sabato 24 luglio 2010

Capitolo 15 - Pensavi di aver vinto? Torna alla casella n° 1


Riassunto delle puntate precedenti: Dopo la dura pioggia del tardi martedì e aver tirato un paio di cazzotti metafisici che echecazzo quando ci vuole ci vuole il povero Jean-Claude è stato infine ricompensato dalla divinità pagana a cui ha fatto il fioretto di porgere sempre l'altra guancia. Ha avuto la sua scena di sesso bagnato. Asher è quindi rinsavito? I due piccioncini filano d'amore e d'accordo? La fanfiction è finita? Ovviamente no e uno scomodo copione piantato nel culo fa capire ai due che hanno ancora molto da soffrire...

Colonna sonora: Sympathy for the devil cover by Guns 'n' Roses
“Ma la vacca maiala logia della maremma buhaiola del belino otto volte bastardo per ogni fijo d’androcchia della buzzicona di su mà in calore dello zio trenino che s’impicchi con la rotaia e del dio t’assista senza apostrofo…” Belle Morte percorreva a larghi passi la sua stanza con un avanti e indietro convulso. Seduti, anzi, sprofondati sul divano, dopo circa un’ora da che le avevano raccontato gli eventi della notte passata, Asher e Jean Claude aspettavano pazienti la fine delle fini e delihate madonne della loro padrona. Le avevano fatto un resoconto più o meno dettagliato del loro incontro con i leopardi di Padma e il cocco-di-Yvette. Brrrr, che cosa raccapricciante. Ma comunque, avevano tralasciato naturalmente la parte che li vedeva a fare cosacce porche, come se A) non fosse stato palese per l’aria da idiota stellato di Jean-Claude e il pessimo umore di Asher B) quella che li conosce da 400 anni come i calzini non si accorgesse di un cazzo. Dopo interminabili minuti trascorsi in piedi ad attendere una sua sfuriata, una sfilza di ordini, o qualunque cosa che comunque speravano si risolvesse il più rapidamente possibile, si erano stravaccati contemporaneamente sul divano, uno in braccio all‟altro rassegnati e già esasperati. E dopo 10 minuti ancora Asher non aveva picchiato Jean-Claude per farlo scendere dalle sue ginocchia: un record del secolo, insomma. Non possiamo giurarlo, ma forse gli aveva anche toccato il culo mentre il suo amico emetteva uggiolii felici, completamente di fuori per la notte romantica che si erano concessi, con la ciliegina sulla torta del fatto che ormai era praticamente fatta, almeno aveva la consapevolezza che il suo Ashy anche se un po’ spostato di cervello si lasciava ancora fare i pompini da lui: in fondo se era solo scena poteva sopportarla, quanto avrebbe potuto mai durare una fan fiction del cazzo?
“Puttane di merda, potessero crepà!” La voce stridente di Belle lo ridestò dal suo divagare. Era di fuori come un balcone: finchè non le avevano detto un tubo dei piccoli inconvenienti li aveva accolti contenta e con delle pacche sulle testoline, anche perchè Darcy aveva mandato una mail con i documenti della proprietà nuova e aveva messo sullo status di facebook un sacco di bava e di Pliiiiiiiisssss amore ritorna chiaramente imparati da Jean-Claude, cosa che le aveva un po’ sedato la nevra di doverli attendere per un’ora e mezza invece che per una. Poi aveva ovviamente sniffato tutta la storia facendosi una pista, dai vestiti “rovinati”, al fatto che stavano per mano, e non si poteva dire se fosse più incazzata per il fatto che si fossero fermati a scopare in una tana pulciosa dove sicuramente avevano preso le zecche o per la tragica storia di cappa e spada e nosferatu assassini stupratori decomposti che gli aveva tirato fuori a sberle.
Padma e Morte d‟Amour. Certo, se lo aspettava, era il motivo per cui aveva attaccato Asher, che almeno sapeva menare e aveva uno status, al culo del suo tenero pulcino incapace. Erano mesi che i due consiglieri non facevano che pressare con ogni genere di richiesta e velate minacce perché lei gli facesse fare un giro col suo giocattolino d’oro, e oltre ai problemi al cazzo pesava anche lo sgarbo all’onore, perchè che diavolo fai l’Inner circle a fare nella vita se non puoi neanche importi su una povera cagnetta? Comunque la più lurida restava sempre Yvette. "Puttana puttanaputtanaaa!"
"Ehi, parla con te ciccino"
“Ohhh, amore, ti stai divertendo e mi hai fatto anche una battutina... figata" mormorò l'altro cercando di fare la sua seconda espressione meno idiota.
Entrambi si diedero alle risatine chioccianti da furby, finchè la loro capa non li prese a ciabattate in testa e li fece smettere.
In risposta a un ringhio atroce i due vampiri si degnarono di alzarsi e di fingere di ascoltare.
"Vabbè, chiaramente adesso devo andare a ripulire un po' di pus con il fuoco, e questa volta cazzo faccio da sola che tanto chi fa da sè fa per tre e il lanciafiamme delle grandi occasioni è un po' che non lo spolvero, e non ci porto certo due bambocci come voi a giocare con le robe da grandi." Spostò lo sguardo dall‟uno all‟altro quasi distrattamente; ma i suoi occhi penetrarono le loro menti in maniera così rapida e diretta, che entrambi rabbrividirono. Si avvicinò ad Asher e, inaspettatamente, gli sfiorò i capelli con due dita per poi ritrarle subito dopo, in un gesto che sembrava una carezza. “Sapevo che le minacce serie sarebbero servite... vedi che quando non mi fai l'isterico mentecatto sei anche capace di fare cose?"
Lui sbuffò, facendo un po' l'offeso, ma in realtà contento delle leccate, sperando di poter tornare a scoparsela.
"Mi spiace solo per il tuo amichetto Andreas, Andrio, Andros, come si chiamava".
Quella frase lo distolse dalla fossa di emitudine in cui stava per affondare, e il ricordo di quella notte riaffiorò improvvisamente vivo e fin troppo reale. “Mah, fotte sega, cioè... la gente con cui fare certe serate abbonda a casa tua.” Dichiarò con voce incerta. “E poi cmq è un nosferatu, adesso non è che perchè sono diventato brutto mi piaccia quella feccia eh?"
"Ma Ashy, lo sai benissimo che vi piacevano Quelle Cose a tutti e due" il modo in cui lei pronunciò il suo nome lo raggelò.
A Jean-Claude venne il labbruzzo tremulo, poi si fece tutto un viaggio in cui Asher era terrorizzato e Belle lo stava torturando e lui correva a salvarlo come un paladino in armatura rosa. Per la cronaca niente di tutto ciò era reale, Asher si stava stringendo nelle spalle irridendo insieme a Belle il morto e tutto il suo clan di decomposti, con ammiccamenti goliardici all’amore per la perversione che condividevano. Comunque sia Jean-Claude si lanciò coraggiosamente in una santificazione del suo amato che gli aveva salvato la vita e il culo, letteralmente, comprendendo per primo con grande audacia e prontezza che una fila di mannari con mitra spianati in stile esecuzione significa imboscata, pur ammettendo tutto felice battendosi sul petto di aver ucciso il vampiro catiiiivo tutto da solo. Poi si ricordò un dettaglio, era un po’ lento a capire le cose nuove: “Se davvero era tuo amico, mi dispiace.”
Asher gli sorrise “Tranqui, piacere mio, e poi comunque mi hai fatto un pompino”.
“Va bene, va bene, abbiamo capito!” Sbuffò Belle Morte gesticolando annoiata. “Me la sbrigo io, come al solito, intanto che voi fate gli scemi”. I due vampiri rimasero in piedi in attesa, contenti di ricevere un complimento una volta tanto.
Lei invece si fermò a riflettere, e infine si rivolse a loro con aria quasi solenne. “Mi sembra chiaro che tu, Jean Claude, non muoverai il culo da Parigi fino a mio ordine.” Il vampiro fece un mezzo inchino in segno di obbedienza, tremando però al pensiero di non dover più scopare per chissà quanto tempo.
Ma la voce di Belle lacerò quel timore in mille pezzi, annunciando che avrebbe svolto le sue mansioni al sicuro nella sua camera a palazzo. “O se preferisci, potrai scegliere una delle mie suite, se ritieni di aver bisogno di spazi più ampi per eseguire i tuoi... compiti al meglio!”
Asher ostentò la sua espressione più impassibile e indifferente, ma nella sua mente già martellava un‟accorata supplica affinché la Master non lo rispedisse nelle lande siberiane.
“Lo stesso vale per te, Asher.” Il vampiro si rilassò. “Resterai in città. La vendetta di quegli infami potrebbe rivoltarsi anche contro di te e non posso permetterlo.”
“Belle...” Provò a replicare con tono da duro “...non è necessario, tanto se muoio chissene.”
“Sei un illuso, Asher.” Sibilò la Master. “E un incosciente. Lo so che me lo vuoi mettere nel culo ma sputtanarmi così non è il caso” Si arrestò un istante, titubante a fissare entrambi, non si poteva mai sapere quanto fossero stupidi. “Voglio sperare che non l’abbiate detto a nessuno…”
“No, segreto, croce di ferro croce di legno”.
“Meraviglioso! Ora, dato che abbiamo sprecato un capitolo intero a girare attorno alla frase “I vampiri tornano, raccontano la vicenda e la Master gli dà nuovi ordini”, mi sembra sia decisamente ora di scopare”. E la donna saltò in braccio a Jean Claude che, caldo, docile e un po’ sanguinario le piazzò una mano sul culo, guardando però l’altro con la coda dell’occhio, a metà tra Er figo der bitonto e un cucciolo perso nella pioggia.
Poi lei si voltò leggermente verso Asher, fulminandolo implacabile. “Non tollererò altre obiezioni.” Ringhiò. “Obbedirai e basta.”
Il vampiro si piegò in un lungo e profondo inchino, sforzandosi di celare, senza troppo successo, il senso di oppressione che già gli comprimeva il petto. Inspirò profondamente e ricacciò giù le lacrime già accalcate nei suoi occhi: non le avrebbe dato il piacere di vedere il suo dolore, e poi lui era bravissimo a tenere il muso anche in piena crisi emo. “Ma non ho detto un cazzo! Se vuoi scopare anche me sono a disposizione”. Ormai era un secolo che lo mandava affanculo, ma si sa che ogni lasciata è persa.
Si risollevò da quell‟inchino fin troppo prolungato, con in volto la sua espressione più fredda e impassibile. E nell‟istante esatto in cui alzò gli occhi, lo sguardo inumano di Belle lo attraversò, sadico e perverso, mentre le sue mani indugiavano su pezzi di Jean Claude nudo.
“No, vai via, tocca a me stuprarlo” ordinò oscenamente, giocherellando col suo ardeur.
Asher sentì una morsa attanagliargli la gola, e l‟aria si fece improvvisamente irrespirabile. Il suo sguardo si spostò sul volto normalmente inespressivo di Jean Claude, in balia della Master come ipnotizzato. E poi vide i suoi occhi spostarsi per un istante su di lui con un unico scintillio, lo vide tirare fuori il copione per provare a capire meglio. Fu allora che Belle glielo strappò di mano urlando “Col cazzo, non me lo faccio solo perchè me lo ordina una ghostwriter sessodipendente”. La donna diede una scorsa alle pagine. “Ah, bè, qui c’è scritto che se vuoi puoi guardare. Allora nessun problema, puoi prendere la poltrona e anche chiamare un servo per le tue necessità”.
Jean Claude spalancò gli occhi incredulo e con un gesto azzardato, le afferrò il viso e la forzò a guardarlo. “Perché Belle?” Sussurrò debolmente.
Non ebbe bisogno di aggiungere altro, non dopo tutto quello che si erano detti a proposito di Asher, e lei rispose con un sogghigno divertito, quasi a volerlo rassicurare. “Perché no? Non c’è mica niente di male. Pensaci! Lui vuole scopare con noi, noi ci nutriremmo un sacco di lui, lui sarebbe contento e godrebbe come un caimano ingrifato, se no può andarsene perchè è una checca isterica e perchè mi fa ammosciare e altre opzioni. Logico no? Oppure insomma, decidete voi, basta che vi sbrighiate. E comunque i miei pompini sono meglio, no way!” replicò lei iniziando a strappare i panni di dosso a Jean Claude e a picchiarlo un po’ per scaldarsi.
Asher sospirò, maledicendo i maniaci, e afferrò il copione, rabbuiandosi subito. “Merde! Qua non si capisce assolutamente se mi volete o no e nemmeno cosa voglio io, però c’è scritto bello grosso alla fine ASHER VAI FUORI DALLA MINCHIA, LO SAI ANCHE TU CHE è PRESTO, SCIO’!” L’uomo strinse i denti e strisciò con grazia ed eleganza fuori dalla porta.

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

venerdì 23 luglio 2010

Capitolo 14 - Finalmente si tromba!!!

