lunedì 15 novembre 2010

Capitolo 25 - Mutande? Che fantasia!

Riassunto delle puntate precedenti: Abbiamo lasciato per un po' i nostri ragazzi abbracciati sul letto dopo essersi una volta di più confessati come la tortura sia il più vero cuore della loro unione. Jc ha minacciato Asher: questa volta non sarà come le altre, questa volta vuole un vero uomo, gentile e buono. Asher ha risposto "Succhiamelo, schiavo!" Ottimi auspici, no?

Colonna sonora: On a mission by Gabriella Cilmi
Jean Claude mantenne la promessa di fare del suo peggio. Così, nei mesi successivi, Asher perse completamente la testa. Come se prima… ma non infieriamo!
Già al suo risveglio, la sera dopo, il vampiro si ritrovò da solo, e non ci voleva nient’altro per dargli una scusa fantastica di mettere il muso. Non aveva ancora aperto gli occhi, che già la sua invidia del pene non sfregiat… ehm… amor proprio lo accusava di non essere altro che un idiota se davvero sperava che lui restasse lì, ad attendere il suo lento risveglio, adesso che era così potente.
In realtà Jean-Claude si era risvegliato direttamente nel letto di Belle alle 10 di mattina, con un biberon ovviamente fallico di sangue in gola e un’endovena di potere e adrenalina da resuscitare i morti. La vampira, in modalità vampira degli affetti, non aveva nemmeno atteso che aprisse gli occhi per chiedergli “Alloooooraaaa?” e farsi raccontare ogni microdettaglio della nottata precedente. 
Lui le aveva detto tutto, e ne avevano spettegolato per ore, per decidere le mosse successive. Perchè dunque, Asher aveva raggiunto un punto di rottura, su questo convenivano, e si era reso conto che un mostro cattivo e perverso doveva però mantenere un contegno per essere anche sexy e non essere declassato ad Andros di bassa lega. Adesso non era certo il momento di mollare la presa, anzi, bisognava insistere per farlo tornare ad amare anche il sesso oltre alla droga e al rock’n’lol. E forse era anche il caso di rilassargli un attimo la gelosia, prima che ammazzasse davvero qualcuno di inclonabile. 

Quando Asher arrivò da Belle fu lasciato ad ascoltare e a fomentare la propria simpatia fuori dalla porta mentre i due all’interno finivano di leccare le ultime gocce di discussione su di lui. 
“Allora quando a tuo giudizio avrai altro da raccontarmi, Jean Claude?” 

“Probabilmente già domani carissima, sai che quando azzanniamo la missione siamo meglio dei sette nani” ridacchiò lui come un idiota. “E poi ho bisogno che mi aiuti per quel dettaglio pratico: ho bisogno un pretesto, lo sai anche tu che ne ho bisogno. Cioè, non sarei credibile altrimenti a fare il frate… mi ci vedi a darla da bere a qualcuno, persino ad Asher, che sono in modalità riverginescion per lui? Dai, nessuno potrebbe essere tanto scemo da credermi, neanche una puritana teodem del Mississippi.” 

“D’accordo, anche se mi fai un po’ pena”. Belle alzò la voce, come se l’udito soprannaturale di Asher non fosse ancora abbastanza stimolato. “Jean Claude, come punizione per essere ingrassato troppo con l’ardeur, o come premio per non essere andato a lamentarti di me con Morgana71 per ben un capitolo, sei condannato a dare una regolata alla tua ninfomania a tempo indeterminato” stabilì gravemente. “A meno che non serva a far incazzare il tuo innamorato cretino, ovvio” aggiunse mentalmente solo per il vampiro nel suo letto, che sospirò piagnucolando: “Però quando vengo a battertela a te me la dai vero? Pliiiiiiiis?” 

La master gli fece dei grattini sotto il mento con il becco di un offesissimo Aldo, compiaciuta: “Ma certo, tontolino d’oro, non voglio mica farmi tornare il mal di testa. Questo vale anche per quando ti sarai ripreso il tuo emoderivato preferito”. 

Asher sentì la rabbia montare: ne parlavano come una cosa, un animale. Un servo. Assalito da un impeto d’acume, gli venne il dubbio che anche questa fosse una messinscena, dato che era impensabile che almeno lei non avesse percepito la sua vicinanza. Allora spalancò la porta: “Stavate parlando di me?” 

“Oh, sì, hai sentito bene?” 

“Certo, stavo appunto origliando!” rispose lui acidamente, prima di farsi raddolcire da Jean Claude, che gli corse subito incontro strusciandosi come un gatto contro le sue gambe, facendo le fusa.
Belle mimò un conato di vomito e si accese la pipa di oppio, tornando poi a sorridere e a chiedere rassegnata e un po’ ebete: “Avete almeno intenzione di chiedere scusa prima di sparirmi da davanti finchè non mi sarà passata la voglia di usarvi come sturacessi?” 
I due si inchinarono e presero ferma risoluzione di non peccare mai più: erano parole di rito che lei si divertiva a fargli rimangiare a ogni successiva cazzata. 
Poi Asher fu sbattuto fuori senza cerimonie a origliare un altro po’. Non sapremo mai se era l’oppio a parlare, ma Belle voleva dare a Jean Claude un bel in bocca al lupo per convincerlo dell’urgenza a rendere di nuovo spendibile la sua dolce metà. “Perchè vedi” spiegò “alla fine a forza di cazzi tu non sei venuto su così male, sei carino e simpatico, ma…” 

“Non sono il tuo tipo” ammiccò lui maliziosamente. 

“Nono, mi piacciono i giochini da collegiale che facciamo assieme, ma una donna ogni tanto ha bisogno anche di un uomo.” 

Il vampiro assentì chinando appena la testa. “Ti manca molto...” Non ottenendo risposta, Jean Claude cominciò a scappare verso la porta, quando d’un tratto lei parlò. 
“Certo che mi manca, cosa credi?” Replicò con un’ombra di malinconia talmente evidente che Asher sentì il proprio cuore già fermo fermarsi di più, e si sentì per una volta un po’ troppo frocio per questa terra. “Ma quello è più pera di Louis-Bradipo. Però secondo te un sacchetto in testa…?” 

Furono le ultime parole che riuscì a percepire. 
Piuttosto eccitato dalle rivelazioni appena ascoltate, fece per allontanarsi quando, inaspettatamente, Jean Claude aprì la porta e gli schiaffò la lingua in bocca e lo penetrò con il suo sguardo più letale e diabolico (ebbene sì, anche questo è nell’originale: Morgana71 è proprio una porca). “Andiamo a lavorare, mon amour. Adesso.”
E da quel momento in poi fu come sedersi su un tappeto di spilli. 
Naturalmente si trattava del famigerato contratto per l’acquisto del terreno. Sistemare la questione tramite vie legali era ovviamente possibile, ma perchè usare il metodo lungo e dispendioso? 
Asher ruppe le scatole per almeno due ore sull’essere brutto e ormai incapace di scopare, ma Jean Claude demolì tutta l’accurata progettazione hamiltoniana di un personaggio che più originale e macho non si può ribattendo 1- che bastava tenere i capelli davanti alla faccia 2– che bastava ipnotizzarli 3-che non c’era differenza morale tra l’ipnotizzare qualcuno col potere della chirurgia plastica o delle lenti a contatto colorate 4-che comunque era un vampiro fiero dei suoi poteri e quindi cosa gliene fregava 5-che una scopata era una scopata 6-che Belle gli aveva vietato di fare sesso, e non voleva mica farlo picchiare di nuovo così presto. 

Per Asher fu come essere scosso in giro con un fulmine nel culo, e una volta aperta una breccia non fu difficile spingerlo nel precipizio del prendersi cura del sindaco, di sua moglie, sua figlia, suo genero, suo cognato, del cugino Coso, del pagliaccio It, del maggiordomo, del primo e del secondo lacchè, della cameriera, della governante, del vicesindaco, del governatore, del presidente della provincia, della giunta, dell’assessore al turismo della città gemellata, di un paio di tabaccai, di quattro minorenni che passavano di lì, di un bunga-bunga e di un cancelliere, per non parlare del cane. 

