchi mentali delle possibili sfighe che rapiscano un vampiro da una stanza chiusa a chiave, compresi il mefitico summon volante del boss e la raccapricciante finestra aperta sul nulla.
Dopo un tempo variabile tra i dieci minuti e i dieci mesi, la porta si aprì, e Asher comparve innanzi a lui, vestito di bianco, con un Panama e un sigaro in bocca.
Jean Claude, in un impeto di virilità, lo prese per la coda e tentò di strusciargli il naso nella pipì, sgridandolo con un “Cattivo, vampiro cattivo! Non si lascia il proprio ammmoreammmorecorvò da solo neanche per un minuto”.
Asher però era stato da Belle a farsi delle grasse pere di steroidi e coca, per cui se lo scrollò di dosso con un ceffone che lo fece roteare tre volte su se stesso. Poi, tronfio e pettoruto, lo freddò: “Questo posto fa schifo. Me ne vado!”
E il suo dito medio scattò a chiudere il capitolo.
Au revoir
Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.
venerdì 2 marzo 2012
Capitolo 38 - Abbbellaa, sciakuate 'a sella che se cavalca...
Riassunto delle puntate precedenti: Teniamo i soliti due vamp@sexy.emo.retard.com, e li abbiamo lasciati alla festa di Natale con la vamp-famigghia. Festa talmente eccitante da meritarsi ben due capitoli! Questa fanfiction, finalmente arrivata agli sgoccioli, è stata uno spossante, massacrante e faticoso processo di crescita dei personaggi necessario per farli arrivare a questo punto. Adesso c’è la svolta, il punto di non ritorno, l’acme: finalmente scopano, si divertono e non si autoflagellano finchè non gli passa la sbronza. Si dia il via al trenino pliiiiiiissss! Brigitte Bardot, Bardot!
Colonna sonora: Born to be wild by Steppenwolf
Non si salvò nessuno.
E ci mancherebbe altro, con le settimane di preparativi e la lista degli ospiti così curata. L‟ombra possente dell‟Ardeur si spiegò ad avvolgere ogni creatura, umana e non, nella morsa dei suoi tentacoli. Praticamente una piovra gigante mannara ermafrodita sadomaso.
Le risa divennero gemiti, ansimi assordanti confusi tra guaiti e ringhi ferini di licantropi e vampiri. Asher vide i volti accanto a lui deformarsi orribilmente, svuotarsi da ogni briciola di intelletto per divenire pura lussuria, e persino chi fino a quel momento aveva mantenuto un minimo di decoro fu ridotto a un semplice ammasso di istinti bestiali. Ebbe appena il tempo di inorridire nel sentire una risata diabolica rimbombare nella sua mente, e l‟istante dopo, i suoi sensi si inondavano di una brama selvaggia che non poteva più controllare. Il rumore di stoffa lacerata e/o ringhi2 e/o sospiri si mescolò al calore di mani, labbra e lingue in ogni parte del suo corpo.
Ora, questo è realmente l’originale. Vogliamo parlarne?
1-Trovo sia ingiusto sia di cattivo gusto fare tanta discriminazione razziale verso licantropi e vampiri: guaiti e ringhi ferini mi pare abbiano una connotazione molto negativa. Perchè questo? Direi che urge un video porno di Morgana71 con almeno due o tre persone, per poter confrontare la sua espressione vocale con i grugniti animali che ritiene tanto volgari e indegni. Seguito da un video porno di un’orgia che Morgana71 ritenga bon ton e da imitare.
2-Chi ci dimostra che i volti avessero tracce d’intelletto prima? Non per criticare, ma l’espressione da scoiattolo pazzo infoiato con la tisi abituale di JeanJean è tanto più furba? E perchè la deformazione lussuriosa è orrenda? Sì, le facce da orgasmo spesso sono buffe, ma addirittura orrende pare esagerato.
3-Oddddiooo la perdita del decorooooo!!! Ma nessuno pensa ai bambiniii????
4-Oddddiooo la risata diabolicaaaaa!!! Ma dove cazzo siamo, in uno spin-off di Spongebob? Non è un po’ troppo fuori personaggio? Cioè, ora Belle non può nemmeno essere felice che la sua festa sia riuscita bene? Anche qui, mi sembra molto offensivo senza ragione.
5-Certo che la stoffa si strappa, scopare da vestiti mi sembra scomodo.