Riassunto delle puntate precedenti: Finito il lavoro e continuando i loro problemi personal-esistenziali, i nostri si accingono a tornare da Belle. Purtroppo sulla strada del ritorno arriva il cattivo, Andros, un vampiro della schiatta dei vampiri puzzoni di Mortino con rinforzi mannari vari. Jean-Claude però, contro tutti i pronostici e inaspettatamente anche per lui, lo fa fuori scoprendo infine le gioie della mattanza, mentre Asher, che le aveva scoperte molto tempo prima sgomina tutti i licantropi rimediando però una pugnalata nel fianco. Riuscirà Asher a sopravvivere? E soprattutto, riuscirà il povero Jean-Claude ad avere infine la sua dannata scena di wet sex?

Colonna sonora: Poison by Alice Cooper
Probabilmente era morto e già affanculo, a giudicare dal doloroso rumore dei nani che spostavano mobili nella sua testa, nonostante fosse appoggiato su una bella pelle calda ed eccitata, forse un po’ pelosa e puzzolente di cavallo, insomma chiamiamolo col suo nome: pelo. Il clima invece era proprio ispiratorio: un bel temporale con tuoni e fulmini e una dura pioggia della madonna. Peccato che Jean-Claude l’avesse avvolto in un mantello e l’avesse sbattuto scomodamente sul suo stesso cavallo, cosa che faceva benissimo sia alla sua ferita che al suo umore come si può facilmente immaginare.
“Bastardo, chi t’ha detto che potevi guidare tu? E da quando i vampiri dormono? Mettimi giù, pervertito, lo so che mi stavi a grattare le palle sotto il mantello” si lamentò con voce rauca.
“Su, Ashy, non t’agitare che muori” rispose sommessamente l’altro dandogli un colpo in testa per farlo tornare a nanna.
Quando si risvegliò, era tutto nudo e bagnato e dolorante per la ferita e la ruvida paglia sotto il culo, ma almeno non gli grandinava più in faccia e si trovava in una stamberga che puzzava di vacche, ricordandogli vivamente Analità campagnole.
Jean-Claude tornò presto dopo aver fatto un servizietto ai cavalli per calmarli, anche lui tutto nudo e bagnato e sculettante, coi capelli fradici che rischiavano di fargli prendere il raffreddore.
Asher lo fissò sbavando, e si sarebbe venuto nelle mutande che non portava se avesse avuto abbastanza punti sangue in corpo. “M’hai rubato I vestiti, eh? Scommetto che mi dirai che sono inservibili e rovinati e altre balle” attaccò per darsi un contegno.
“Sono bagnati, li ho solo messi ad asciugare al sole. Posso massaggiarti il culo per alleviarti il fastidio del fieno. Fammi guardare dove ti sei fatto male, magari il pugnale era d’argento”.
“Che cazzo ti sembro, peloso come un lupo mannaro? Sarà stato avvelenato, pirla, e fa un male boia se non ti dispiace. Ma allora?”
“Eh, sono stato un po’ cattivello” pigolò tristemente Jean-Claude. “Ti arrabbi?”
“Cazzo hai fatto, non mi dire che l’hai lasciato andare perchè ti sparo!”
“Naaa, li ho ammazzati tutti. Cioè, tutti quelli che non hai stecchito tu, non voglio levarti la gloria. Spero che Belle sarà contenta che ho fatto l’uomo invece che l’omo per una volta. E lo vuoi sapere? E’ stata una figata pazzesca, quel bastardo infame che supplicava per avere di più e io che gli succhiavo via la vita invece di dovergli succhiare il cazzo, cioè troppo bello! Poi gli ho anche tagliato la testa col coltellino svizzero”
“Sìsì bravo, era ora che tu ti svegliassi, di solito devo fare sempre tutto io… e poi comunque sei un baro con quel tuo cazzo di ardeur” ribattè Asher scagliandogli uno sguardo gelido.
Quella frase lo raggelò. Probabilmente non sarebbe bastata quell‟avventura, né l‟avergli salvato la vita a non farsi rinfacciare all’infinito i suoi momenti come Er figo der colosseo. “Perdonami. Se vuoi puoi picchiarmi. Se vuoi te lo rifaccio”.
“Ecco, che troia, hai anche cercato di farmi uccidere. Bè, almeno guardami il… fianco, e fatti succhiare un po’ di sangue”.
“SSSSSSSììììììììììììììììì, era ora!”
La ferita era effettivamente infiammata, ma Jean-Claude la leccò come un topo, facendo versi osceni, sognando un vestito da infermiera sexy e scuotendo i capelli gocciolanti per fare scena, finchè Asher non glieli tirò per attirarsi il suo collo sulle zanne, mordendo per farsi uno spuntino di mezzanotte a base di sangue di vampiro appena corretto al mannaro e altro vampiro, provocando un po’ di orgasmi multipli che rischiararono un po’ le nubi.
“Ehi, Ashy, mollami, che mi vuoi diablerizzare? Non preferisci il pompino bagnato di cui si parla tanto?” rantolò Jean-Claude sull’orlo del collasso. “Guarda che puoi nutrirti anche dei cavalli o delle capre che stanno di là se no”.
Asher si accomodò meglio nel fieno, alzando una mano a inanellare di fiorellini il suo amico, e mugolò solo “Pompino”.
“Evabbè, però ce metto pure un par de parpatine, bel topolone de Romeo tuo” grugnì l’ardeur prima di lanciarsi a lavorare.
“Evabbè, se mi tocca… almeno leccami le cicatrici, stronzetto!” Non avrebbe avuto davvero bisogno di dirlo, ma ormai lo sappiamo che la nostra checca maschio ha bisogno di compensare.
Asher era stravolto. I suoi occhi fissavano il vuoto sopra di sé, incurante delle gocce di pioggia che il vento gli scagliava addosso, la sua mente, obnubilata dall‟eccitazione, ritrovava a tratti la lucidità, subito sbaragliata dai fremiti che lo invadevano ogniqualvolta l‟altro lo sfiorava e iniziava a mangiarselo tutto. Effettivamente era una gran bella cosa un fidanzato così… sembrava che anche la rete da pesca nera della pesante pioggia si aprisse… in una serie di luminosi arcobaleni.
Il suo potere gli scivolò sulla pelle in miriadi di scariche elettriche che dall‟inguine irrompevano inesorabili fino al cervello, risucchiandolo in un‟estasi che sembrava non aver fine, mentre sussultava ancora intrappolato tra quelle labbra che non intendevano lasciarlo, e proseguivano smaniose a prolungare quel piacere squassante.
Dopo attimi interminabili, Asher si alzò sui gomiti e i loro sguardi si incontrarono: Jean-Claude era contento come un bambino, ci mancava solo battesse le manine per dimostrare contentezza, e Asher allungò un braccio verso di lui, esortandolo ad avvicinarsi, stringendolo a sè.
“Appena decente, mio caro, si vede che hai perso la mano. Magari appena ci asciughiamo lo rifacciamo eh?” sussurrò dolcemente, deciso a rilassarsi finalmente un po’ per la felicità del suo compagno.
Non durò molto. C’era qualcosa di duro nel fieno, come se fosse uno scomodo pezzo di metallo nel culo, e i due vampiri estrassero il copione.
“Nooooo! Qua dice che non dobbiamo fare pace, e che a te non deve neanche piacere la nostra scena bagnata” scoppiò a piangere Jean-Claude.
“E perchè non dovrebbe? Avrai letto male. Sai leggere?”
“Sì, e c’è scritto anche che devi prenderti paura dell’ardeur e che non mi vorrai piùùùù per un sacco di altri capitoli” singhiozzò ancora di più.
Asher ancora non ci credeva: “Io paura? E di cosa? Certo sei un po’ tamarro quando ti crescono i pelazzi, ma sei anche sexy, e non è certo la prima volta che scopiamo drogati, pensa com’eri quando t’ho trovato tra le capre”.
Jean-Claude era ormai inconsolabile. “Lo sapevo, lo sapevo cazzo, Morgana71 si era impegnata a fare un poema epico, e invece s’è sbrodolata addosso e al capitolo 10 già era chiaro a tutti che ci amavamo ancora tanto, e ora c’è questa cosa senza senso per farci del male buaaaahhhhhh”.
Asher lesse velocemente, bestemmiò un paio di volte, poi pensò che quella svolta inaspettata gli permetteva di essere più dignitoso e di non fare quello che cede all’amore bucolico come nel suo film preferito. L’amante di Lady Chatterley, cosa avevate capito? Allora, incerto se sospirare o alimentare la sua vena sadica, optò per la seconda ipotesi e mollò una sberla al suo amante, un po’ per farlo tacere, un po’ per consolarlo.
“Lasciami in pace, stupida cagna, hai rotto, manco sai imparare il copione prima, non ti sopporto più, tanto sono un mostro e lo sarò sempre!”
“Assììì?? Allora fottiti, la prossima volta che ne vuoi da me dovrai strisciare, e sei proprio un mostro”.
Asher alzò le spalle e gli rivolse uno sguardo particolarmente gelido: sulle paturnie e i musi era un po’ più sgamato di così.
Infatti dopo meno di trenta secondi Jean-Claude già supplicava: “Oddio, ti prego, non dicevo sul serio, ora ce l’ho io paura dell’ardeur, guarda cosa mi fa fare”
L’unica risposta venne dalle capre e dalla dura pioggia che riprese a cadere.
“Ashyyyy, daaaai, perdonami, te ne faccio un altrooooo???”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 13 - Tu con gli occhi non ci sai fare...


Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude, vampiro e prostituta di mestiere, sta svolgendo l'ultimo compito assegnato dalla sua boss, che vuole giustamente un castello nuovo, secondo la nota massima "Che te devo di, a me il lavoro m'arapa". Asher, l'ex di Jean-Claude che lo odia ama odia ama ma in questo momento perlopiù odia, lo accompagna nelle vesti di guardia del corpo: come al solito fa il sostenuto ma l'Ardeur di Jean-Claude, il suo demone allegro, lo chiama. A voce alta.

Colonna sonora: Wake me up before you go-go by Wham
Poteva il sogno erotico di qualsiasi uomo trasformarsi così velocemente in un incubo? Pareva proprio di sì, pensava Jean-Claude, in ginocchio sui ceci mentre Asher lo rimproverava aspramente. In realtà, continuava a riflettere il vampiro, poteva ancora essere un sogno erotico. Bastava mettere un frustino in mano ad Asher e il gioco era fatto; anche una bacchetta non sarebbe stata male; purtroppo lui non sembrava dell’umore giusto…il problema era: lo sarebbe mai stato?
“E adesso a che cazzo stai pensando con quel sorriso ebete stampato in faccia? Ecco! Non mi presti neanche attenzione, mi hai esposto al pubblico ludibrio e mi hai costretto a partecipare ai tuoi giochini-“
“Costretto?”
Asher ebbe il buon gusto di arrossire, cosa che lo fece incazzare anche di più. “Sì, costretto! Tu e il tuo stronzissimo ardeur. Ti credi un vampiro grande e grosso e non sei neanche capace di stordire a dovere un’umana cretina che caccia gli zombi!”
“Ma lo sai che gli occhi non sono il mio forte!” pigolò l’altro sbattendo gli occhioni che magari non erano il suo forte ma comunque erano dei gran belli occhioni.
“E’ che non ti eserciti abbastanza!” Urlò Asher mollandogli uno scappellotto. “Studia di più, ritardato! Quella stronza mi ha scambiato per uno zombi! MI HA SCAMBIATO PER UNO ZOMBI!!! Io, il più fico tra i fichi scambiato per un qualsiasi mostro da horror movie di serie zeta…”
Ancora con la storia del mostro, echepalle, pensava Jean-Claude, l’avrebbe mai capito quanto erano sexy quelle cicatrici? “Ma potresti essere un cult e far parte di una rassegna al festival di cannes!”
Asher cominciò a fare l’isterico, cosa che gli riusciva particolarmente bene. “Se tu non avessi usato l’ardeur io non ti avrei toccato neanche con un dito!!!
“Sarà per questo che l’ho usato?”
“Ecco, lo sapevo! Perché in realtà tu senza l’ardeur non mi vuoi, perché sono un mostro! Buaaaaaaaaaaa!”
“Non sei un mostro, sei il mio tesorino biondo ficofico.” Jean-Claude allungò la mano in un tentativo di sfiorare i biondi capelli dell’altro.” A proposito, facciamo fichifichi?”
Asher si allontanò, evitando che l’amico lo toccasse. “Anche se per te non sono un mostro-“
“Finalmente l’hai capito!” Esclamò Jean-Claude.
“Fammi finire.”
“Sapevo che c’era il trucco…”
“Anche se per te non sono un mostro per tutti gli altri lo sono.” Asher tirò su col naso e incrociò le braccia al petto. “ Non voglio far la parte del vampiro povero. Quella era il TUO ruolo.”
“Cooooosa?”
“Cazzo! Eri un tal rozzo! Ma ti ricordi cos’eri prima che Belle ti raccattasse in quel lurido buco di vampiri villici? Non sapevi neanche farti una capra come si deve.”
“Ora mi stai insultando!” Disse Jean-Claude rialzandosi dal pavimento inviperito. Nessuno doveva permettersi di dubitare della sua abilità con le capre anche se preferiva le donne.
Il Signor Darcy, ancora sudato e scarmigliato dalle evoluzioni ginniche così bruscamente interrotte, si inserì timidamente nella conversazione. “Scusate?”
“E tu che cazzo vuoi ora?” Gli sputò contro Asher che si era completamente dimenticato della presenza dei due coniugi.
Il nobil uomo si grattò la testa, confuso. “E che…non mi ricordo…bene…cosa stavo facendo?”
“E io non ti stavo per tagliare la testa?” Aggiunse la moglie ancora con la katana sguainata.
“Sì, come no…” Borbottò Asher rivolgendosi a Jean-Claude. “Guarda e impara mongolino! Così si fa!” Il vampiro schioccò le dita e i due umani si afflosciarono immediatamente sul letto senza emettere suono. Asher gli rimboccò le coperte e rimise la spada di Elisabeth sotto il cuscino. “Domani avranno dimenticato questo spiacevole incidente e ricorderanno solo di essere stati con te.”
“E ora che siamo soli…” bisbigliò Jean-Claude in tono speranzoso.
Lo sguardo di Asher gelò immediatamente le speranze dell’amico, le fece a cubetti e le servì in un Negroni on the rocks. “Non mi guardare, non mi toccare e non fiatare. Io per te non esisto più.”
“Ma-“
“Zitto!” Sussurrò Asher con un ampio gesto alla obi wan kenobi. “Tu non mi hai mai visto.”
Jean-Claude sbattè attonito gli occhi e quando li riaprì Asher era sparito.
Il vampiro, in estasi, si portò le manine davanti al viso emettendo strani versi riconducibili vagamente a squittii. “Lui sì che ci sa fare con gli occhi…”