Mentre si tenevano queste due o tre orge Jean Claude, zitto zitto quatto quatto, si ritagliò una visitina in motel con il notaio. In realtà quest’ultimo non fu nient’altro che una sua spudorata provocazione: perché non era necessario, perché la questione era già stata conclusa, e perché il suddetto notaio era fin troppo avvenente. 
Asher ovviamente se ne accorse ma per una volta se ne fregò altamente e tornò a farsi i cazzi suoi e non solo. 

Logicamente Jean Claude non si fermò lì, e iniziò a mettere in pratica tutti gli strusciamenti da danza dell’ammmmore dell’oritteropo formichiere tibetano che conosceva per far impazzire il suo troppo orgoglioso ex. In mancanza di altra mercanzia, allargò le sue attenzioni, oltre a Cinzia, alla quasi totalità della compagnia teatrale composta, chiediamoci anche il perchè, solo da bei manzi piuttosto alti aperti a ogni perversione, che amavano prostituirsi per qualsiasi avventore del teatro, figuriamoci se non si degnavano di dare una spolveratina anche al boss in cambio di qualche bella parte da protagonista. E forse anche per questo, ogniqualvolta i loro occhi si fermavano su Asher, il loro sguardo si accendeva, ma non di terrore, né di disgusto. Ognuno di loro sapeva che ruolo di rilievo avesse presso i finanziatori, e lo trovava... la persona giusta a cui fare un pompino. 
Era esattamente con questo termine che il bell’Andrè o Antonio, uno a caso, lo aveva definito per salvarsi la vita quando, sorpreso in atteggiamento alquanto intimo col suo amato datore di lavoro, questi gli domandò se anche lui trovasse il suo amico incredibilmente ficoficofico. 

*Flashback* Asher sgranò gli occhi per la sorpresa dimenticandosi del suo solito sguardo gelido e perfino di nascondere il lato sfregiato dietro il suo amato ciuffo di capelli. Era possibile? Doveva davvero credere ai suoi occhi? La coca con cui si stordiva da troppo tempo aveva finito di rodergli quel poco che restava del suo naso? 
Jean-Claude era in ginocchio sul divano e intratteneva un… sniff sniff… infrarossi… calorimetria… esame del polso e della pupilla… 
“Porcaccia, un umano!” ringhiò, sinceramente offeso. Insomma, a livello razionale si rendeva conto che rispetto a una donna aveva qualcosa di troppo e qualcosa di meno, ma qui si esagerava.
“Oh, sei tu caro? Sì, ti presento Dominique, no Ruby, no Ludo, occazzo quello che è, viene da Beri, è qui in Erasmus e fa teatro come hobby, si fa chiamare Andrè come quello di Lady Oscar perché per essere gay non è per niente eccentrico, ma per essere scemo non gli manca niente, non è eccitante?” 

“No, fa schifo. Sembra un cespuglio. Ora vi ammazzo entrambi”. Strillò Asher estraendo una pistola dalla tasca.
“Ma amore, pensavo tu fossi felice di vedermi… Cespuglio? Ehm, volevo dire, Andrè! Posso presentarti mio marito? La nostra storia è una lacerazione di coglioni, ma tant’è. Non lo trovi ficoficofico?” 
*Fine flash* 

L’umano era un po’ confuso. Il suo primo istinto fu di scappare nudo come un verme, poi rimase ipnotizzato più di quanto non fosse già prima, quindi iniziò a sbavare, per poi sfiorargli i capelli e accostarsi al suo orecchio. “’O famo strano?” Gli sussurrò lasciandolo di sasso. 
E mentre Asher fissava scioccato Jean Claude che gli mostrava la sua bravura nel fare l’elicottero, il giovane Andrè gli si incollò come uno zombie fino ad ottenere una sana slinguata. 
Allora l’umano si staccò da lui estasiato e si voltò verso l’altro: “Gah… sbav… oui… QI formica… E’ davvero l’uomo giusto a cui fare un pompino: c’avevi ragione, Gianni”. 

Non si rese conto del come né del perché reagì in modo tanto violento: forse si convinse che Jean Claude avesse incantato il ragazzo, o perché sembrava che parlassero di lui come un esemplare da esibire e giudicare, o perché un inferiore qualsiasi lo chiamava con nomignoli da letto. Ma davvero abbiamo bisogno di un motivo per mandare in crisi isterica il nostro biondo? 
Fatto sta che Asher uscì dal camerino accecato dalla rabbia, che scatenò senza controllo sulle prime file del teatro, su cui scrisse col sangue cosucce tipo “Posto del coglione” o “Frocio chi si siede”.
Non era né la prima né l’ultima volta che Jean Claude si vedeva costretto a improvvise corse all’Ikea per ricomprare piatti e bicchieri che il suo ex marito rompeva per divertirsi. E aveva sempre tollerato quegli scatti d’ira, per nulla imprevisti, anzi un po’ fomentati, ritenendoli inevitabili nonché necessari al raggiungimento del suo fine. Ma, tanto per far succedere qualcosa e darci l’occasione per una scena di sesso che mancava da almeno dieci righe, non quella volta. 
La sua reazione con l’umano lo aveva innervosito particolarmente, e non lasciò correre. Lo raggiunse in platea, lo agguantò per una spalla e lo voltò brutalmente verso di lui. “Te lo tiri così tanto che t’è rimbalzato in faccia?” 

Asher rimase senza parole: non era certo quello che si aspettava lui gli rinfacciasse. 
“Non voglio la pietà di nessuno.” Replicò comunque acido. “E non sono un fenomeno da baraccone.” 

“No, sei solo un vampiro stupido e ottuso.”
“Sì, sono un vampiro, ma stupido e ottuso sono sinonimi, ignorante”. 

“Mai sentito parlare dell’uso del pleonasmo come rafforzativo?” 
Si guardarono in cagnesco; ma Jean Claude era irritato in modo non sexy come non lo vedeva da tempo. Allora Asher abbassò il tono. 

“Che cazzo vuoi?” Chiese fingendo indifferenza. “Che dimentichi la mia faccia soltanto perché hai promesso un aumento a un umano del Biafra?” Jean Claude serrò le mascelle, ma i suoi occhi rimasero freddi. “O vuoi che sia compiaciuto del fatto che mi trovino “ficofico”, magari perché hanno il QI di un criceto spaziale putrefatto e sei riuscito a ipnotizzarli con le tue voglie malate?” 

“Non è vero non è vero non è vero!!” Strillò tagliente. “Ti sembra davvero così assurdo che altri ti vedano come io ti vedo? Che qualcuno ti desideri, che vada oltre un paio di cicatrici...” 

“Un paio??? Alla faccia, se mi permetti il doppio senso… Tanto ormai sei più bello tu. Gnegnegne!”.
A quel punto Jean Claude sbuffò esasperato. Si avvicinò e gli sfiorò… mah, indovinate un po’. Asher lottò furiosamente per non frignare e non scoparlo: non voleva ascoltare, non voleva nemmeno pensare a quello che gli aveva appena detto, non voleva sentire le sue mani sulle palle, non voleva pensare alle esigenze della fan fiction. Ma non si tirò indietro: chiuse gli occhi e lasciò che le sue dita tracciassero gli orrendi solchi che sembrava avessero incenerito il suo cuore, il suo spirito, la sua anima, i suoi sentimenti, le sue emozioni, la sua bontà, la sua allegria e il suo pene. 
“Ma perchè mi stai torturando?” Bisbigliò. “Mi costringerai a farmi i tuoi compiti e mi farai ingelosire di tanto in tanto ma senza fare sesso con me? O mi costringerai ad esternare la mia libidine repressa con altri finchè non sarò di nuovo un drogato e cadrò tra le tue braccia?” Onestamente non aveva capito molto bene questa parte del copione. 