6-Oddio per carità non mi mettete la lingua in strane parti del corpo! Seee… da non credere… Ma che è, Quarant’anni vergine? O facciamo l’amore con le bacchette da sushi?
Conclusione: Morgana71, sei un troll, la prossima volta cosa condannerai con la tua morale repressa, lo stupro di neonati? Dovresti avere più tolleranza per le gioie della carne e più rispetto per chi si impegna a organizzare qualcosa per l’intrattenimento di tutti.
Ma torniamo ad Asher che finalmente dopo cento anni partecipa di nuovo a una sana festicciuola senza scopare solo suo marito come al solito.
Le sue mani artigliarono carne morbida e bollente, le sue zanne sfondarono una gola, il suo corpo scivolò su un altro senza volto ma con gli occhi abbottonati come nel famoso horror Coraline, lo catturò e lo penetrò con una bramosia primitiva, possedendolo finché non lo vide stramazzare sul pavimento esanime, con un orecchio strappato da un morso.
Una volta svuotate le palle si ritrovo a pensare “Occazzo, un umano!” (gli sembrava infatti che Porcaccia, tipica imprecazione del vampiro moderno, fosse un po’ infantile), si assicurò giudiziosamente che fosse vivo, chiamò gli elfi domestici-infermieri-spazzini e lo fece riordinare negli scarti.
Poi con calma si dedicò a controllare il numeretto della tizia seguente in fila, trovandosi subito in un altro piccolo dramma: Mortino, da bravo fetentone, aveva un biglietto chiaramente falsificato e pretendeva di rubare il posto ad una simpatica comitiva proveniente da Spotorno che pensava all’inizio di essere stata invitata al Sabato del villaggio, ma si era adattata al cambiamento senza batter ciglio.
Ma il nostro uomo non si perse d’animo: carta, penna e un paio di cannucce bastarono per improvvisare un piccolo plastico della posizione ginnica che poteva unire le sedici persone, e prima di poter dire “Vieni” erano già tutti sistemati e pronti a farsi dirigere dal maestro e a lasciarsi trascinare in una dolce cattedrale di carnalità. Per rispondere agli ignoranti umanisti che mi tormentano con annose domande tipo “Ma la matematica serve?” Le applicazioni pornografiche di geometria, statistica e permutazioni sono pressoché infinite…
Ecco però il bieco Mortino che, insoddisfatto del suo posizionamento, scivola via dal suo incastro e, quatto quatto, si appropinqua a un buco libero di Asher ridacchiando maniacalmente e giocolando con un paio di redini nere. Eccolo che si fa sotto… prende al lazo il suo uomo… ora fa quella sua magia macabra con cui i cazzi di molti cadaveri vengono uniti a formarne uno più grosso… mooooooolto più grosso… siamo ai trentacinque centimetri… ed è in area… dribbla le ultime natiche ed è GOOOOOOLLLL! Gol, gentili telespettatori, un gol brutale e vigoroso, as hard and fast as he could, so big and tight and wet! Peccato per quel sudore scivoloso che provoca una rovinosa caduta a domino addosso alla povera crista in fondo alla fila, che muore spappolata sotto il peso delle venti persone sopra di lei, con un orrido rumore bagnaticcio. Ma guardali che si riprendono, e arrivano al traguardo insieme abbracciati! E concludiamo con un bel bacio romantico a occhi chiusi…
Sniff snifff…
“Ma che cristo è sta puzza infernale di cadavere della nonna morta tre anni fa? Chi cazzo non si è lavato i denti?”
“Macccciaaaaao amore, quanti secoli erano che non ci facevamo una bella cavalcata? Troppi se non riconosci il mio pene al volo!”
“Ora che mi si sta decomponendo nel culo in effetti mi pare di notare una certa familiarità. Che schifo, Mortì!”
“Ma che vai a pensare? Che io sia sempre così poco curato? No, è solo che mi volevo vendicare per Andros”.
“Mbah… Non ti abbattere, non è stato così orrendo, in fondo era bello grosso, e si sa che chi dice che le dimensioni non contano è perché ce l’ha troppo piccolo”.
“Vabbè, allora ci si vede. Ah, hai visto Jean-Claude cosa sta combinando? Secondo me se continua così lo ammazzano. Muahahahahah sono malvagioooo”.