Asher fu di parola e Jean-Claude non lo vide più per tutto il week-end. Ricomparve solo la domenica sera per fargli da scorta, come promesso; salutò il Signor e la Signora Darcy con cortesia e accettò di buon grado il regalo che la coppia fece a tutti e due.
Erano rimasti così soddisfatti del lavoro di Jean-Claude che oltre alla tenuta promessa ci aggiunsero il 15% per il servizio: due bellissimi stalloni purosangue. Quello di Jean-Claude aveva tatuato sul sottopancia “Solo stalloni per il nostro stallone preferito. Con affetto Fitzpatrick ed Elisabeth Darcy.”
Il vampiro poteva essere soddisfatto di sé stesso e invece non lo era.
Sperava in un week end romantico e si ritrovava con un ex ancora più incarognito di prima: Asher non gli aveva rivolto un solo sguardo gelido da quando erano partiti e il povero Jean cominciava a sentirsi in astinenza. Avevano un bel dire Belle e Jack che era solo questione di tempo, che era un vampiro e poteva aspettare, che prima o poi sarebbero tornati insieme e vissuti per sempre felici e contenti. Pensavano davvero che fosse un idiota? Jean-Claude scosse la testa preferendo non rispondersi e prima di rendersi conto di cosa fosse successo tamponò lo stallone di Asher.
“Ops! Scusa, ma se freni all’improvviso per forza che ti inculo. Ti basta la constatazione amichevole?”
“Zitto.” Bisbigliò Asher, guardandosi attorno con fare circospetto.
L’altro sbuffò annoiato. “Sì, lo so, non mi parli, non devo fiatare, tu non esisti, blablabla…”
“No, zitto!” Ripetè Asher annusando l’aria. “Non senti quest’odore? C’è qualcosa che non va.”Jean-Claude inarcò scetticamente un sopracciglio. Doveva aggiungere la paranoia alla lunga lista delle psicopatologie devianti di cui era affetto il suo Asher? Anche se, in effetti, sentiva un odore a lui familiare. Poteva essere? C’era puzza di marcio nel nord della Francia?
“Arghhhhhhhhhhhhhhhh!” L’urlo belluino di Asher, lanciatosi come un fulmine nel buio della notte, lo strappò in modo brusco alle sue riflessioni.
“Mon Dieu! Non puoi avvertirmi per tempo quando hai intenzione di fare il vampiro vero?” Disse, lottando per riacquistare il controllo del cavallo imbizzarrito. “Se non fossi morto mi sarebbero partite le coronarie!” Poi si concesse il lusso di ammirare lo spettacolo di Asher che combatteva corpo a corpo con un qualche mannaro del cazzo. “Vai così mon chardonnoret!” Gli urlò tirando fuori i pon pon da cheerleader e cominciando ad agitarli. “Datemi una A, datemi una S, datemi una H, datemi una E, datemi una R! Sexy Asheeeeer!”
Intanto Asher si stava rotolando a terra col mannaro, le mascelle chiuse sul suo collo, indeciso per un attimo se succhiarlo a morte o interrompersi per menare Jean-Claude con una spranga di ferro. Decise che era stufo della solita routine e optò quindi per il dissanguamento del nemico.
“Jean-Claude” urlò un altro vampiro uscendo fuori da un cespuglio insieme ad altri due mannari. “Jean-Claude!”
Jean-Claude sbattè le palpebre come se avesse difficoltà a mettere a fuoco e poi sbadigliò. “Andros sei tu, ma non dovevamo vederci più? Che bocce! Ecco cos’era questa puzza…e io che credevo stessimo ancora costeggiando le latrine…”
L’altro aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto. “Potresti introdurmi in modo più degno? I vostri lettori che cazzo ne sanno chi è Andros?”
“Ok” convenne Jean.”Una volta tanto un’obiezione sensata. Per la cronaca Andros è un vampiro puzzolente della schiatta di Morte d’Amour che ha approfittato di me per cento anni insieme a tutti gli altri. Ciao Andros, qual buon vento ti porta? Sei venuto a vendicare l’onore di Yvette, vampiro puzzolente della schiatta di Morte d’Amour che ha approfittato di me per cento anni insieme a tutti gli altri?
Il vampiro arricciò il naso. “Yvette è già stata presentata.”
“Excusez moi, non volevo toglierti il tuo palcoscenico…”
“Sei perdonato. No, non sono qui per Yvette, mi manda-“
“Picone?” suggerì Jean-Claude.
“No, il Master delle Bestie!”
“Cioè coglione che fa comunque rima con Picone.” Aggiunse Asher riemergendo vittorioso dalla lotta e sputando a terra una boccata di sangue in segno di disprezzo.
Andros gli tributò la stessa cortesia. “Ci sei anche tu Asher? Ma non dicevi di odiarlo il tuo ex?”
“Solo quando non sono in servizio idiota!”
Il vampiro si mise a ridere, bocca spalancata e mani sui fianchi, nella classica interpretazione del megacattivo che deve morire in non più di dieci minuti. “Che mi importa se ci sei anche tu? Puoi solo uccidere i mannari novizi. Siete solo due stupidi puttanelli e vi eliminerò in un batter d’occhio Mhumhuamhuamhuamhuamhuamhuamhua!” Si fermò un attimo per controllare l’effetto raggiunto e poi continuò. “Ti avrò di nuovo Jean-Claude! Sarai di nuovo mio e stavolta per sempre! Mhuamhuamhuamhua! Mhuamhuamhuamhua! Mhuamhuamhuamhua! Mhuamhuamhuamhua! Mhuamhuamhu-
“Scusa se ti interrompo ma il capitolo deve finire entro dieci minuti che ho la mia scena di sesso bagnato.” Disse Jean-Claude scendendo da cavallo e fronteggiando il nemico. “Ti piacerebbe avermi tutto per te Andros ma non ci riuscirai. Non sono più lo Jean-Claude che conoscevi un tempo ora sono moooolto potente.”
“Posso evitarmi lo sfoggio di potere e battermi con questi mannari del cazzo standard?” chiese Asher alzando un dito.
Andros sogghignò e gli lasciò campo libero con un teatrale gesto della mano. “Sì, sì, accomodati pure. Sono proprio curioso di ammirare Jean-Claude in tutta la sua potenza…” Asher scosse la testa, si fece la coda di cavallo, si tirò su le maniche e si buttò nella mischia.
“Hai la superforza?” Chiese Andros con aria di superiorità.
Jean-Claude si avvicinò di qualche passo, i capelli ondeggianti nel vento.“No, forza vampirica standard.”
“Sei un gran volatore?”
Jean-Claude si avvicinò ancora e scrollò le spalle, gli occhi di fuoco blu. “Ehm…diciamo che saltello…”
“Allora ci sai fare con gli occhi!!” Ridacchiò l’altro.
“Arghhhhhhhhhh! Nooooooooooooo!” Urlò Asher mentre un mannaro gli affondava un coltello nel fianco prima di morire. “Direi proprio di nooooooooooooooo!”
“Ma che cazzo sai fare allora?”
Jean-Claude oramai quasi lo toccava. Come in un brutto film al rallentatore, con gli effetti speciali della Nonna Abelarda S.p.A., gli crebbero i peli sul petto come muschio sugli alberi, la camicia di seta, tesa da ipertrofici muscoli anabolizzati, si spaccò e l’aria intorno si fece calda e greve. L’ardeur sfolgorava con la potenza di mille soli più uno; Andros tremava. “Aò.Te ricordi gli sgargatubi che facevo?” Gli alitò Jean-Claude sulle labbra.
“Oddio sì!” Fece l’altro annuendo ossessivamente. Un filo di bava gli colava già sul mento; Andros lo risucchiò come uno spaghetto cinese come se avesse avuto muscoli che gli umani non avevano.”Come potrei scordarli? Ogni volta pensavo di morire!”
“Li mortacci tua…” Rispose l’altro posandogli una mano sui suoi posticini privati. “Penza che nun me so’ mai neanche ‘mpegnato!” A queste parole un’esplosione di potere si abbattè sul vampiro come una slavina. “OMIODIO! SQUEEEEEEEEEEEEEEE!” Andros cadde a terra stecchito, creando una nuvola di cenere che avrebbe funestato gli aeroporti di mezza Europa per i secoli a venire. Jean-Claude si scosse la polvere dai risvolti della giacca bestemmiando perché aveva scelto il velluto liscio e non quello a coste e si girò per controllare che cosa fosse accaduto al suo compagno. Asher stava avanzando, barcollante, verso di lui; coperto di sangue, spettinato e con gli abiti strappati. Dio com’era sexy.
“Che è successo ad Andros?”
“E’ morto. L’ardeur l’ha fatto secco. E i tuoi?”
“Anche i miei. Il problema è…” Asher ondeggiò avanti e indietro come un giunco sferzato dal vento.
“Uff! Non ricomincerai con la solfa dell’ardeur e con il gioco del silenzio, vero?”
Il vampiro si appoggiò a un albero, come se restare in piedi gli costasse troppa fatica. “In realtà potrei stare zitto per sempre, sento che le forze mi stanno abbandonando…”
“Va là che questa è una parodia, nell’originale c’era la morte in agguato ad ogni pagina ma qui…qui non è credibile!!!” Replicò Jean-Claude sostenendolo per un braccio ed accorgendosi del largo squarcio che attraversava il fianco dell’amico.
“Sicuro?” Gli rispose lui.
Jean-Claude sgranò gli occhi come sotto l’effetto di una pipa di hashish e cominciò a rodersi le unghie della mano libera. “Merda, no! Asher non morire! Non morire ti prego! Non puoi morire prima della mia scena di sesso bagnato!!!”
“Sesso bagnato?”
“Ma sei stordito o cosa? Piove a catinelle e ho i capelli un disastro. Non te n’eri accorto?”
“No.” Sussurrò lui. “Sono impegnato a morire.”
“Asheeeeeeeeeeeeeer!”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 12 - Ingessame er cazzo che me s'è rotto



Riassunto delle puntate precedenti: All'ultima festa di Belle Jean-Claude ha conosciuto il suo incarico, il Signor Darcy, e ha litigato per l'ennesima volta con Asher che però gli ha testimoniato il suo sempiterno ammmore assicurandogli uno stupro in esclusiva. Insomma, pronti per la trasferta...