“Non lo so, ma ti romperò le scatole per molto tempo. Finché non regolerai la tua emitudine.” 
Asher spalancò i suoi occhi di ghiaccio e gli lanciò uno sguardo gelido. 
“Non mi hai fatto niente, faccia di serpente! Non mi hai fatto male, faccia da maiale! Non spaventi nessuno, Asher. Né me, né Belle, nemmeno i miei amanti o i tuoi. E’ solo quando ti incazzi come una bestia e fai le smorfie e ti metti il rossetto nelle cicatrici che in effetti sei un po’ terrificante. C’è per l’appunto un caso clinico di Freud che fa al caso nostro, se vieni di là io e Coso te lo leggiamo…” Scivolò con la mano ad afferrare la sua e cominciò ad arretrare verso la stanza. “E poi passiamo intere nottate nel mio letto senza fare niente ed è bellissimo lo stesso!” Lo schernì mentre lo conduceva con sé. 

“Te lo tronco nel culo?” 

“Dai sii serio”. Jean Claude a quel punto si bloccò innanzi a lui e i suoi occhi scintillarono nei suoi come un lampo nel buio. “Lo sai che quando avevo tredici anni mio cugino me l’ha fatto vedere e da allora sono traumatizzato”.
“Ma che cazzo dici, Brain?” 

“Ma la supercazzola ce l’hai nello sbiribocci antani per due?” 

“Eh?” 

“Puppa!!” 

Finalmente Asher capì e ringhiò: “Ah, è così? Ti credi furbo ad avere cominciato i capitoli in cui mi sfotti? Bè vediamo quanto reggi”. 
Afferrò il suo compagno, constatò en passant che era già nudo, e lo scaraventò su una poltroncina divelta per riempirlo di cinghiate. Jean-Claude si rotolò e squittì felice, pensando fossero preliminari, ma, una volta sfogato il grosso dell’incazzatura, Asher gli intimò di mettere in ordine la sala, mentre lui portava sul palcoscenico l’umano e lo scopava a morte. 

Ah, le storie tormentate...
Qualche tempo dopo…
“Ho un regalo per te.” Sbottò Asher entrando in camera di Jean Claude senza nemmeno bussare. 

*Flashback alla seconda* 
“Buonasera monsieur.” 

L’uomo si voltò di botto e lo vide: svolazzava appena fuori dalla finestra, il volto oscurato dai lunghi capelli che risplendevano sotto la luce della luna, le labbra rosse, piegate in un sorriso provocante e deciso. Scosse la testa, annusò un attimo la canna che aveva spento da poco interrogandosi sul suo pusher di fiducia, ma la figura non si mosse. E poi lo riconobbe. 
“Ah! Ecco chi cazzo eri” Esclamò stupito. 

“Ebbravo che ti ricordi, hai vinto un’ora di vita in più.” 

“Sei... siete l’amico di Jean Claude.” Rispose titubante. “Come fate a volare?” Chiese poi ricordando che il suo studio si trovava al terzo piano. 

Senza degnarsi di rispondere, la figura chinò la testa e scoprì parte del viso. “Sà, spogliati.” La sua voce era morbida e seducente come una notte d'estate a Malibu, e l’uomo non poté far altro che eseguire, mentre l’inaspettato ospite balzava accanto a lui, fulmineo ed elegante come uno splendido elefante, così non solo abbiamo messo un paragone da film horror, ma fa anche rima. 
Si guardò intorno con aria compiaciuta. “Vedo che almeno non vivi in una catapecchia e sai probabilmente leggere” Constatò tranquillamente. “Mi piacciono di più gli umani senza sifilide.” 

“Veramente...” L'uomo era impacciato, così vicino a quell’essere imponente, misterioso eppure così ficofico. 

“Veramente cosa?” Chiese impaziente voltandosi all’improvviso e guardandolo dritto negli occhi, già stufo di sentire la cena che parlava. 

Dio mio, pensò l’altro quando intravide le zanne da castoro. Poi cercò di darsi un contegno. “Veramente se avete fantasie sui codici di leggi siete un po’ perverso” Rispose timido. 
“E’ il mio lavoro.”
Il creaturo sorrise, avvicinandosi ancora. “E vedo che non sono il solo.” Gli sfiorò la guancia con le nocche ed esaminò attentamente il suo volto. Era davvero bello. I lineamenti delicati erano marcati da un pizzetto castano che gli dava un’aria autorevole, ma gli occhi verdi, limpidi e innocenti, tradivano la sua giovane età, così come i lunghi capelli raccolti in una coda, che slegò in un istante, liberandoli in lunghe onde lucenti. Sembrava una donna barbuta. 

“Il vostro viso...” sospirò improvvisamente l’umano. Cercò di scrutarlo e sollevò una mano per scostare delicatamente i fili dorati che gli nascondevano la guancia. L’espressione dell’altro si indurì, e gli fece una smorfia per spaventarlo. 
“Dev’essere stato un incidente terribile. E’ stato sul lavoro? O forse una moglie musulmana gelosa? Un chirurgo plastico impazzito? Posso aiutarvi a ottenere un risarcimento se volete.” Asserì perdendosi nei suoi occhi; scivolò con le dita ad accarezzare la parte deturpata, per poi scorrere lungo le labbra e infine raggiungere la pelle perfetta. “Ma siete bello come un angelo, monsieur...” 

“Asher.” Disse con un filo di voce. “Il mio nome è Asher.” Gli insinuò delicatamente una mano tra i capelli, e si chinò a sfiorargli il collo con le labbra. “Non avete proprio nessuna paura di me?” Chiese accarezzandogli la pelle col suo respiro.
“Non ancora, signore...” Rispose sommesso. “Volete farmi molto male?” Inaspettatamente le sue mani scivolarono sul vampiro, a sfiorargli la spalla, il viso, i capelli; e poi lo attirò a sé, finché non sentì la sua bocca sulla gola. “Mangiate pure, signore, mi piacciono i succhiotti da strapparmi la giugulare.” Ansimò.
“Padrone...” Sibilò il vampiro. Sollevò la testa e gli prese il viso tra le mani. Lo baciò delicatamente sulle labbra e quando lo vide cadere in ginocchio abbandonandosi a lui completamente, il suo sorriso si allargò fino a scoprire le zanne. “Chiamami Padrone.” 
*Fine flash alla seconda* 

Jean-Claude era disteso sull’enorme letto intento a darsi lo smalto alle unghie dei piedi. 
“Ah sì? E perché? Mi sono dimenticato un anniversario?” Chiese svogliatamente, ancora offeso. 

“Perché domani torno in Italia e non so per quanto tempo sarò via.” Rispose catapultandosi accanto a lui con due falcate. “Un presente per ricordarti di non fare troppo il furbo.” Dalla mano dietro la schiena, venne fuori un morbido paio di mutandine di seta, di uno scintillante color rosa cangiante a cuoricini, che cominciò a far scorrere sulla pelle nuda dell’altro, tra i lembi aperti della veste da camera, e che poi avvolse delicatamente al suo pene. 

Jean Claude notò la sua aria da ras del quartiere e cercò di scavare fuori le ragioni specifiche. Grattandosi la testa con lo smalto ancora aperto annusò le mutandine, e dopo un po’ di ricerche incrociate al computer della NASA il criceto nel suo cervello associò l’odore al proprietario. Allora Jean-Claude si chinò verso il compagno, che intanto si era sdraiato con la guancia praticamente sulla sua spalla, gli prese il mento e lo baciò lievemente. “Merci, mon amour.” Disse senza troppo entusiasmo. Quindi bestemmiò per essersi rovinato lo smalto e cominciò freneticamente a sistemarsi con l’acetone, dimentico di ogni altra cosa attorno a se.
“Non ti piace?” Mormorò Asher iniziando a incazzarsi. 

“Oh no, mi piace. Mi sono piaciute appena le ho tolte al proprietario...” Replicò senza distogliere lo sguardo dalle unghie “...alcuni giorni fa.” 

Asher si produsse in un sorriso sexysadico e macho come neanche in Grease e rimase zitto a tirarsela. 