Al che ovviamente Asher si alzò in un millesimo di secondo con gli occhi iniettati di sangue per scandagliare la sala come un cane da tartufo in cerca del suo maritino idiota, che pensava di aver lasciato al sicuro con Belle a pompare ardeur in tutta la casa. Non solo era angosciato perché Jean-Claude era un ubriaco socievole-suicida e quindi avrebbe potuto benissimo stare con Dorino a pugnalarsi con dei crocifissi, ma era anche un po’ incazzato di dover lasciare la sua nicchia comoda per fare da balia al rompicoglioni che l’aveva asfissiato per anni sull’odio per le orge.
Va bè, per farla breve alla fine lo trovò in un banalissimo trenino-pompino con i soliti noti, che ci viene però descritto dall’autrice nei minimi dettagli e in modo molto sexy se non consideriamo che la testa di uno è piegata in un angolo innaturale che gli umani non potrebbero imitare senza rompersi l’osso del collo: il nostro biondo, rassicurato, stava quasi per tornare alla sua lista di gente da farsi quando Jean-Claude attirò la sua attenzione farfugliando attorno al ciuccio: “Scelo gnio marituo. Ue’ ‘ua abbelluo che sce ‘osto!”
Il Viaggiatore si sbracciò subito per confermare l’invito, mentre Baltasar continuò a fare quello che stava facendo prima finché Jean-Claude non gli morsicò l’uccello per distrazione, al che gli diede due sberle e lo arrotolò nella posizione della bistecca nel termosifone.
Asher, piuttosto eccitato, aveva tutte le intenzioni di andare a farsi valere e aveva già adocchiato un paio di possibilità operative, ma mentre si piegava a raccogliere una frusta abbandonata a terra si trovò trafitto da (no, non un cazzo) un’esplosione errrotica di droga.
Belle infatti era talmente ripiena di fuochi d’artificio da far invidia al tacchino ripieno di tre gemelli che avevano servito a cena, e non le stava più dentro neanche uno spillo; in più aveva fatto un casino con l’impianto di messa a terra, per cui stava dispensando a tutto il suo albero genealogico non solo pace e amore, ma anche potere ed elettricità, con gran compiacimento psicofisico generale.
Con l’infusione di redbull metafisica, Asher si ritrovò improvvisamente in grado di intendere e volere: riguardò quindi i suoi piani al volo, pensando di fare una visitina veloce a ringraziare Belle succhiandole le dita dei piedi, per poi raggiungere Jean-Claude e fargli vedere chi lo scopava meglio mentre quel passivo irrecuperabile del Viaggiatore avrebbe potuto sistemargli il casino combinato da Mortino e Baltasar avrebbe continuato a fare ciò che stava già facendo senza accorgersi di nulla.
Si stava quindi dirigendo da Jean-Claude che urlava “Sììì Sìììì vieni da papà”, ma fu per la decima volta interrotto. Questa volta da… indovinate… rullo di tamburi… datemi una D, datemi una O, datemi una R, datemi una I, datemi una N, datemi una O!
Dorino aveva l’aspetto di un criceto caduto in un tritacarne, era pieno di lividi e tagli, aveva le chiappe fumanti, e le sue penne di Aldo erano tutte storte e piegate; in più aveva il trucco tutto sbavato e i lucciconi agli occhi: insomma, una scena veramente patetica.
Il lupo gli si appolipò addosso, gettandogli le braccia al collo e singhiozzando sulla sua spalla con voce rotta: “Ashyyy… aiuto… ho incontrato della gente che faceva… Quelle Cose sigh sob… E poi c’era una signorina vestita da Cappuccetto Rosso che mi aveva promesso di accompagnarmi a casa dalla nonna, invece c’era il cacciatore che mi ha detto che ero un licantropo cattivo e mi voleva fare la festa. Dimmi che non sono cattivo, ti prego. Dimmi che sono etero! Soooobb… se mi fai fare l’attivo ti faccio un pompino, promesso”. Si rimise poi alternativamente a piangere e a palpare.
Asher levò gli occhi al cielo, chiedendosi per un momento quando la sua vita era diventata così demenziale, poi diede un’occhiata a Jean-Claude, che comprese la situazione al volo e gli urlò sbavando “Tranqui, stallò! Ollellèè ollallààà faccelo vedè faccelo toccà!”
Al che si rassegnò: ficcò la testa di Dorino in un abbeveratoio pieno di vodka per svegliarlo e gli schiantò un canino nella giugulare per tirarsi su, prima di procedere.
E dopo lunghe ore tutti andarono a dormire felici, sazi e ben contenti di essere andati alla festa invece di restare a casa a tagliarsi.
Au revoir
Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.
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