Colonna sonora: Burning Love by Elvis
Il Signor Darcy stava intrattenendo Asher e Jean Claude con un’amena conversazione. Accomodato tra i due vampiri nella carrozza a quattro posti che li stava conducendo verso la sua residenza, aveva le guance arrossate e il respiro corto, l’aria eccitata e insieme divertita. Non altrettanto si poteva dire dei suoi ospiti. “…e dovete sapere che mia moglie Elisabeth è la più audace cacciatrice di zombie di tutto il Regno Unito, nominata baronetto dalla Regina in persona per i suoi indiscutibili meriti!” 
“Davvero lodevole da parte sua.” Sbuffò Asher guardando fuori dal finestrino. 
“Non vedo l’ora di conoscerla Signor Darcy.” Replicò gentilmente l’altro strizzando l’occhio ripetutamente ad Asher per vedere di riportarlo alle più elementari norme della cortesia. 
Darcy era completamente ignaro di ogni reazione che non fosse la propria. E quest’ultima era intensamente concentrata nelle sue mutande. “E lei non vede l’ora di conoscere voi. Cielo! Non posso credere alla mia fortuna. Sono seduto tra Jean-Claude e Asher, i famosi luogotenenti di Bellemorte! I sopravvissuti all’inquisizione del 47!!!” 
Il sopravvissuto biondo digrignò le zanne. “Già. Proprio una fortuna.” 
“Insomma Asher dovresti essere felice dell’apprezzamento che ti tributa Monsieur Darcy. Non ti lamenti sempre che nessuno ti vuole?” 
“In verità Signori vi dico che non avevo idea che dietro cotanto orribile aspetto, non me ne voglia Signor Asher, si celasse un famoso personaggio. E così sexy poi! Quale inestimabile coincidenza!” 
“Invero inestimabile!!!” disse Asher voltandosi verso Darcy e fissandolo con uno sguardo gelido che non raffreddò neanche di mezzo grado i bollenti spiriti del nobil’uomo. 
“Ehm…e se parlassimo del tempo?” Provò a cambiare discorso Jean-Claude. “Non trovate che sia insopportabilmente umido?” 
“Miei cari, io adoro le cose umide, rendono estremamente desiderabile starsene dentro al calduccio…” Cinguettò il Signor Darcy affondando le mani nei posti più caldi che aveva a sua disposizione: le brache dei suoi compagni di viaggio. 
Asher si alzò di botto, sbattendo la testa contro il tettuccio della carrozza. “Anch’io Monsieur Darcy infatti penso che andrò a sedermi fuori accanto al cocchiere!” 
Jean-Claude chiuse gli occhi e abbassò il capo sconsolato, preparandosi al peggio. 
“Signor Asher” Lo pregò Darcy. “Se con la mia equivoca condotta vi ho turbato in qualsivoglia modo vi prego di scusarmi. In genere sono in grado di controllare i miei bassi istinti almeno finchè cortesia e pubblica decenza lo richiedono.” 
L’altro lo fissò in silenzio. Poi si risedette. “Sarà.” 
“E’ che siete così fichiiiiiiiiiiiiii! Squeeeeeeeeeee!” Strillò Darcy strofinandosi le manine. 
“Bah.” Replicò Asher con una smorfia mentre Jean-Claude cominciò a fischiettare. 
Darcy si allentò il nodo della cravatta. “E fa così caldo in questa carrozza. Voi non lo sentite?” 
Asher rabbrividì, fissando Jean-Claude con sospetto. “Chissà come mai…” 
All’ennesimo sguardo gelido del compagno Jean-Claude cominciò a sbuffare. “Senti, ma…non potremmo farla finita con questi sguardi del cazzo e scopare? E’ la parodia di un fanfiction di Morgana71! Morgana71 capisci? Già mi è incomprensibile come non stiamo scopando in questo preciso momento!” 
“Mi trovate sicuramente d’accordo.”Annuì Darcy a più riprese. 
Asher spalancò la bocca e poi la richiuse in un gesto di stizza. “Ma vuoi che mi dimentichi tutto quello che mi hai fatto? E a proposito siamo arrivati?” 
“In verità no.” Rispose Darcy completamente ignorato dagli altri due. 
“Ma sono passati più di cento anni cazzo! Non so se mi spiego cento anni!” Jean-Claude si fermò per riprendere fiato perché i vampiri non ne hanno bisogno, ma quando ci vuole ci vuole. “E comunque finiremo in ogni caso per scopare. Perché non risparmiarci 170 pagine di sguardi gelidi e farlo subito?” 
Darcy si leccò le labbra, guardando con adorazione prima un vampiro e poi l’altro. “Posso ribadire il mio accordo?” 
“Ecco! Sei sempre il solito tu! Fai presto a parlare…un secolo di sevizie e vorresti che facessi finta di nulla. E i miei bisogni? E i miei problemi dove li mettiamo?” 
“Avevo giusto in mente un posticino molto privato in cui metterli…” borbottò Jean-Claude. 
“Sì, vabbè, siamo arrivati?” continuò Asher. 
I capelli di Jean-Claude cominciarono a levitare, il calore nella carrozza raggiunse limiti insostenibili, la tensione sessuale era palpabile. Quantomeno dal Signor Darcy.“No! Non siamo arrivati cazzo! Quando saremo arrivati te ne accorgerai perché la carrozza si fermerà! Non sei capace di non essere te stesso per cinque minuti? Per cinque fottutissimi minuti?” 
Gli occhi di Asher lanciarono lampi gelidi. “Ma non-“ 
“NOOOOOO! Non siamo arrivati! Stiamo andando a Molto Molto Lontano che per l’appunto è MOLTO MOOOOLTO LONTANO! Se ti annoi in mia compagnia intrattieniti da solo! Puoi sempre rimuginare per l’ennesima volta su tutto quello che ti avrei fatto.” Urlò Jean-Claude prima di rinchiudersi nel mutismo più assoluto. 
“Sì, certo! Intrattieniti da solo! E’ un secolo che mi intrattengo da solo se proprio vuoi saperlo, eccettuato gli stupri ovviamente. Se avessi un po’ di privacy lo farei!” 
Jean-Claude si mise a ridere. “Privacy! Credevo che tu e la privacy fossero due concetti inconciliabili!” 
“Oh Oh! Ora il piccolo Jean-Claude sa il significato di paroloni come concetto e inconciliabile! Il tuo demone, il tuo ardeur del menga è cresciuto un poco e ora ti senti un cazzo e mezzo, vero? Non puoi fare a meno di ostentarlo come una vecchia baldracca da due soldi che fa ondeggiare la borsetta in mezzo alla via, è così?” 
“Signori?” Azzardò timidamente il Signor Darcy. 
“Ma quello più forte sono io. SONO. SEMPRE. STATO. IO.” 
“Se lo dici tu…” Sussurrò Jean-Claude esibendosi in una delle sue irritantissime scrollate di spalle corredate di sorrisetto gne-gne. 
“Signori?” 
“CHE CAZZO VUOI TU? Non è abbastanza ridicolo parlare di una moglie che uccide zombie come di un vanto? Come se noi vampiri avessimo per servo umano una donna che chiama gli zombie…” Lo apostrofò con rabbia Asher. 
“Mon Dieu.” Ridacchiò Jean-Claude.”Non riesco proprio a immaginarmelo…” 
Il Signor Darcy tossicchiò discretamente e poi fece un cenno indicando il finestrino. “Ecco, volevo solo dire che ORA siamo arrivati.” 
“Bene!” Concluse Asher scendendo al volo dalla carrozza. “Andrò a vedere se nelle stalle l’aria è più respirabile.” 
Il Signor Darcy si voltò verso il vampiro rimasto, indeciso se chiedere lumi o meno su quell’incresciosa situazione. 
“Signor Jean-Claude. E’ stata colpa mia? Ho forse detto qualcosa che non va?” 
“Non Monsier Darcy.” Rispose Jean-Claude con un mezzo sorrisetto di soddisfazione.”E’ una cosa tra di noi. Una vecchia questione.” 
“Questione di terre e denari?” 
“Non mon ami, di dimensioni. Lo sa com’è, non? Vince sempre chi ha l’uccello più grosso.” 
“Bene.” Approvò il Signor Darcy compiaciuto. Mai come in quei casi valeva il vecchio detto “tra due litiganti il terzo gode”. E lui si aspettava di godere molto.
Asher vagava nei possedimenti di Darcy da non sapeva neanche lui quanto. La tenuta di Molto Molto Lontano era davvero fantastica: la visita al Dojo di Elisabeth era stata istruttiva, aveva sniffato piadine, fatto almeno dieci giri sul brucomela e evitato come la peste il Niagara: non aveva nessuna intenzione di mettersi in costume!!! Tutto ciò era stato inutile purtroppo. Nonostante il suo frenetico sbattersi in un’attività dopo l’altra che neanche il Signor Rossi il mese di agosto nel villaggio vacanze, il demone di Jean-Claude aveva continuato a chiamarlo con la sua voce suadente “A’ bbiondo! Nun me fa aspettà accidenti alli mortacci tua!” e lui non riusciva a far finta di nulla. Dolori ossei, vampate di calore, irritabilità e depressione, mastodinía, perdita di memoria, cefalea e, a volte, spotting! Tutto ciò gridava a gran voce un colpevole che lui conosceva da molto tempo: l’ardeur. Il demone di Jean-Claude, a differenza di quello di Belle, aveva da sempre mostrato una predilezione nei suoi confronti e, in sua presenza, assumeva una forma particolare e non del tutto sgradita. Solo che cent’anni fa era un ospite benvenuto mentre adesso tutto quello che desiderava era un’overdose di trattamento ormonale e dimenticarsi ogni cosa. Jean-Claude e Belle e il loro ardeur e Darcy e sua moglie e…e…cosa cazzo voleva dimenticarsi? Ebafanculo pure alle perdite di memoria, se l’era dimenticato…
Ridendo poco e scherzando ancora meno si rese conto, a un paio d’ore dall’alba, di essere giunto davanti alla residenza padronale. Casualmente si trovava su un albero che casualmente si ergeva proprio davanti alla camera da letto di Darcy; ovviamente era una camera con vista! Casualmente la camera era occupata. Da Darcy, sua moglie e Jean-Claude, che sicuramente passava di lì per puro caso. Il caso volle che fossero impegnati. A scopare ovviamente. Asher maledisse in 960 lingue la casualità. Non a caso era un vampiro colto.
A quel punto tanto valeva approfittare della situazione: Analità campagnole era rimasto a Parigi e Jean-Claude in preda all’ardeur geneticamente modificato pro domo sua (peli sul petto, catenaccio d’oro, bicipiti gonfiati ed eloquio da quadrivio) era sempre stato uno spettacolo. Non valeva la pena di menare il can per l’aia, pensò Asher. Quindi si sistemò meglio sul ramo davanti alla finestra, si tirò su le maniche e si apprestò a menare qualcos’altro.
Intanto la coppia di sposi, ignara di quanto stava succedendo a qualche metro di distanza, stava bruciando calorie e cervelli in complesse coerografie ginniche con uno Jean-Claude in grande spolvero che, meritatamente, si stava guadagnando la pagnotta col sudore di parti un po’ più a sud della sua fronte.
Intrappolato tra i due consorti, la signora sotto e il signore alle spalle, aveva deciso che era il momento di cambiare posizione.
“A’ bbello! Che ne dici se ce cambiamo de posto?”
“Ah-Perché-Ah-Signor-Ah-Jean-Ah-Claude-Ahhhhhhhhh?”
“A ‘stronzo, perché lo dico io! Me fate sangue e ve vojo provà. C'avete un bugio der culo che se lo mettete fori da la finestra ve ce fa er nido le aquile!”
Elisabeth arrossì. “Oh! Signor Jean-Claude, è così eccitante!”
“Te piacciono le parolacce a’ maialona?”
Una voce in preda all’estasi riempi la stanza come un’eco. “Sìììììììììììì, ahhhhhhhhh, cosììììììììììììììì, non vi fermate!”
“E’ stato lei a parlare Signor Jean-Claude?” Chiese il Signor Darcy.
“Cor cazzo!” Sogghignò Jean-Claude. “ Io ‘sta voce la conosco…”
Il vampiro si alzò e andò alla finestra, oscurata da uno spesso strato di condensa, scrisse scemo chi legge e poi la aprì.
“Asher!” Esclamò dandosi una vigorosa grattata al pacco. “Che ci fai qui?”
L’altro risucchiò buona parte della bava che gli colava sul mento, pur restando affascinante, prima di riuscire a balbettare. “Ehm…passavo per caso?”
Jean-Claude alzò un braccio verso la finestra, gli occhi di fuoco blu, i capelli che ondeggiavano al magico vento del suo potere. E ruttò. “Anvieni da me. Aò!”
“No, non posso.” Strinse i pugni Asher.
“Che c'hai, er teschio disabbitato?” Replicò Jean-Claude abbassando lo sguardo e attirando l’attenzione sui suoi posticini privati. “Amò', su 'sta fava nun se scureggia!”
L’altro quasi piangeva, in preda a una vera e propria crisi di coscienza. “Nooooo, non possoooo!”
“Te prendo, te pijo e te apro in due come una mela.” Continuò quello insinuante.
Asher spiccò un salto mortale con triplo avvitamento carpiato atterrando come neanche l’Alitalia a Punta Raisi. “Fanculo la coscienza!”
Il viso di Jean-Claude si aprì in un sorriso di pura gioia. “Era ora!” Sussurrò prendendo l’altro per i capelli e sbattendolo sul letto insieme agli altri due senza troppi complimenti. “Chi è il più forte adesso?” Gli urlò in un orecchio mentre gli strappava i vestiti di dosso. “Chi è er più macho tra noi?” Continuò a sbraitare davanti agli altri due, che sempre sotto l’influsso dell’ardeur, coadiuvavano entusiasticamente il protagonista e la guest star.
“Oh piccolo Jean…quanto mi piaci quando fai il duro…” tubò Asher in brodo di giuggiole.
“E c’hai ancora da assaggià ‘o sventrapapere!!! Forza amò! Scardiamoci i muscoli! Tu co’ la maialona ed io co’ ‘sto stronzo spaccacojoni!”
“In stuprotandem come ai vecchi tempi?”
“Troppo gggiusto! Diamoce sotto!”
Come in una pornomoviola i due vampiri presero gli attoniti coniugi e se li spartirono, sbattendoli sul materasso, ovviamente orgy size, senza troppe cerimonie.
I gemiti, le urla e gli orgasmi mono e multipli raggiunsero presto il settimo grado della scala richter disturbando la servitù, i cavalli e qualsiasi essere dotato di ormoni nell’intera regione, isole comprese.
Ma in un picco al ribasso dei ferormoni, Jean-Claude stava pensando alla lista della spesa, la presa sulla mente umana di Elisabeth si allentò. La giovane donna sbattè gli occhi, mise a fuoco e si ritrovò davanti il profilo di Asher. Quello sbagliato.
“Aghhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!” Urlò respingendo il vampiro e afferrando con mossa fluida la katana sotto il cuscino. “Uno zombieeeeeeeeeeeeee! E va pure veloceeeeeeeee!”
Asher allargò le braccia e fece una smorfia. “As hard and fast as I can!”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 11 - Chiedi per favore