“Mi lasci tutto eccitato a riordinare teatri” Piagnucolò Jean Claude all’improvviso senza nemmeno guardarlo. “... e poi ti vai a sbattere i miei scarti.” 

Asher scattò a sedersi con lo sguardo indignato e gli mollò un ceffone. “Magari avresti preferito che te lo portassi attaccato al precedente proprietario!” Esclamò. 
“
Perché no? Mi sono sempre piaciuti i trenini, lo sai”. 

“Sei solo un arrogante bastardo! E io che non ho nemmeno ucciso i tuoi umani porcacci. Pensavo ti avrebbe fatto piacere scoprire che mi sono sciolto un po’ sul sesso.” Inveì balzando in piedi. Si scagliò verso la porta, ma Jean Claude fu più rapido e gli sbarrò la strada. “Adesso me ne vado, fatti una sega!” Sibilò rabbioso. 
Ma l’altro si sfilò le mutande e gliele infilò in testa, tirandolo con decisione verso di sé. Poi gli si incollò addosso e imprigionò la sua bocca con un bacio per nulla delicato, divorandola con le labbra, la lingua e le zanne, vincendo senza sforzo ogni sua resistenza. Quando si staccò da lui, Asher era completamente stordito, con gli occhi in fiamme e le labbra gonfie e sanguinanti.
“Volevi lasciarmi senza nemmeno un salutino? Non ti piace quando ti faccio incazzare apposta?” Gli chiese Jean Claude sbattendo gli occhioni. 

“Potrei farti ancora molto male.”
“Sarebbe anche ora, mon chardonneret.” Ma prima ancora che potesse dire qualcos’altro, Jean Claude gli avvolse il tessuto attorno al collo e gli accarezzò la guancia. Le sue dita erano infuocate, i suoi occhi completamente blu, come i bambini del Villaggio dei dannati. “Dai, baby, torna presto e impara qualche giochino nuovo dai consiglieri. Io ti aspetterò e farò il bravo”. 
Asher levò gli occhi al cielo, gli elargì un bacio a stampo e se ne andò ridendo fino alle lacrime.

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

mercoledì 20 ottobre 2010

Capitolo 24 - Viva gli emoderivati!


Riassunto delle puntate precedenti: Lo sanno tutti, Jean-Claude è molto più bravo di Asher a fare l'irritante (anche se è una lotta) e quindi il biondo viene istigato a suon di insulti a sfracicarlo di mazzate ferrate. In realtà Asher non fa neanche troppo ostruzionismo, magari però, nella foga del momento, si fa un po' prendere la mano... Riuscirà il loro ammore a resistere a cotanta prova?

Colonna sonora: Resistance by Muse
Asher buttò la mazza chiodata a terra e si asciugò il sudore dalla fronte. Merda, sudare gli increspava i capelli! Possibile che fosse così fuori forma? Eppure al Consiglio si teneva in esercizio: ne frustava almeno tre al giorno!!! Forse aveva esagerato? 
Pian piano, mentre la visione lateralperiferica tornava, l’adrenalina veniva riassorbita e, in poche parole, qualche barlume di buon senso faceva timidamente capolino nel suo cervello, si rese conto che qualcosa non andava. Cos’era quella roba rossastra appesa al muro? Non poteva essere un Picasso, Belle lo odiava da quando le aveva dedicato Les demoiselles d’Avignon, e quindi cosa cazzo era? Mentre si avvicinava e la sua mente finiva di snebbiarsi, la cosa emise un lieve gemito e la consapevolezza di ciò che aveva fatto lo colpì come un maglio. 
“Jean-Claude sei tu?”
L’altro alzò il capo di circa mezzo millimetro inarcando, tra mille dolori, quel che restava del sopracciglio sinistro. Comunque l’espressione gne-gne gli veniva bene anche ridotto a una merda. “Non mon chardonnoret, sono la fatina dei denti e questo che vedi non è sangue, è marmellata di fragole..” 

“Fanculo, lo vedi cosa mi hai fatto fare?” Gli urlò Asher tra le lacrime mollandogli uno schiaffone. “Sei il solito stronzo!” 

Jean-Claude nondimeno riuscì a ridacchiare, cent’anni di stupri ti rendevano resistente, nulla da dire. “Di' la verità che volevi realizzare il tuo sogno e rendermi finalmente uguale a te.”
Il piede di Asher batteva impaziente sul pavimento. “Ecco! Dici queste cose e come faccio io a non odiarti?”
L’altro gli sorrise enigmatico e poi chinò il capo e spirò. Asher cominciò a scuotere ossessivamente la forma esanime coperta di sangue. “Jean-Claude! Jean-Claude!” Come avrebbe fatto senza di lui? Cazzo, picchiare i pirla del Consiglio non l’aveva mai soddisfatto neanche la metà di quanto aveva goduto oggi. Come poteva tornare a quella vita? “JEAN-CLAUDE! Oddio non parla più!!”
Uno sfolgorante sguardo blu, che col rosso risaltava particolarmente bene, si fissò nei suoi occhi colmi di lacrime. “Scherzetto! Un tempo saresti stato contento di avermi fatto chiudere la bocca…” 

“Te l’ho sempre detto che chiacchieri troppo…e poi preferivo chiudertela con altri metodi.” 

“In una coppia ci vuole uno che parla, e anche uno che agisce.” Rantolò il tapino mentre l’altro lo stoccacciava in preda ai rimorsi, incurante delle ferite ancora fresche. 

“Ma guarda cosa ti ho fatto! Guarda come ti ho ridotto! Sono un mostro! Sono cattivo! Sono perverso!” Asher si leccò le labbra. “Mmmm…sono eccitato!” 

Jean-Claude a queste parole avvertì le vecchie speranze riaccendersi, anche se si sentiva ancora uno straccio: persino l’ardeur era in sciopero, lo percepiva talmente rintanato nelle profondità del suo essere da fargli sospettare che il suo demone allegro avesse finalmente scelto la clausura… “Ma se non hai neanche finito, sei arrivato appena a novantanove!!” 

Asher sfoderò il suo sguardo gelido.“Ok.” E poi gli mollò uno sganassone.”Va bene così?”
“Meglio grazie.”
Lo sguardo gelido di Asher si sciolse come un fiordifragola ad agosto e il vampiro appoggiò con cautela la fronte su quella dell’amico. La sua voce era solo un sussurro, ma per l’altro era come musica sinfonica, come acqua per un assetato, come coca per una starlette in crisi di astinenza. “Oh Jean-Claude ti amo ti amo! Amo il modo in cui mi rendi pazzo, amo il modo in mi costringi a frantumarti le ossa, amo il modo in cui mia assolvi continuamente da tutti i miei peccati, qualunque cosa ti faccia.” 

“In secula et secolurum, amen.” Il sorriso di Jean-Claude risplendeva di luce propria, le sevizie quasi dimenticate. Cazzo, pensava il vampiro, quella puttana di Belle aveva avuto ragione anche stavolta e adesso chi la sopportava quella sborona? Ma del resto le troie non hanno sempre ragione? Ma non era una troia anche lui? Ma Belle era la più bagascia di tutte. 

“Lo sai che sei sexy?” Gli alitò Asher sulle labbra intingendo un dito nel suo sangue e leccandolo. 

“Ti piacciono gli hamburger?” 

“Il rosso era il colore preferito di Juli.” Disse Asher mentre procedeva con cautela a liberare l’amico dai catenacci.
“Lo so. AU mi fai male!” 

Asher se lo caricò su una spalla come un sacco di patate. “Quante storie…pensa alle macchie sul mio vestito!” 

Una volta arrivati nella camera di Jean-Claude, Asher depose il suo prezioso carico sul lettone orgy size, non prima di averci steso sopra un bel telo protettivo. Chi la sentiva Musette altrimenti? Poi si guardò intorno. “Ma dov’è?” 

“Chi?” Sussurrò Jean-Claude.
“Quando tu hai finito con la tortura c’era…c’era il lupo Dorino che mi aspettava. Per te non c’è nessuno?”
Jean-Claude lo fissò un attimo in silenzio, preparandosi per la prova del nove. La sua vita, la sua felicità, dipendevano da come Asher avrebbe reagito nei prossimi cinque minuti. Cazzo se era messo male. “No.” Due secondi di pausa. “Era previsto solo per te.” 

Asher sbarrò gli occhi cerulei e poi gli mollò l’ennesimo sberlone. “Cazzo Jean-Claude potevi morire!!!”
“Ahi!” Protestò il vampiro.”Guarda che sono sempre in tempo!” Poi, dato che la percentuale di pelle sana cominciava a superare quella al sangue, si concesse un’espressione sexy. “Puoi sempre baciarmi…e leccarmi le ferite come ho fatto io nel capanno, e darmici un bacino che mi passa la bua…e farmi gustare il tuo sangue…”

“Ummm…ho come la sensazione che tu e Belle abbiate predisposto tutto…” 

“Chi, io? Sarei capace di fare qualcosa di così intelligente? Voglio stare con te o no?” 

“Hai ragione, hai ragione, lo so che hai ragione. Però…” 

Jean-Claude riuscì a mettersi seduto e a posare le mani sulle spalle dell’amico. “Guardami negli occhi. Ho detto negli occhi! Hai un copione nel culo anche stavolta?” 

Asher si diede una palpatina al retro delle braghe.“Sigh. No. Se Morgana71 ci provava l’avrei uccisa col tubo delle pringles. ”
“E allora dai il via alla libidine, oramai hai detto che mi ami. Puoi anche stuprarmi, picchiarmi, torturarmi, uccidermi.” Gli occhi del vampiro mandavano bagliori blu mentre si fregava le mani come uno strozzino in tempo di crisi e ripeteva ossessivamente.” L’hai detto! L’hai detto! L’hai dett-“ 

“Ok. L’ho detto, ora basta però.” Disse Asher tappandogli delicatamente la bocca con una mano. Poi cominciò a spogliarsi mentre l’altro lo guardava adorante. 

“Oh! Hai ancora i fiorellini con cui ti ho decorato l’uccello!!!” 

Asher riuscì ad arrossire. “Sì. L’ho messo tra due fogli di carta assorbente…” 

“Che tenero.” 

“Ora non alzare la cresta. Non so se riuscirò a sopportarti.” Replicò Asher sistemandosi di fianco all’amico e sfiorando con un dito le sue ferite. Se univi gli sbreghi dall’ 1 al 27 ottenevi Winnie the pooh che stuprava un vasetto di miele. 

Jean-Claude lo prese per i capelli, i loro visi erano a un millimetro di distanza. “Sopportarmi? Ma è ovvio che non ci riuscirai! Io ti farò impazzire, ti ballerò la macarena nudo tutte le sere, ti farò sentire le intercettazioni dei miei randevous, ti obbligherò a vedere tutte le puntate di Sex & City e nei momenti di intimità ti chiamerò Samantha! Ti addomesticherò, vedrai.” E poi lo baciò e lo baciò e lo baciò. Notorius e Ingrid Bergman gli facevano una pippa! 

Ad Asher gli ci volle qualche minuto per riprendersi e tre tentativi per ritrovare la voce. “Addomesticarmi? Impossibile.” 

“Prendimi le ciabatte.” 

“Le prendo in bocca?” 

“In bocca devi solo prendere il cazzo.” 

Asher fece per raccoglierle e poi si fermò. “Non puoi addomesticarmi Jean-Claude, non puoi.”
Il vampiro gli baciò le cicatrici sul lato sfregiato del viso, una per una fino all’orecchio e poi disse piano. “Allora vuol dire che mi dovrai uccidere.” 

“Ok, ci penserò.” Rispose Asher prendendo il viso dell’amico tra le mani e portandogli la testa davanti alla propria carotide pulsante. “Dopo aver scopato però.”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 23 - Ora sì che mi sento meglio


Riassunto delle puntate precedenti: Dopo l'ennesima marachella Belle punisce i suoi due bamboccioni a modo suo: dovranno prendersi a mazzate vicendevolmente. Per Asher non è una novità ma per Jean-Claude sono grossi problemi anche perchè l'oggetto scelto dalla sua sire per torturare l'amico è davvero tra i più temibili: una copia di Cioè. Riuscirà il nostro Asher a rimettersi? E cosa c'è in serbo per il povero Jean-Claude?