Riassunto delle puntate precedenti: Asher, vampiro sfregiato ma molto sexy, ex amante del nostro emo protagonista Jean-Claude, ha un tete a tete scopereccio e chiarificatore con un loro vecchio amico vampirizzato recentemente, Jack Sparrow. L'incontro ha anche il fine di fare pari e patta con Jean-Claude che aveva goduto, con gran scorno di Asher, della stessa tipologia di incontro anti-stress.

Colonna sonora: Skinny little bitch by Hole
Ed infine Jack se n'era andato ed era giunta la sera della festa, quella in cui la strana coppia forzatamente riunita avrebbe dovuto partire in missione per il Nord della Francia. Jean-Claude, seduto in uno degli scomodissimi lounge Luigi XIV, chiedendosi quanti secoli avrebbe dovuto aspettare per avere una sedia decente o se avrebbe dovuto inventarla lui, era oltremodo impegnato in una faconda conversazione con il suo “incarico”. “Che ne dice del tempo Monsieur Jean-Claude? Ho sentito dire che Parigi in questo periodo dell’anno possa essere eccezionalmente piovosa.” Il tono del Signor Fitzwilliam Darcy, nobiluomo inglese di piacevole aspetto, era piatto e monocorde, del tutto in contrasto con la sua mano che, alla ricerca dell'arca perduta nelle brache del vampiro, pareva molto più animata.
Jean-Claude sospirò ed entrò nella modalità conversazione anonima mentre scannerizzava ansiosamente l’immensa sala da ballo cercandovi qualche testimonianza della presenza di Asher. Ciocche bionde, urla di terrore o ghiaccioli appesi alle pareti. “Non saprei Monsieur Darcy, generalmente i vampiri non prestano molta attenzione alle previsioni del tempo. Le scampagnate non fanno per noi.”
“E’ un peccato Monsieur, si fanno incontri molto interessanti durante le colazioni all’aperto” Continuò il signor Darcy insieme alla sua mano, oramai giunta quasi in zona Cesarini. “Del resto è una verità universalmente riconosciuta che un uomo scapolo e in possesso di una vasta fortuna debba essere alla ricerca di una moglie.”
“Credo che tale universale verità sia di difficile applicazione al mio caso. Signore." Ribattè il vampiro inarcando un sopracciglio. Dove cazzo era finito Asher? Possibile che fosse riuscito a gabbare Belle e a sfangarsi quella palla di festa? Oppure si era mimetizzato con la carta da parati? La lingua del Signor Darcy nell'orecchio lo riportò alla realtà. Certo che gli inglesi erano gente ben strana... "Per quanto la sua abnegazione coniugale sia di fulgido esempio per noi tutti. Sono molto onorato di essere il regalo di compleanno destinato alla sua dolce Elisabeth. Devo forse uscire dalla torta e cantare? ”
Il Signor Darcy si ricompose leggermente prima di rispondere con tono serio. "Niente di così volgare. Magari potrebbe declamare una poesia da me personalmente composta e indossare questo."
Jean-Claude trasalì preso alla sprovvista dalla camiciola di seta leopardata o forse dalle dita del Signor Darcy che avevano ricominciato a lucidare alacremente i suoi gioielli della corona. Intanto l’altro continuava come se nulla fosse. “Sono la creatura più felice dell’universo. Forse altri lo hanno detto prima di me, ma nessuno con tanta ragione! Mia moglie è una creatura dalle passioni estremamente equilibrate e sebbene in ogni temperamento vi sia una tendenza a qualche male particolare, un difetto di natura che neanche la migliore educazione riesce a vincere, nel suo caso mi posso ritenere estremamente fortunato. Anche perché la mia temeraria Elisabeth ama condividere i suoi giochi con me.”
Jean-Claude si strinse nelle spalle rabbrividendo. "Immagino…"
"Non vedo l’ora di assaporare la sua espressione sorpresa quando si renderà conto della portata del mio dono."
"Della quale a quanto pare si sta assicurando personalmente, Signor Darcy."
“Si diverte a torturarmi Jean-Claude! Non ha proprio pietà dei miei poveri nervi…Bellemorte avrà la tenuta di Molto Molto Lontano in pagamento dei suoi decantati servigi. Un prezzo notevolmente alto ma che considero all’altezza della sua notevole reputazione. L’unica cosa aldilà della mia comprensione è l’inspiegabile presenza di quell’orribile creatura dagli occhi di ghiaccio. Che debba dividere la nostra stessa carrozza poi è davvero irritante.”
Quando, a un certo punto, una mano gli attraversò il torace scendendo fin quasi oltre la cintura, mentre dalle sue spalle una voce sconosciuta si raccomandava col Signor Darcy di non strapazzare troppo l’animale sessuale più selvaggio di tutta la Francia perché presto sarebbe stato il suo turno, Jean-Claude eruppe in un eeeeeeeeeeeeeek assai poco macho. Si alzò con uno scatto, blaterando di aver dimenticato di mettere le ciabatte in valigia e cercò di eclissarsi tra la calca gaudente.
Era vero. Tutto vero. Pensava Jean-Claude attraversando la hall quasi di corsa e vuotando un bicchiere dietro l’altro di sangue d’annata che i tapiri mannari del catering facevano girare sui vassoi d’argento. Asher aveva ragione. Era solo la puttana di Belle. Chi l’avrebbe mai detto? Sospirò il vampiro liberandosi con un calcio degli zatteroni di vernice, lanciando la borsetta oltre il guardaroba e facendo cadere a terra il boa constrictor di struzzo. Si allontanò dalla folla, respingendo le sacchette di monete che gli venivano offerte a destra e a manca, creando congestione nel traffico, e dirigendosi verso le stalle, forse l’unico posto che gli ospiti disdegnavano per abbandonarsi alla passione. Seppur quando Arturo era occupato anche gli stalloni di Belle rientravano in lista.
Ma il vampiro, invece di uscire, si nascose nello sgabuzzino delle scope per riflettere un attimo.
Che cos’era diventato? Oggi era merce di scambio per Molto Molto Lontano. E domani? Cosa avrebbe voluto Belle? Il castello di Cenerentola? Bè, quello in realtà già ce l’aveva, Eurodisney era tutta sua. C’era forse un limite alla sua avidità? C’era forse un limite alle domande retoriche che era in grado di formulare? Ma la vita era un sogno o sognare aiutava a vivere meglio? E lui sognava?
“Sì, io ho fatto un sogno!” Si disse il vampiro col pugno chiuso. “Perchè rinunciare al mio orgoglio e alla mia dignità di uomo? Perché continuare questa parodia di soprannaturale servaggio? Perché devo pagare al mio analista la villa con piscina?” Jean-Claude si sentiva un uomo nuovo ora che finalmente aveva preso la decisione che poteva cambiare il corso della sua esistenza. “Ouì.” Si disse spalancando la porta dello sgabuzzino. “ Da oggi inizia un’altra vita per me. Andrò a farmi calpestare per l’ennesima volta da Asher. Hai visto mai?” E infatti poi lo vide, addossato allo stipite della porta che dava sul giardino, col volto coperto per metà, l’aria dimessa da psicopatico part-time e lo sguardo gelido perso nel vuoto.
“Ashy?” Strillò Jean-Claude agitando la manina.
Nel preciso istante in cui urlò il suo nome, Asher sgranò gli occhi e si voltò di scatto verso di lui; Jean-Claude si mise a correre, i capelli al vento, il mondo si fermò e petali di rosa cominciarono a cadere dal soffitto. Belle trattenne il respiro incrociando le dita e Musette era già pronta per far partire “What a woderful world” quando una morsa ferrea bloccò il vampiro per un braccio facendolo rivoltare. Poi Jean-Claude si accorse di chi fosse e gli si rivoltò anche lo stomaco. A quel punto Musette posò immediatamente Luis Armstrong e ripiegò sui Green day con “Rotting”.
“Quanta fretta, Jean-Claude! Non è educato lasciare una festa senza aver prima salutato una vecchia amica.”
“Yvette...” Si voltò già disgustato, con una smorfia tra le labbra e lo sguardo puntato sulla mano che gli serrava il braccio. Se quella cagna osava macchiargli di verde la camicia di seta gliel’avrebbe fatta vedere lui.
“Sembra trascorso un secolo dall’ultima volta che io e te ci siamo dati alle danze, tesoro.” Insinuò viscidamente. “Oh no, scusa, dimenticavo.”Continuò “Un secolo è esattamente il tempo in cui ti sei fatto scopare come una cagna in calore.”
Lasciò la presa sul braccio e gli affondò la mano tra le gambe, mentre posava il suo sguardo infido su Asher, che la osservava gelidamente inorridito e anche un po’ eccitato.
Yvette si leccò labbra. “Però stavolta il tuo Asher potrebbe unirsi a noi: così sfregiato è ancora più fico.” Gli sussurrò all’orecchio.
Jean-Claude disse “Uno, due, tre, stella!” E poi non fece una mossa né disse una sola parola, col volto privo di qualunque espressione, aspettando non si sa bene cosa.
“Sai cosa voglio?” Proseguì lei strusciandoglisi addosso. “Mmmmmmmmm…ho proprio voglia di una bella song-ficlet-lemon-dark.”
Jean-Claude si riscosse dal torpore degli antichi per ritornare al presente con un espressivo “Mbah?”
Yvette sbuffò. “Occhei, traduciamo per i retrogradi... voglio marcire mentre mi lecchi e poi guardarvi mentre vi baciate e scopate decomponendomi sui vostri corpi nudi...”
Asher trattenne il fiato, mentre Jean-Claude aprì bocca sbattendo con aria innocente le lunghe ciglia. La suspence si tagliava col coltello da bistecca. “Ehm…dove dovrei leccarti? Sulla testa?”
A quel punto ci fu un coro. “Un po’ più in giù dovea leccare l'usellin della comare”.
Jean-Claude allora le indicò le spalle, mentre Asher si grattò le palle.
Il coro continuò. “Un po’ più in giù dovea leccare l'usellin della comare”.
Jean-Claude si grattò la testa. “I piedi?”
Un urlo belluino si levò immantinente, gelando il sangue nei bicchieri e ammosciando tutti i cazzi presenti. A parte Arturo ovviamente, che anche moscio aveva il suo perché.
“Mi devi leccare la ficaaaaaaaaaaaaaaaa!”
Fu questione di un istante: Jean-Claude afferrò Yvette per la gola e le affondò i denti sulla guancia staccandole un pezzo con un unico morso; poi le serrò il polso con l’altra mano, e la scaraventò a terra, sputandole addosso il suo stesso sangue dopo un paio di gargarismi.
Il suo volto era una maschera di puro odio, gli occhi inumani e le labbra piegate in un ringhio animale. Lei lo fissò sconvolta. Tutti lo fissarono sconvolti. Era la prima volta che vedevano il vampiro reagire con tanta violenza. O che lo vedevano reagire se per quello. Asher soffocò un empito di orgoglio; il suo bimbo era diventato maggiorenne.
“La prossima volta che vuoi che ti lecchi la fica…chiedi per favore.” Ruggì Jean-Claude fissandola spietato e sentendosi un sacco ganzo.”Altrimenti il tuo Master si ritroverà costretto a raccattare i tuoi pezzi per tutta Parigi. E non glieli numero neanche!”
Improvvisamente, dalla folla adunata intorno si aprì un varco e, tra riverenze e mormorii impauriti, la figura di Belle Morte avanzò fino a ritrovarsi con Yvette ai suoi piedi.
La Master lanciò un’occhiata a Jean-Claude e Asher per poi rivolgere la sua attenzione alla miserevole figura sanguinante ai suoi piedi.
“Mia signora...” Mormorò Yvette inviperita. “...sono certa che darete a questo...servo la lezione che merita per la sua insolenza. Ma vi prego...” continuò voltandosi inferocita contro i due vampiri che si stagliavano innanzi a lei “... dopo datelo a me!”
L’intera sala era avvolta nel silenzio, nessuna musica né un mormorio. Persino il pappagallo Aldo si era ammutolito.
Jean-Claude fece per parlare ma la Master lo anticipò bloccandolo con un cenno della mano.
A quel gesto, Yvette ghignò soddisfatta; lanciò un’occhiata ad Asher, si fregò le mani e poi si rivolse nuovamente a Belle.
“Li voglio entrambi!” Sibilò. “E’ chiaro che questi due luridi pervertiti se la intendano ancora alle vostre spalle, ma io so esattamente come fargli pagare un tale affronto: un paio di notti tra le mie mani e capiranno cosa significa umiliare un vampiro di Morte d’Amour.”
Asher e Jean-Claude si sentirono morire: si volsero insieme verso la Master e istintivamente si sfiorarono le mani.
“Yvette.” La voce di Belle Morte era calda e seducente, il viso sorridente. I suoi occhi però avevano un’espressione indecifrabile anche se indiscutibilmente gelida.
“Hai più di mille anni vecchia bagascia putrescente, eppure questo “servo”, come tu lo definisci, avrebbe potuto anche staccarti la testa e non te ne saresti nemmeno accorta.” Poi alzò gli occhi al cielo come se ci stesse ripensando. "Anche se forse non ce ne saremmo accorti neanche noi visto il contenuto”
Yvette sbattè gli occhi e aprì la bocca senza emettere suono, pensando di aver capito male. Jean-Claude e Asher rimasero immobili sperando che la bufera si concentrasse sulla vampira e lasciasse indenni le loro teste.
“E se i due luridi pervertiti ci dessero sotto…” Li rampognò Belle voltandosi verso di loro e chiamandoli in causa. “Farebbero un favore a me e all’umanità intera invece di rompere costantemente i coglioni.”
“Ma non ha sentito quel che mi ha detto?” azzardò poco intelligentemente Yvette.
“Sì cara la mia merdaccia, e non far caso alle sue parole: perché se osi ronzare ancora intorno a uno dei miei vampiri, non ci sarà alcun pezzo di te da raccattare.” Disse Belle con la massima tranquillità; poi, non ancora soddisfatta dell’effetto ottenuto, rincarò la dose. “Ma forse TU non hai sentito quel che ho detto, nosferatu di merda. E riferisci a quella noia di Mortino che sono stufa di spendere sbarlenghi in pubblicità e public relations per sopperire ai guasti che lui e la vostra cricca di zombi puzzolenti provocate alla reputazione, costruita con tanto sperma e sudore, dei nostri vampiri fichi.” Poi si voltò verso i suoi ospiti. “Signori, vi prego... continuate a godervi la festa. E tu puoi andare Merdaccia, con tanti cari saluti al tuo Master. Musette? Chiama il disinfestatore pleaaaas che la troia ha sporcato tutto il parquet!!!!”
Non ci fu bisogno di altre parole: intorno a Yvette si creò il consueto vuoto tipico della sfigata di turno e tutti ripresero a bere e scopare come al solito.
Intanto Belle Morte uscì dalla grande sala, prendendo per le orecchie i due vampiri.
Chiuso il portone, dietro al quale tutti si ammassarono cercando di carpire sugosi dettagli, Belle si voltò di scatto e li fissò irritata. “Cosa devo fare con voi due? Bacchettarvi, sculacciarvi o semplicemente uccidervi?”
Jean-Claude alzò un ditino. “Se posso suggerire…”
“No. E non c’è bisogno che vi dica che non c’era alcun bisogno di questo intrattenimento fuori programma! I saltimbanchi che avevo assoldato bastavano e avanzavano” Tuonò.
Asher si sollevò a guardarla. “Mia signora... non so come ringraziarti...”
“Lo so io.” Lo interruppe bruscamente. Jean-Claude alzò gli occhi e la fissò implorante: “Vuoi una song-ficlet-lemon-dark?”
“Mbah?”
“Menomale…” sospirò il vampiro di sollievo. “Allora non sono l’unico…”
Belle alzò gli occhi al cielo cominciando a girargli intorno. “Mi sembra evidente che, con questa bravata, hai apertamente dichiarato guerra a Yvette e al suo Master, caro Jean-Claude. E non ti nego che la cosa si fa interessante.”
I due spalancarono gli occhi sbigottiti e lei rispose con un sorriso inspiegabilmente compiaciuto. Tirò fuori un pieghevole e cominciò a posizionarvi bandierine rosa e carrarmati di Hallo Kitty. “Allora…se faccio un dodici e invado la Sassonia, Morte d’Amour non potrà far altro che vendere i suoi possedimenti. Già prima avevo più bandierine di lui, tuttavia, ora più che mai, Jean-Claude non può permettersi di andare da nessuna parte senza baby sitter. Capito Asher?”
“Sì mia Signora.” Fu la risposta del vampiro.
“Bene, del resto non vi avrei dato mai a quella troia marcia.” Continuò lei pungente. “Gratis quantomeno. Ma non esiterò a farlo se mi frantumerete ulteriormente i marroni. Si può sapere cosa stai facendo Jean-Claude?” Chiese la vampira vedendolo impegnato a fare smorfie davanti a uno degli specchi del salone.
“Ehm…controllavo di non avere pezzi di Yvette tra le zanne.”
Belle scosse la testa rimpiangendo di non aver portato il suo chilum. “Come ti pare…ora rientriamo. Il Signor Darcy è ansioso di tornare a casa con il suo regalo e la sua scorta!” Concluse avviandosi verso la sala in cerca di Musette e di un po’ d’Ecstasy.
I due vampiri rimasero soli a fissarsi.
“Non ho bisogno che tu mi difenda!” Sibilò Asher in tono gelido.
Jean-Claude sgranò gli occhioni blu senza capirci una cippa. “E quando l’avrei fatto di grazia?” Fece per andarsene e lasciarlo tranquillamente a farneticare, ma poi ci ripensò. “E dimmi” riprese “posso contare sul tuo appoggio, oppure dovrò guardarmi le palle anche da te? Cioè…le spalle. Volevo dire.“
Asher si accigliò. “Non sei molto sveglio Jean-Claude.”
“Hai scoperto l’acqua calda…” replicò l’altro.
“Dico sul serio! Io non voglio vederti subire altre violenze, né altri stupri.”
Jean-Claude sentì che il cuore stava per esplodergli in petto. Gli rimbombava nella cassa toracica, sbattendo dappertutto come le ali di un uccellino in gabbia impazzito per la dura pioggia di un tardi martedì.
Asher aprì il sipario dei capelli per dare più risalto alle sue parole. “Solo io posso stuprarti… Soltanto io.” Detto questo girò le spalle al compagno e si allontanò lasciandosi dietro un attonito Jean-Claude.
“Allora è vero…mi ama proprio!!!”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 9 - Voglio andare a vivere in campagna!!!