Colonna sonora: Satisfaction by Rolling Stones
Jean-Claude cadde per terra piangendo calde lacrime sul giornale arrotolato. Si accorse con orrore che il poster del licantropo Jacob era leggermente macchiato di sangue e pianse più forte. Il sangue di Asher, aveva versato il sangue di Asher!
“Ti pregherei di non frignarci sopra” sbuffò Belle avvicinandosi al vampiro inginocchiato.”Non l’ho ancora letto.”
“Ecco sei sempre la solita!” Sbottò Jean-Claude fulminandola con lo sguardo mentre Aldo gli volteggiava sulla testa a mò di avvoltoio.” Dici che mi vuoi aiutare e poi ti rimangi tutto in meno di cinque minuti. Perché illudermi dicendomi che vuoi fare la mezzana tra me e il mio Ashy? Come pensi che mi guarderà adesso dopo tutto quello che gli ho fatto?”
“Cazzo Jean-Claude! L’hai frustato con una copia di Cioè! Vabbè che quel giornale ha rovinato intere generazioni, ma Asher dovrebbe essere in grado di sopportarlo! L’ho pure mandato a rifocillarsi con uno dei miei mannari preferiti!”
Il vampiro tirò su col naso. “Tu non capisci Belle, ne ferisce più la penna che la spada!”
“IO NON CAPISCO?” Urlò Belle.”No, direi proprio che non capisco come un vampiro osi parlare in questo modo alla sua sourdre de sang e sperare di restare vivo per raccontarlo!”
“Lo termino?” Chiese Musette speranzosa, Aldo si era stufato dei croccantini per gatto e cambiare dieta gli avrebbe certo giovato all’umore.
“No mia cara, questo idiota non aspetta altro che il colpo di grazia, non gli darò questa soddisfazione. E poi manca ancora l’altra parte dello spettacolo!”
“Già. Quella in cui Asher punisce me.”
Belle fissò gli occhi liquidi del suo protetto e si intenerì. Maledicendo il suo buon cuore abbracciò il tapino sistemandogli la testolina ricciuta sul florido seno. “Anche se non sembra, tu sei un uomo Jean-Claude e come tale non capisci un cazzo. Che ne vuoi sapere di strategia amorosa? La tua idea di conquista consiste nello sbattere i tuoi occhioni blu e sbottonarti la patta dei pantaloni! Ti concedo che lo fai con molta grazia e che nella maggior parte dei casi umani che intrattieni basti e avanzi ma Asher è fatto di una stoffa diversa e la tua tattica dovrebbe essere più raffinata del metterti a tappetino implorando di farti fare qualunque cosa.”
“Ma un tempo funzionava!!!” piagnucolò il vampiro.
“Appunto! Un tempo! Quel tempo è passato mio caro, è giunta l’ora di cambiar musica. Asher ha bisogno di capire che razza di mostro, orrendo, perverso, deviato e cattivo sia diventato.”
“Orrendo, perverso e deviato. Sicuro! Questa sì che sarà musica per le sue orecchie…”
“Deve accettarlo Jean-Claude, deve accettarlo, sfogarsi e andare avanti con la sua vita e tu lo devi aiutare.”
“Ma come?”
Belle gli accarezzò i capelli guardandolo con malcelato compatimento. “Lo saprai mio caro, lo saprai e farai la cosa giusta.” Gli sussurrò posandogli un bacino sulla fronte.
Le gocce di sangue per terra si congelarono istantaneamente: un Asher di nuovo in splendida forma fece la sua comparsa entrando come un turbine e dispensando sguardi gelidi a un’inesistente platea. “Ecco, me ne vado per un secondo e voi due mi trombate alle spalle e proprio sul mio letto di tortura. Non c’è più religione…”
“E per fortuna, aggiungerei io.” Disse Belle sistemandosi crinolina e parrucca andate a ramengo nel pastrugnamento consolatorio. “ O forse senti la nostalgia di un bel bagno rilassante nell’acquasanta? Posso dar fondo alle mie scorte e organizzarti subito un bell’idromassaggio! Le bollicine le vuoi alla mirra o all’incenso o-” Il resto della frase non la capì nessuno perché Jean-Claude si mise a piangere così forte che persino Aldo si ammutolì.
Belle sospirò, oramai prossima alla debacle psicofisicaattitudinale. “Visto cosa mi fai fare Asher? Il bambino si è turbato!”
Il vampiro degnò il suo compare in lacrime di una fuggevole quasi tenera occhiata e poi alzò il mento e gonfiò il petto, rivolgendosi orgogliosamente alla sua sire. “So qual è il tuo piano Belle. Vuoi far vedere a Jean-Claude il mostro che sono diventato, vuoi che non mi ami più, che non mi resti neanche la sua pietà!”
“Impossibile! Impossibile!” cantilenava Jean-Claude tra un singhiozzo e l’altro.
Belle contò mentalmente fino a dieci consapevole che per calmarsi arrivare fino a mille non sarebbe bastato. “Cazzo Asher! Una ci prova a fare la gentile con te, ma tu le sberle me le cavi a forza dalle mani!!! Forza che mi sono rotta i coglioni di questa farsa! Scegli l’arma e procedi. E vedi di fare un lavoro migliore come torturatore che da torturato non sei riuscito neanche ad istigarlo a dovere!!!”
“Ma Belle! Dopo due secoli che lo prendo a pesci in faccia senza una reazione cosa cazzo dovevo dirgli?”
Jean-Claude tirò su col naso e annuì. “Povero Ashy, mica ha tutti i torti… e poi tentare di farmi soffrire di meno è stato comunque il gesto più bello che ha fatto per me da tantissimo!”
“Dio santo. Dovrei farvi la lampada e dimenticarmi della vostra esistenza ma per vostra fortuna ho un cuore grande e un portafogli bucato. Vuoi scegliere l’arma o no?”
“Dov’è il giornale?” Chiese Asher guardandosi in giro.
“Giornale? Mhuamhuamhuamhua! Hai sentito Musette? Il pirla cerca “il giornale”! Non è tenero?”
Musette sgranò gli occhi cerulei con aria innocente. “Lo termino signò?”
“Vai a giocare con Valentina mia cara, mi sembri leggermente monotematica…” sbuffò Bellemorte. “Tornando a noi Asher, una domanda simile me la sarei aspettata dal tuo compagno di merende…ti facevo più sgamato.”
Gli occhi di Asher si strinsero sospettosi, passando velocemente da una ridacchiante Belle a uno Jean-Claude che si stava ammanettando al palo con l’aiuto di Musette, vestito solo di uno straccio bianco modello Gesù Cristo senza croce o pannolone per anziani. “Cosa vorresti dire?”
“Voglio dire che “Cioè” era l’arma di Jean-Claude, non la tua.”
“E la mia qual è? Ragazza moderna? Top girl?”
“No.” Bellemorte si fermò qualche secondo per garantire la necessaria suspance e poi, con un mezzo sorsetto soddisfatto, sparò.”Una bella mazza chiodata.”
“Ahhhhh!” Asher sospirò di sollievo scostandosi i capelli dalla fronte.”Una mazza chiodata.” Poi strabuzzò gli occhi.”UNA MAZZA CHIODATA?”
Jean-Claude sospirò con aria rassegnata. “Dov’è la mia corona di spine? Perdonatelo, o lettori, perché non sa quello che fa.”
“Sì miei cari una bella mazza chiodata. Non sentivi la mancanza dei bei vecchi tempi? Ecco qui la tua occasione. Carpe diem! Approfittane!”
“Ma io non posso…” Sussurrò il vampiro fissando prima l’amico che aveva già rivolto l’estatico viso verso il cielo in cerca di spiritosi santi e poi l’orrido bastone irto di punte di argento lucente che gli porgeva la sempre servizievole Musette.
Jean-Claude fissò l’ordigno reprimendo un brivido di orrore. “Ma almeno l’avete sterilizzato? Che schifo i germi…“
“Su Ashy, fai vedere a Jean-Claude quello che sai fare.” Lo incitò Belle fregandosi le mani.”Facci vedere come intrattieni il consiglio. Musette? MUSETTE? Portami l’ombrello che non voglio schizzarmi di sangue la crinolina.”
La vampira si sistemò su una poltroncina in prima fila, ma non troppo, vedi schizzi di sangue come sopra, l’ombrellino plastificato in una mano e un vodka martini agitato, non mescolato, nell’altra. Musette si sistemò tra Asher e Jean-Claude in posizione defilata col ciack in mano. “Vai con la prima.”
Asher chiuse gli occhi e piazzò una botta con la mazza chiodata. Ce la mise tutta per colpirlo senza fargli male ma riuscì in ogni caso a fargli saltare un’unghia del piede.
“Ahio!” si lamentò la vittima.
A Belle andò di traverso il martini. “Ahio? Ma che è questa roba? Stai a pettinà le bambole? Vuoi che prenda io la mazza ferrata e gliela infili nel culo? Dagli una botta decente o gli raddoppio la dose!”
Asher era sull’orlo delle lacrime e Jean-Claude impietosito, si risolse a toglierlo d’impaccio. Forse Belle aveva ragione, forse il suo Ashy aveva bisogno di sfogarsi un poco.”Hai sentito stronzo? Vuoi che le prenda pure doppie?”
“Tanto lo so che lo fai apposta per fartele dare. Non ci casco. Sono troppo furbo.” Jean-Claude rise di gola, la testa riversa all’indietro per quanto glielo permettessero le catene che lo bloccavano.
“Sì, sì Juli me lo diceva sempre che eri un furbone. Specie quando sparlava di te.”
Asher intanto, andava avanti a colpire, prima l’altro piede, poi una ciocca di capelli, poi qualche pelo della gamba destra. “Non attacca Jean-Claude, sono troppo furbo.”
“Diceva che ti sopportava solo perché io ero tra i benefit e che era stufa di rammendarti i calzini e di raccattare i capelli che lasciavi in giro. E ringraziava il cielo che non portavi le mutande.”
Belle deliziata, tirò su una bella sorsata di martini con la cannuccia. “Però, che colpo basso…”
“Tanto lo so che è tutta una finzione! Non ti sento lalalalalalala!”
“Una finzione?” Ripetè Jean-Claude ancora ridendo. “Certo! Eri la nostra barzelletta preferita, e a proposito di finzione…”
“Lalalalalalalala!” continuava a berciare Asher ad occhi chiusi.
“Fingevamo tutti gli orgasmi!” urlò Jean-Claude.
“Ohhhhhhhhhhhhh!” fecero in coro Belle e Musette.
“Cosa?” Strabuzzò gli occhi Asher. Jean-Claude chiuse gli occhi e incassò la testa nelle spalle aspettandosi una bella legnata che non si fece troppo aspettare.
Il volto di Asher era distorto dalla rabbia, le zanne scoperte e i capelli all’aria sembrava il volto stesso del terrore. “Vediamo chi ride ora, beccati questa!” La mazza ferrata colpì Jean-Claude in pieno volto lasciandolo per metà simile a polpa di pomodoro rustica.
Belle si alzò in piedi di scatto. Cosa avrebbe fatto se Jean-Claude fosse stato rovinato per sempre? Merda, non era nemmeno assicurata! Poi si tranquillizzò, Jean-Claude era potente e avrebbe guarito questo ed altro. L’obiettivo era stato raggiunto, pensò, fissando Asher che completava i suoi cento colpi ridendo isterico come sotto l’effetto di una dose massiccia di elio o di anfetamine, non c’era più bisogno di lei.
“Fingevi gli orgasmi? Fingi questo! Mhuamhuamhuamhua!”
Bellemorte raccolse le gonne e se ne andò in tutta fretta: l’ombrello non bastava più e la muta era poco sexy.