Riassunto delle puntate precedenti: La recita dell'oratorio, cioè di Jean-Claude, è andata benissimo e sia lui che Jack, una volta finita, vanno sul lungo Senna a festeggiare finchè Asher non li raggiunge. Scopriamo così che Asher aveva visto Jack e Jean "consolarsi" a vicenda e che la cosa l'aveva fatto dare di matto. Sempre che ce ne fosse stato il bisogno...

Colonna sonora: Il tango di Roxanne in Moulin Rouge, Tango della gelosia by Vasco Rossi

Era una notte buia e tempestosa, no, tranqui, non siamo nel blog di mandarino, ma nella camera di Asher, evento sì inquietante ma non quanto le foto della maschera col mal di pancia o della bambola assassina. Comunque regnava il silenzio e nessun video super-emo ammorbava l'atmosfera.
Asher era rientrato da più di una settimana e non aveva ricevuto ancora incarichi. Non che la cosa gli dispiacesse…
Odiava le trasferte lunghe, odiava cambiare il materassino della bara e litigare ogni volta con quella troia di Musette per il rimborso spese e soprattutto odiava quelle missioni in cui gli bastava fare buh per far cagare addosso il malcapitato di turno. Oramai la sua fama lo precedeva talmente che le sue tournee erano segnalate sui giornali e non gli serviva neanche fare buh. Lui, il più fico tra i fichi, il più strappamutande tra tutti i vampiri di Belle, lui, che scrittrici capre avrebbero in seguito descritto come un “caldo stallone” si era trasformato in niente di più che un bau-bau.
Fortunatamente negli ultimi tempi Belle Morte sembrava poco propensa ai ricevimenti, si diceva perché avesse finito i fondi, se si voleva escludere la serata organizzata per festeggiare il trionfo di Sparrow e Jean-Claude. Una simpatica orgia in osteria in cui erano scorsi fiumi di vino, fiumi di sangue e fiumi di lubrificante. E anche quella sera, Asher si era comunque limitato ad una breve apparizione, giusto per congratularsi con Jack che però era stato immediatamente fagocitato da Belle.
Ogni tanto era riuscito a intravederlo aggirarsi tra i corridoi nei giorni successivi, ma non aveva mai fatto in tempo a parlargli. Aldo il pappagallo, immancabilmente lo localizzava e berciando “E’ qui, è qui, Jack è qui!” attirava l’attenzione di Musette che si prendeva il malcapitato bucaniere per un orecchio e lo riportava nell’alcova della loro Signora e Padrona.
Nessuno, oltre lui stesso e Jean-Claude, aveva mai cercato di abbandonare il letto di Belle.
Una volta, interrogato in proposito, Jack aveva risposto che Belle dava dipendenza e lui non avrebbe potuto portarsela sulla Perla perché le femmine in mare portavano sfiga. Come dimenticare quel folle pervertito?
Era impossibile, così come era impossibile dimenticare quella notte, a teatro.
Asher continuava a guardare la pendola da polso. Era tardi e Jean-Claude non era ancora rientrato. Cazzo! A dare fiducia ai vampiretti si faceva sempre un danno. Ma era questa l’ora di rientrare a casa? Per un momento pensò di prenderlo a sculacciate poi si ricordò che lo odiava e si ripromise solo di andare a vedere cosa gli fosse successo.
Quel ragazzo non si poteva lasciare solo un attimo: l’avevano preso? L’avevano torturato e seviziato? In quel preciso momento era nudo e sanguinante?
Quando, entrato in teatro, il suo sguardo si focalizzò sul palcoscenico Asher era già molto eccitato, ma nonostante tutto rischiò la sincope.
Minchia! Jean-Claude e Jack Sparrow! Cioè Jean-Claude e la minchia di Jack Sparrow!! Cioè…che minchia! Ma non era morto?
Un’infinita sequenza di scene scorreva martellante nella sua mente: l’immagine di loro due insieme, il fervore nei loro sguardi, l’eco dei sospiri nella sua testa, i baci, i loro corpi, le minchieleminchieleminchie! Apperò, Jean-Claude aveva scelto il velluto rosso alla fine, ben gentile…
Cavolo con quella sequenza poteva passare un sacco di serate interessanti, magari poteva restituire anche l’ultimo dvd che aveva affittato, Analità campagnole, troppo bucolico per un palato raffinato come il suo. Però vedere quei due in pornoaction gli aveva anche confermato le sue peggiori paure: Jean-Claude era solo una lurida puttana e tutte le cose che aveva detto erano false. “Mi dispiace tantotanto, ci sei solo tu, cucci-cucci, mon chardonnoret…” Dopo soli due secoli di pentimento, tortura e sevizie succhiava il primo cazzo che gli faceva profferte d’amicizia senza nessun rispetto per la sua augusta persona. Ma come osava?
L’unica cosa matura da fare era rinchiudersi in camera con Analità campagnole e una cassa di pringles sperando che il mondo si dimenticasse di lui.