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

martedì 19 ottobre 2010

Capitolo 22 - Cioè? Da urlo!!!


Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude e Asher l'hanno combinata grossa. Hanno fatto sfumare un'affare alla loro sire Belle Morte per cui il denaro viene secondo solo al sesso e solo perchè prima si scopa e poi ci si fa pagare. Belle Morte ha deciso di punirli in modo esemplare e insieme alla fida Musette li conduce nel suo lunapark preferito: la sala delle torture. Dalla sua scatola magica fanno capolino attrezzi davvero speciali che riempono di orrore persino Musette. Cosa mai saranno?

Colonna sonora: Word forward by Foo Fighters, Con la gnocca si sa by Gem Boy
“Dai, Jean-Claude, non fare il coglione”. Asher aveva afferrato il polso dell'altro e lo fissava con aria di superiorità.
“Non ho alcuna intenzione di farti male, Asher.” Rispose l‟altro ricambiando lo sguardo con una labile vena di incazzatura. Sarebbe toccato a lui cominciare questa agonia, perchè Belle non voleva Asher full power e col permesso di riempirlo di botte, e non voleva prolungare ancora l‟attesa; così, una volta ripresosi dallo shock di aver guardato nel baule di Pandora, aveva afferrato uno degli attrezzi più leggeri, ma l‟altro lo aveva fermato.
Cosa conteneva il mefitico cassone? Qualcosa di molto semplice, tradizionale, e immensamente sadico: giornali. Di ogni genere, forma e dimensione, arrotolati e con copertina rigida, borchiati e di carta velina, quotidiani e rotocalchi, in bianco e nero e a colori, d’attualità e astrologia. Imbarazzante, vero?
“Sai benissimo che il Corriere dei Piccoli non è sufficiente. Dovresti avere capito che se cerchi di coglionare Belle è peggio, vabè che sei scemo e vedi le fruste a cuoricini, ma così si esagera”.
Quando Asher accompagnò la sua mano verso qualcosa di più grosso, un’edizione rilegata in piombo e a forma fallica dimensioni Arturo plus del libro Cuore, Jean Claude spalancò le dita e sgranò gli occhi, mostrando tutta la sua repulsione all‟idea di dover usare un tale orrore. “E tu non mi costringerai a compiere un‟azione tanto odiosa!” Replicò deciso. “Non solo mi hai messo nei casini apposta, ma adesso vuoi farmi stare ancora peggio. Mi hai anche rovinato il record, il mio preziosissimo record personale di 2 anni meno 2 giorni senza punizioni tranne le sberle che non contano”.
Musette tossicchiò con intenzione: “Coraggio, detieni ancora il record di 13 anni 8 mesi e 29 giorni consecutivi di frustate”, cercò di consolarlo a suo modo.
Lui si massaggiò automaticamente le sue parti preferite. “Sono il re dei bambini fortunati, eh?” Poi tornò a rivolgersi ad Asher: “Comunque, cavolo, sei veramente un bastardo, ma non potrei farti una cosa del genere nemmeno se ti odiassi. E non ti odio.” Non sempre, aggiunse mentalmente.
“Perché?” Lo rivoltò con forza per il polso, costringendolo a fronteggiarlo e prendendolo tra le braccia con rude romanticheria. “Come fai a non odiarmi? Cioè, sinceramente io non mi sopporto neanche da solo.”
Il luccichio nei suoi occhi anticipò la risposta. “Perché il vuoto che mi lascia la tua assenza è talmente profondo da inghiottire qualunque altra emozione.”
“Gah?”
“Che confusione, sarà perchè sono scemo. E’ un’emozione crescerà piano piano, stringiti forte e vieni più vicino, ascolta bene quello che ti cantiamo. Parole e ritmo ti tolgono il respiro, solo di culi dicono che parliamo, un po’ troppo emo ritengono che siamo, ascolta bene: abbasso il puritano! E con il cazzo si sa, sempre più in alto si va, se il tuo ragazzo non è dotato come vuoi te, con i Gem Boy vedrai che basta una nostra canzone come un pisellone entrar dentro di te.”
“Eh??”
“Sarà perchè ti amooooooo!”
Asher mollò la presa. “Oh, ok”. E per una volta sembrò quasi convinto. Si voltò lentamente e si diresse verso le gogne al centro della stanza. Improvvisamente si rese conto che forse tagliare corto gli 85 capitoli e mezzo di tortura poteva essere una buona idea. Anche perché il pensiero che Jean Claude non solo avesse il permesso ma si adattasse senza protestare a fare il dominante era per lui un dolore più devastante di qualunque altro avesse mai subito. In più aveva anche il sospetto di aver esagerato con le cazzate.
Sollevò gli occhi verso Belle Morte: lei lo sapeva. Nel preciso istante in cui i loro sguardi si incrociarono, la Master appoggiò la canna che la sua fida arcontessa le aveva giustappunto rollato e si avvicinò a lui, nel suo volto soltanto pessimismo e fastidio. Il vampiro fece per sfilarsi la camicia ma lei glielo impedì strillando di scatto con voce acutissima: “Nonono, schifoschifoschifo, ci manca solo di vederti nudo per rendere terminale questo già deleterio strazio”. Poi gli serrò il collo e i polsi nella gogna rosa di Barbie, tritandogli orribilmente i capelli nelle cerniere.
“Sei proprio una piattola, Asher. Sei sadico o no? Prima fai l’orgoglioso finchè la gelatina non ti va al cervello, poi combini guai e ora ti dispiace che il povero piccolo tenero dolce caro buon vampirino soffra e cadi dal pero se lui ti dice che ti ama, quando tanto lo sai che lo ami anche tu. Ma sei scemo, mangi sassi o hai un problema con l’alcool?”
Il vampiro cercò di trovare una posizione comoda e di liberare i capelli impigliati per coprirsi la faccia, senza riuscirci. “Ma sarai troia eh? Se ce l’hai con me perchè non te la prendi con me?”
Lei arretrò e lo fissò sprezzante. “Non hai capito, Asher. Questa punizione E’ per te. Il suo coinvolgimento è solo un incidente di percorso, perchè è l’unico imbecille che ha ancora un ruolo nel tuo autismo galoppante e quindi per farti soffrire bisogna tirarlo in mezzo, ma sentirlo piangere tutto il tempo ti strazierà le orecchie. E soprattutto, mi avete rotto il cazzo. Cioè mi avete proprio smerigliato le ovaie. Non vi ho ancora chiusi in galera buttando via la chiave solo per esigenze di copione, ma guardate che siete una barba di noia. Almeno così dovrete confrontarvi per forza e vediamo se uno dei due per caso impara qualcosa: qua o tu ti decidi a dargli il cazzo regolarmente così si cheta, o l’imbecille deve capire che non può affogarsi il cervello nella bava e rompere a merda ogni volta che si parla di te”.
La stanza si riempì di un suono che non aveva nulla di umano, sembrava più l’uggiolare di un cane morente. Asher era atterrito. I suoi occhi si spostarono su Jean Claude: era lui a frignare come uno scuoiato vivo, e tra le sue mani tremava una specie di quadernetto, su cui campeggiava una foto plasticata di un licantropo minorenne riempito di steroidi, contornata da immagini più piccole di due Tokio Hotels, la femmina e quello in overdose da viagra.
“Sì, ebbene sì, onorevoli imbecilli, abbiamo oggi per voi un raro esemplare di Cioè! Addirittura con poster di Jacob in 4D in regalo. Non è un amore? E c’è anche il profumo di cane bagnato” spiegò Musette.
Asher iniziò a rendersi conto di che diavolo avesse fatto: i lamenti erano agghiaccianti, e il nome maledetto e impronunciabile fu per lui come un colpo di campana sul cranio. “Cazzo, Belle, avevi proprio ragione, questo suono è raccapricciante, sembra che stia per morire. Devo ammettere che mi dispiace? Ok, mi dispiace. Dai, ti prego, mollalo…”
“NO!” Ringhiò lei alzando le spalle. “Ormai ho deciso così.” Un sogghigno diabolico colorava ora il suo volto di crudeltà e malefica soddisfazione, per non parlare delle fiamme infernali che le uscivano dai capelli, gli artigli, la coda uncinata e altri simboli di umana bontà per niente esagerati. “Soprattutto perchè poi viene la parte eccitante, quando mi crogiolerò nel piacere che proverai quando sarai tu a picchiarlo, quando i tuoi colpi andranno a infierire tra le cicatrici che già disegnano il suo corpo, a dimostrazione che la devi piantare di fare il figo, e che io sono la cattiva, e che voi siete la coppia più bella del mondo e vi dispiace per gli altri mentre invece siete solo uno sfigato e un malato col QI di una formica in due”.
Asher sentì tutta la verità di quelle parole serrargli la gola, e gli venne un po’ da piangere anche a lui. Finché improvvisamente la voce della sua Master risuonò nella sua mente, fredda ma sincera. “Vuoi davvero far progredire un po’ questa telenovela e dimostrargli un po’ d’affetto? Sii ciò che sei, Asher. Usa la tua superbia, la tua crudeltà innata e il culo distorto che gli sbatti in faccia ormai da un secolo. Rendigli il compito meno difficile. Renditi odioso. Fallo incazzare. Meglio ancora, sveglia il suo ardeur. Pare ti riesca benissimo.” Il vampiro guardò innanzi a sé, e vide Jean Claude che si avvicinava. La sua mano stringeva le pagine con tanta forza che sembrava volesse stropicciarle. Si fermò a pochi passi da lui: il pallore del viso rigato di lacrime sanguinolente donava molto ai suoi occhi, donandogli oscura profondità.
“Tutto quello che lei ha detto è vero: prima il dovere e poi il piacere.” Mormorò. “Preferirei due secoli di sevizie e maltrattamenti, piuttosto che eseguire quest‟ordine.” Alzò improvvisamente il braccio mollando una giornalata con celerity e potence sulla guancia non sfregiata. Asher sgranò gli occhi completamente colto alla sprovvista. “Ahia, che cazzo fai?”
“Sta zitto e cagami, perchè hai rotto il cazzo un po’ anche a me”. La seconda frustata lo colpì sull’altra guancia, lasciando una graffetta incastrata sulla pelle prima intatta. “Io ti amo, bastardo” Sferzò la terza. “E’ così dal primo momento che t’ho visto.” La quarta. “Però sei uno stronzo”. Il quinto colpo gli cadde sul naso con una violenza tale che persino Belle si ritrovò a guardarlo incredula. Jean Claude si fermò: in effetti era rilassante.
Asher gli lanciò uno bacino, inarcando un sopracciglio. In questo lui era sempre stato più bravo. “Non dici sempre che ti piaccio di più con le cicatrici, Jean?” Lo incalzò con voce sexy, gelida come i suoi occhi. “Ora puoi finire il lavoro, se non sei troppo fifone” Quando vide l‟altro che si fermava a pensarci rincarò la dose, sperando di eccitarlo. “E lo sappiamo tutti che preferiresti due secoli di sevizie a stare con me, porcellino mio!” “Non capisco davvero come fai a sopportarlo ancora!" La voce di Belle rimbombò arcigna, ma lei restò seduta, placidamente intenta a fumarsi la sua canna. “E per tua informazione, Asher, i tuoi sfregi sono già una punizione sufficiente anche per me. Così a metà sei un’attrazione turistica, ma se diventi un nosferatu ti dovrò terminare.” Con un sospiro scenografico, si riassestò la gonna e appoggiò il braccio allo schienale. “Su, Jean Claude, prosegui; mi piace il tuo stile, sei quasi più bravo di me. E spero che prima o poi ti renderai conto che è troppo noioso: meglio un bel manzo buono solo per il letto come Arturo.”
Gli occhi dei due vampiri si cercarono simultaneamente per l’ottava volta in due pagine. Le ferite sul viso di Asher si erano già rimarginate, la sua espressione era quasi simpatica. O così almeno sembrava. “Daaaai, plliiiiiiis, io ho tanta volia, io fare amore lungo lungo, suchiasuchia per cento flustate e cinque dola, la mamma mi ha detto così”. Lo incitò. Le parole gli uscirono di bocca liberamente, spontaneamente. Se fosse proprio ciò che pensava o l'unico modo per istigarlo, non lo sapeva neppure lui: voleva solo tornare ad essere protagonista. “Dai, muoviti che tiriamo mattina.” Non riuscì neppure a terminare, che l’ardeur di Jean-Claude iniziò la trasformazione, e il vampiro gli tirò una botta su un orecchio, di taglio, che ruppe la pelle.
I loro occhi si incontrarono per la cinquantasettesima volta.
“Aò, eccerto che du’ pizze te ce stanno proprio, che te sei tutto scemo sei. Che cazzo c’avrai poi, du lingue, quattro zinne, otto cazzi? Boh. Mi sa che er teschio disabbitato lo tengo io.” Sollevò una mano a palpargli il culo. “Amò, ormai er casino s’è fatto, però noi a Roma se esce er fiume se spostamo, mica s’affoga: anvedi mai che se se pija ‘na bira e un calippo e stiamo a scopà un par de settimane non ce sistemiamo”.
E da quell'istante in poi, cominciò a sfracicarlo di giornalate, magno cum gaudio, fino alla fine della pasticca.