Una di quelle sere Asher era immerso nella visione di “Pirati dei Carabi: ai confini del mondo”, l’ultimo film di Jack che Belle gli aveva appena regalato in un raro slancio di generosità. In canottiera, boxer a righe e pedalini era comodamente disteso sul divano orgy size al centro della sua stanza, a godersi la solitudine e l’intimità prima dell’ennesimo tentativo di soffocarsi con l’autoerotismo.
Era talmente assorto nell’intreccio dell’opera, tutti quei Jack erano ipnotici, che non si accorse di essere osservato finché l’inatteso visitatore decise di avvicinarsi e gli piantò il candelabro direttamente in faccia. “Ah-a!”
“Jack!” Asher sobbalzò: nessuno entrava più nella sua stanza ormai da tempo immemorabile.
“Ehi vecchio pendaglio da forca!” esclamò il pirata raccogliendo un dvd dal tavolo da caffè e osservandolo con interesse. “Serata cul-turale, vedo…”
“Ehm…balbettò Asher. “Non so proprio come sia finito qui.”
“Io ne ho una mezza idea, ma non importa. Dovrei scusarmi per l’intrusione, ma non mi scuso manco per il cazzo! Che ne dici se ti faccio compagnia? Ho proprio voglia di una seratina tutta sesso, droga e analità campagnole. Ce l’hai una pasticca?”
Asher rispose automaticamente, ancora sotto shock per la naturalezza con cui Jack si era stravaccato sul suo divano. “Ho solo il prozac, va bene?”
“Prozac? Se dopo duecento anni non ha ancora fatto effetto non sarà ora di cambiare? Mon chardonnet…
“Ti ricordavo più abile con le lingue, Jack. E’ mon chardonnoret!”
“Meglio di me con la lingua non c’è nessuno, chiedilo a Belle! E volevo proprio lo strafottuto chardonnet! Non hai un po’ di vino? Credo di essere un po’ troppo sobrio per una bella chiacchierata cuore a cuore.”
“Vino?” Ripetè Asher alzando un sopracciglio. “Ti ricordavo dedito a bevande ben più pesanti!”
“Oramai di pesante prendo solo la droga…”
Asher tossicchiò imbarazzato prima di sedersi accanto al pirata a una prudente distanza di sicurezza. “Ma non badare alle mie chiacchiere inutili: fai pure come se fossi a casa tua e scusami per la mia scortesia.”
“Come se di solito…” ridacchiò Jack assestando una cappellata sulle spalle dell’amico.
“E’ che mi hai preso di sorpresa: ultimamente non ricevo molte visite e non ti ho nemmeno sentito entrare.”
Il pirata gli strizzò un occhio. “Neppure lui viene a farti visita?”
“Lui chi?”
“Oh Asher, non sei cambiato affatto!”
L’altro abbassò lo sguardo accarezzandosi soprappensiero la guancia sfregiata. “Ma come puoi dirlo?”
“Bè, sei sempre il solito bastardo, egocentrico, perverso idiota ma tanto sexy che ricordavo!”
“Non è vero. Quell’Asher non esiste più! Non vedi le mie cicatrici?” urlò scostandosi i capelli dal viso.
“Certo! Sono un pirata ma non sono orbo di un occhio…”
“E allora?”
“E allora sei sempre il solito bastardo, egocentrico, perverso idiota ma tanto sexy che ricordavo con in più le cicatrici! Ma chissene! Ti avessero tagliato i coglioni o ti avessero piombato il buco del culo! Allora sì che mi sarei preoccupato…”
Asher si rintanò completamente nei capelli assumendo le sembianze di un cugino It col fisicaccio.
Jack sospirò. "Non è mia intenzione infastidirti, Asher. Sono qui solo per salutarti prima di ripartire.”
L’altro non diede segno di aver raccolto e allora il pirata continuò. “Non potevo andar via senza averti dato nemmeno una botta, non me lo sarei perdonato.”
Asher alzò la testa. “Una botta?”
“Una botta in testa, che hai capito?” Rise il pirata. “Ehi! Noto la delusione nei tuoi occhi.” L’altro cercò di fare la faccia seria, ma alla fine non potè fare a meno di sogghignare. “Sei sempre stato capace di farmi ridere!”
“Che vuoi farci, sono un amante delle imprese impossibili e tanto per restare in argomento quand’è che tu e il piccolo Jean farete la pace?”
Il sogghigno sparì in un lampo per lasciare il posto ad una smorfia di disprezzo. “Vorresti farmi tornare con quel bastardo? Sei proprio uno sporco pirata!”
"Per avere una visione così sprezzante dei pirati, sei sulla buona strada per diventarlo anche tu! Hai una vera ossessione per il tesoro."
"Questo non è vero, non ho alcuna ossessione per il tesoro!"
"Non tutti i tesssssorucci sono d'oro e d'argento..." continuò Jack insinuante.
“Sarà…comunque non tornerò mai con quel traditore.”
A questo punto il pirata sbuffò spazientito. “Senti. Preferirei farmi una pera che ricominciare a declamare la vita di Jean-Claude…dopo una settimana di repliche ne ho un po’ piene le palle! Ma lo devo dire: lui poteva andarsene quando voleva e invece è restato. E’ restato per te! Questo fa di lui un idiota ma non un traditore…”
“E’ rimasto soltanto per pulirsi la coscienza!” replicò l’altro inesorabile.
“Con Yvette è difficile ripulirsi qualcosa…”
“E’ stato un vile e un codardo. Ha preferito non correre rischi, Jack. Prima è sparito e poi si è nascosto, mentre la mia Julianna bruciava invocando il suo nome!”
“Asher...”
“No!” Urlò. “Era il mio amore e la mia serva umana. Sai cosa vuol dire?”
“Vuol dire che siamo arrivati alla parte sfracicamarroni. Potremmo saltarla? E’ una parodia, corpo di mille balene! E comunque chi cazzo doveva chiamare? Tu eri un po’ impegnato e lei era una brava femmina discreta.”
“Lui non c’era.” Bisbigliò Asher con voce tremula. “Eravamo una cosa sola, e lui se n’è andato!”
“Ma ti ha salvato la vita... se l’è fatto mettere in culo tutto questo tempo solo per te!”
“Magari gli è anche piaciuto…”
“Magari sì, ma che importa? E’ il pensiero che conta, no?”
Il biondo restò in silenzio, con i pugni talmente stretti da impedire la circolazione del sangue se ne avesse avuta una.
“E lui ti ha pensato sempre Asher, lui lavora e pensa a te, torna a casa e pensa e te-”
“Già, ti scopa e pensa a me.”
“Gli ho dato quello di cui aveva bisogno; quello che TU avresti dovuto dargli!”
“Un cazzo in culo?”
“ Bè, quello mi risulta che tu gliel’abbia già dato… ma non potevi farne a meno vero?” Asher lo fissò ad occhi sgranati. "Del resto lo sappiamo tutti, quando il piccolo Jean ti fa gli occhioni l’unica cosa che puoi fare è…metterglielo in culo!!!”
“Come osi!” urlò l’altro brandendo la spada che teneva sotto il cuscino.
“Mettila via figliolo, non ti fare battere un'altra volta...”
“Non mi hai battuto mai, tu hai ignorato tutte le regole, in leale duello ti ucciderei.”
“Così non è che mi incoraggi a combattere lealmente, no?” sibilò Jack tirando fuori un pugnale dalla manica a sbuffo e puntandola alla gola dell’altro.
Asher prese il pugnale tra due dita e lo osservò senza scomporsi. "Niente polvere da sparo né colpi... una bussola che non punta al nord, questa quasi mi aspettavo fosse fatta di legno...”
“Bè, è di plastica…è quella di scena!”
“Senza dubbio sei il peggior pirata che il mondo ricordi." Concluse Asher scuotendo la testa.
"Ma di me si ricordano almeno!”
“Anche di me si ricordano…una volta che mi hanno visto divento un incubo perenne….sono bruuuuuuuuuuuuttto! E nessuno mi amaaaaaaaaa! E nessuno mi vuoleeeeeeee!”
“Permettimi di dissentire mio buon amico.” Bisbigliò Jack prendendogli la testa e posandosela sul petto.
“Cosa vuoi dire?”
“Sai di essere stato un vero stronzo a fargli quello che hai fatto, vero?” continuò il pirata accarezzandogli le ciocche ondulate.
Asher annuì e tirò su col naso. “Mi disprezzi?”
“Sìììììììììììì! Vuoi scopare?”
L’altro sollevò il volto e lo fissò, un attimo interdetto. “Credevo volessi una pasticca”.
“Bastardo, lo sai quel che voglio.” Sussurrò Jack leccandosi le labbra.
Asher riprese il controllo di sé passando automaticamente in modalità sexysadica.
“Chi, io?”
“Ora sì che ti riconosco. Dimmelo… è ancora il tuo potere? Non l’hai perso, vero?”
“A cosa ti riferisci?”
“Me lo dai un morsino?”
“Non preferiresti una bottiglia di rum?”
“Vuoi vedermi supplicare?”
“Oui.”
“No problem!” Rispose Jack accoccolandosi ai piedi dell’amico. “Se vuoi ti lecco anche i pedalini! Mai avuto problemi con quella cosa ingombrante che gli idioti chiamano orgoglio…”
Asher lo fece sollevare e i loro occhi si scontrarono, l’oscurità più profonda contro un azzurro accecante. Il volto del pirata era una maschera di perversione trionfante, i denti d’oro brillavano di soddisfazione.
“Eccolo il mio fottutissimo Asher...” Ansimò.
“Ben trovato, Jack Sparrow.” Nei suoi occhi null’altro che lussuria feroce. “Eccoti il tuo morsino!” disse un attimo prima di affondare le sue zanne nella gola del pirata strappandogli un urlo degno di una partoriente.
Le ultime parole di Jack, prima di passare allegramente da un orgasmo all’altro furono. “È il caso di dire che è andato tutto a posto! Spiritualmente... sessualmente... grammaticalmente.” Poi cominciò ad ululare.

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 8 - Niente ti smonta come uno sguardo gelido


Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude e Jack, vampiro e pirata, rinverdiscono i fasti della loro antica amicizia a modo loro e cioè drogandosi, spettegolando e andando contro natura. Tra una chiacchiera e l'altra Jean-Claude racconta a Jack dei suoi progetti e dell'opera che ha intenzione di rappresentare per prima: la sua vita. Il pirata dapprima reagisce sganasciandosi poi fa su un'altra canna e decide di appoggiare in tutto e per tutto l'amico accettando persino di fargli da primo attore.

Colonna sonora: Bad case of loving you by Robert Palmer
E così dopo prove e controprove e molte litigate su chi sculettasse meglio si giunse al giorno della prima.
Che naturalmente fu un successo. Quantomeno perché sia Jack, sia Jean-Claude, sopravvissero alla rappresentazione, cosa che, visto l’argomento trattato, non era affatto scontata.
Il teatro era pieno di gente, anzi, il termine giusto era gentaglia! O forse Jack avrebbe detto pendagli da forca…infatti tutte le canaglie di Tortuga e gli elfi di Lungopalo erano stati invitati e adesso fremevano tra lazzi e schiamazzi nelle loro poltrone, debitamente accessoriate con pop corn, pan di via e cuba libre di ordinanza.
I vampiri si guardavano intorno frastornati e schifati, il loro sensibilissimo apparato uditivo frastornato dai cori da stadio e dalle Osterie n°1 paraponziponzipò, mentre si chiedevano chi cazzo avesse invitato quegli avanzi di galera.
Intanto Jean-Claude, e Jack quando non toccava a lui, se la ridevano alla grande mentre, da dietro le quinte, osservavano le reazioni dei Consiglieri che via via venivano scherniti e disprezzati.
Morte d’amour e Yvette si spaventarono per il trucco di scena, prima di capire che i personaggi in questione erano i loro. A quel punto quasi imputridirono per la rabbia, eventualità già prevista da Jean-Claude e Musette che infatti gli avevano assegnato dei comodi sedili rivestiti in plastica.
Balthasar e il Viaggiatore si fecero delle gran sghignazzate prendendo appunti dato che un paio di quei numeri erano nuovi anche per loro: Jean-Claude aveva voluto esagerare con gli effetti speciali.
Bellemorte si alzò e si rimise a sedere sbuffando un numero imprecisato di svolte. Prima quando entrò l’attrice che la impersonava, che ovviamente non riscuoteva la sua approvazione, poi quando si rese conto che le scopate di scena erano più numerose di quelle della sua ultima nottata, ma fu quando una delegazione di elfi platinati cominciò a urlare “Faccela vedè faccela toccà” che si decise a tirare fuori l’uzi dalla crinolina e a terminare tutta la compagnia, protagonista e autore in primis. Ovviamente fu ricondotta alla ragione da una cinguettante Musette che ricordando alla sua Signora l’indiscutibile ruolo di Jean-Claude nella risoluzione dei suoi mal di testa e del Pirata nel risollevamento delle sue finanze, dispensando carezze e regalini a lei e al proprio pappagallo Aldo, a volte confondendo penne con parrucche e miglio con coca, riuscì dove nessuno era mai riuscito.
Belle cominciò ad applaudire e fischiare e alla fine gettò il suo ventaglio sul palco con su scritto il numero del cellulare e un “stasera sei mio” per il protagonista che non mancò di deliziarla mimando gesti osceni e leccate di lingua.
La commedia finì e il teatro fu sommerso dagli applausi. Frotte di pappagalli festanti si levarono in volo regalando alle parrucche incipriate un’imprevista utilità e tralci di marijuana furono gettati sugli attori. I vampiri rimpiansero di non aver portato le uova marce, ma non potendo tirare Yvette e Morte d’Amour, fecero buon viso a cattivo gioco o, per dirla come Jean-Claude, di necessità virtù. Alla fine dovettero a malincuore riconoscere la genialità di quel vampiro che era riuscito a prenderli per il culo davanti a tutti e a portare a casa la ghirba.
Sia Jack che Jean-Claude si presero gli applausi per ben cinque volte, felici che non fossero legnate, inchinandosi e sculettando come due gemelli siamesi ubriachi. Tanta fu la calca e l’eccitazione che il povero Jean-Claude ebbe un mancamento e mentre qualcuno gridava “I sali! Portate i sali!” fu preso a braccia dal pirata che lo trasportò fino all’uscita posteriore, promettendo di raggiungerlo non appena avesse finito di derubare i più ricchi tra il pubblico.
Jean-Claude si allontanò dal frastuono, incamminandosi lentamente verso le rive della Senna, poco distante dal teatro. Giunto sulla sponda, aspettò l’amico mettendosi a tirare sassi nel fiume e cercando di farli rimbalzare almeno una volta. Non ci riuscì manco per il cazzo e alla fine si adagiò sull’erba sbuffando, dicendosi che evidentemente far rimbalzare i sassi non era un potere che avesse ancora acquisito.
L’adrenalina era scesa a un livello normale e adesso poteva concedersi il lusso di pensare. Non che questa fosse una cosa buona e giusta… Infatti pensare voleva dire farsi seghe mentali su Asher e sul fatto che Jack dopo le repliche sarebbe partito.
Chi cazzo avrebbe mai fatto la sua parte? Johnny Depp?
Un rumore soffocato di passi sull’erba lo fece sorridere.
“Finalmente!” Esclamò senza neppure voltarsi. “Cos’è successo? Belle ha preteso un cunnulingus in camerino come risarcimento?”
“Spiacente di deluderti Jean-Claude.” Sussurrò alle sue spalle una voce per niente divertita. “Del resto, se ricordo bene, Bellemorte non si accontenta di così poco. A proposito, indovina chi è?”
“Vediamo un po’…” Motteggiò l’altro affettando la voce senza voltarsi. “La temperatura è calata di venti gradi, ho i peli ritti e il pisello mi è diventato microscopico. Puoi essere solo Asher. Incazzato ovviamente.”
Jean-Claude si alzò trovandosi di fronte due occhi color ghiaccio. Il calore umano che sprigionavano avrebbe potuto rivaleggiare con l’aria condizionata di un supermercato nel mese di agosto.
“Il tuo spirito di patata non mi tocca neanche un poco. E non dirò nulla sul tuo pisello se non che può entrare in uno scolauovo.”
“Prego?” chiese Jean-Claude inarcando un sopracciglio.
“Devo ripetermi?” ripetè l’altro avvicinandosi minacciosamente.
Jean-Claude gonfiò il petto. “Vogliamo tirare fuori il righello?”
Le onde dorate dei capelli di Asher calarono come un sipario. “Sei sciocco e puerile e io non ho tempo di giocare coi bambini dell’asilo. Possiamo benissimo risolverla a chi fa rimbalzare i sassi più volte.”
“Uffa!” Si lagnò l’altro. “Lo sai che sono una sega.”
“Nooooo, ma cosa mi dici mai?”
I due rimasero uno di fronte all’altro, in un silenzio che sembrò infinito.
“Evvabbè, te lo concederò. Hai fatto un bel lavoro.” Disse infine Asher, spezzando la barriera di imbarazzo. “La sala è fichissima.”.
“Ti ringrazio.” Replicò l’altro annuendo. “Avevi ragione tu: il rosso è bellobellobello in modo assurdo. Cioè. Ci sta da dio, cioè.” Poi smaltito l’empito di sbrodolante autocompiacimento tornò a fissarlo, serio, con la ruga tra le sopracciglia di chi ha trovato un pelo nella tazza del tè.
“Aspetta un attimo. C’è qualcosa che non torna. Allora hai visto lo spettacolo!”
“No.” Rispose Asher.
“No. Hai detto di no?”
“Sì.”
“Allora l’hai visto.”
“No, sì ho detto di no, quindi no.”
Jean-Claude aggrottò la fronte. « Mbah ? »
Asher perse l’impertubabilità degli antichi che in realtà non aveva mai avuto. Comunque se l’avesse avuta l’avrebbe persa in quel momento. “Cazzo, non l’ho visto ! Sono rientrato ora dall’Italia, la Malpensa era un delirio come al solito!”
I criceti nella testa di Jean-Claude cominciarono a fumare per lo sforzo richiesto da quel sovraccarico non preventivato.“Ma-ma-ma-ma quando ci siamo incontrati, la sala non era ancora completata.”
“Ma quando ti ho visto sì.” Rispose l’altro imperturbabile.
“Ma se ero sempre lì! Mi stai paraculando? Io non ti ho visto.”
“Ma ti ho visto io. Hai inaugurato bene il nuovo palcoscenico, Jean.” Continuò tagliente. “Te l’ha smacchiato Musette il velluto?”
“Asher!” Jean-Claude si portò una mano alla bocca realizzando finalmente e poi bloccò per un braccio l’amico che se ne stava già per andare. “Asher, aspetta! Lo so che ti ho ferito, lo so che presumere di avere ancora una vita è stato un errore imperdonabile, lo so che non espierò mai il mio peccato, ma insomma…ecchecazzo!”
“Lasciami.” Sibilò minaccioso. “Ti ho già detto che non devi più toccarmi. Più, più, più.”
“Oui. Mi ricordo. E anche che non volevi giocare coi bambini dell’asilo.”
“Ehi! Sexy!”
Asher si voltò e Jack Sparrow era di fronte a lui, sorridente e bellissimo, ancor più di quanto lo ricordasse. Il pirata si avventò sul vampiro attonito e lo abbracciò con forza. “Vecchio filibustiere che non sei altro!!! Non passi neanche a salutarmi?” Jack abbracciò i due vampiri, uno da una parte e uno dall’altra. “Ecco qui i due piccioncini più fichi del secolo. Che si fa ragazzi? Si beve? Si fuma? Si tromba?”
I due urlarono all’unisono. “Jack!”
“Almeno tiriamo due sassi nel fiume, corpo di mille balene!!!”
Asher si divincolò dall’abbraccio per poi fissarlo a braccia conserte con aria triste. Che comunque era un passo avanti rispetto alla solita aria gelida di fine novembre. “Sei vivo Jack. Vivo e più affascinante che mai.”
“Anche tu sei vivo.... e un cazzo di strafico mucho arrapante.” Gli disse condendo il tutto con una bella strizzata d’occhio.
“Mi prendi per il culo?”
Jean-Claude sbuffò. “Visto che ti avevo detto? Non si può dirgli nulla.”
“Ti prendo per il culo?” Sussurrò il pirata leccandosi le labbra. “Non sai quanto mi piacerebbe…”
Asher gli voltò le spalle. “Finiscila! Nessuno vorrebbe farlo con uno come me.”
“Dovresti farti un giro sulla Perla dopo un mese di navigazione…cazzo! Non hai neanche un occhio di vetro o una gamba di legno. Di che minchia ti lamenti?”
Lo sguardo del pirata era colmo di sincera gioia e tenerezza. Le sue mani lo presero per le spalle, lo fecero voltare e poi gli afferrarono il viso finchè le loro labbra si sfiorarono in un bacio casto ma interminabile.
Quando Asher si staccò contrariato, Sparrow non lo mollò, anzi: gli sorrise e gli tirò due bei pizzicotti sulle guance. Compresa quella sfregiata.
“Il solito suscettibile, eh?” Sentenziò fermo. “Ma sempre incredibilmente irresistibile. O tà, mò basamose sul serio.”
Con la sfrontatezza che gli era propria, lo tirò di nuovo verso di sé e affondò la bocca sulla sua, baciandolo con una passione e un’intensità tali da lasciarlo letteralmente senza fiato.
Ma lo stupore durò solo un istante, perché poco dopo, Asher si strinse a lui e lo ricambiò con lo stesso trasporto.
“Mi fa piacere che abbiate appianato le vostre divergenze ma mi sento leggermente tagliato fuori.” Tossicchiò Jean-Claude mentre i due continuavano a limonare duro dimentichi della sua presenza.
“Ehi! Mi avete sentito?”
Il pirata si staccò a fatica. Si leccò le labbra e sputò per terra mentre Jean-Claude lo fissava con aria tra l’invidioso e il voglioso. “Quindi mio caro Asher, da quanto ho sentito....” Esordì sarcastico “…sei rimasto a farti le pugnette mentre io e il piccolo Jean ci consolavamo a vicenda dando sfogo alle nostre necessità represse! Non lo sai che il mio motto è aggiungi un posto a tavola?”
“No, non lo sapevo.”
“Ma è risaputo! Dove si mangia in due si mangia in tre, no?”
Asher si scostò una ciocca di capelli dal viso e scrollò le spalle con aria indifferente. “Sono spiacente, Jack. Ma certi... passatempi, non mi divertono più.”
“Non l’avrei mai detto…”
“E poi non volevo disturbare.”
“Tu?” Rise il pirata.
Asher non rispose neanche bensì si preparò al decollo mettendosi le mollette per i panni sulla piega dei pantaloni e su quella del ciuffo.
“Aspetta!” Esclamò Jean-Claude.
Asher lo fissò. Ovviamente con sguardo gelido.
“Ti prego mon chardonnoret, dimmi solo cosa eri venuto a fare.”
L’altro sbuffò. “Volevo controllare che avessi pagato le bollette.”
“Alle quattro di notte?”
“Non eri ancora rientrato.” Rispose sospirando. “Volevo controllare che non fosse successo niente. Conoscendoti…”Asher arrossì, rendendosi conto di quello che gli era sfuggito di bocca.”Oddio che ho detto?”
“Un lapis freudiano ovviamente.” Ghignò Jack.
Asher si voltò di scatto e si allontanò in volo.
Jean-Claude cominciò a farfugliare parole senza senso, diventò tutto rosso e cominciò a mangiarsi la french manicure.”
“Non ti pisciare addosso ora.” Disse il pirata ridendo e tenendosi per prudenza a distanza di sicurezza.
Jean-Claude gli lanciò un’occhiata risentita.
“Mio dolce amico…” continuò, ancora tra le risate “...siete fantastici! Un vero antidoto alla tristezza. Con voi due chi ha bisogno di droga?” Esclamò adagiandosi comodamente sull’erba a fissare il cielo, con un sorriso divertito stampato in faccia.
Jean-Claude era senza parole, si sdraiò di fianco all’amico e chiuse gli occhi.
Poco dopo, Jack, si alzò su un gomito e lo guardò dritto in faccia.
“Guarda che scherzavo...” mormorò mentre giocava con una ciocca dei suoi capelli.” C’è sempre bisogno di droga.”
“Lo so.” Sospirò l’altro.
“E piantala con quell’aria da puttansuora addolorata!” Lo sgridò tirando il lungo riccio. “Non è cambiato per niente. Ha solo bisogno di essere ammorbidito. Ungilo con un bel panetto di burro e vai con l’ultimo tango a Parigi!”
Jean-Claude sospirò sfiduciato.
“Se potesse mi ucciderebbe: lo leggo nei suoi occhi ogni volta che mi guarda.”
“Quando si tratta di lui perdi proprio la lucidità, Jean-Claude.” Lo rimbeccò. “Se i suoi occhi fossero cazzi ti avrebbe già inculato mille volte!!!”
Il vampiro non disse niente; era la seconda volta che il conte ripeteva le stesse parole di Belle. Forse era soltanto lui a non crederci.
Il tempo che seguì fu un lungo silenzio composto, che accompagnò i loro pensieri finché non giunse il tempo di rientrare.
“Belle ti ha graziato.” Osservò Jean-Claude prima di avviarsi.
Sparrow alzò gli occhi al cielo esasperato e sospirò, non prima di aver tirato un sasso nel fiume che rimbalzò ben quattro volte. “Solo per stasera amico. Sarà una lunga settimana, mooooolto lunga...”
Il vampiro gli regalò un sorriso colmo di solidarietà e comprensione. “Si può sapere come fai?”
“E me lo chiedi?”
“Hai ragione. Passami la canna.” Jean-Claude aspirò una lunga tirata dalla pipa che il pirata nascondeva nel taschino e azzardò un tiro che riuscì a produrre un bel paio di rimbalzi. Poi dopo aver ridacchiato come due dementi, essersi rincorsi romanticamente sul lungosenna tirando pietre ai barboni ed essersi presi a sculacciate i due si abbracciarono, praticamente sbavando, per poi allontanarsi sotto il cielo che cominciava a rischiarare. I clochard bruciavano così bene!

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.