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 21 - Meglio regnare all'inferno o essere masochisti?


Riassunto delle puntate precedenti: Asher è tornato dal viaggio premio al Consiglio rilassato e felice, ma lo stress da ritorno dalle vacanze è in agguato. Un affare importante è sfumato per colpa sua e di Jean-Claude e Bellemorte è fuori dalla grazia di dio. Quale punizione avrà in mente la loro augusta sire? La pena capitale? Un po' di spanking? Un cd di Gigi d'Alessio?

Colonna sonora: Hell's bells by AC/DC
Belle fece strada addentrandosi negli oscuri meandri della sua corte,evitando corpi allacciati, siringhe e preservativi usati e pensando seriamente di organizzare una raccolta differenziata porta a porta. I due vampiri la seguivano in silenzio, chiedendosi se la loro vita sarebbe finita quel giorno o se ci sarebbe stato ritorno, mentre la loro Sire sproloquiava ad alta voce cercando di sfogare la sua incazzatura repressa. 
"Ma io dico, ma è impossibile, se lo racconto a quelli del Consiglio mi prendono per il culo per almeno cent'anni. Ce lo vado già quello stronzo del Viaggi che mi fa le battutine sarcastiche come se non mi toccasse già ridere per finta ai suoi scherzi di merda che lui è più potente di me. E quel puzzone di Mortino? Stendetegli pure il tappeto rosso già che ci siamo... forse dovrei mollarvi a quella bagascia immonda di Yvette." 
"Ma Belle!" 
"Zitto Jean, non sto parlando con te ma con Aldo!" Belle grattò la cresta dipiume del pappagallo, offrendogli un biscottino."Che ha più neuroni nel becco di quanti tu ne abbia in tutto il corpo." Poi sospirò." Comunque puoi star tranquillo, non ho voglia di sottoporti di nuovo al processo di disinfestazione..." 
"Dove stiamo andando mia sire?" 
"Oh il nostro caro Asher si degna di parlare. E per elargirci queste perle poi. Secondo te dove stiamo andando? A un pic-nic? In gita scolastica? Al centro commerciale? Oh, ma ora comprendo gli occhi torvi e i faccini preoccupati... avete paura! Pensate forse che mamma vostra vi voglia seccare?” 
I due tapini si scambiarono un fuggevole sguardo impaurito per poi tornare alle occhiate gelide d’ordinanza. "Effettivamente..." 
"Non ci vuoi seccare?" Chiese Asher. 
"Non sai quanto, mia insana progenie, ma ragioni di opportunità e di mera convenienza me lo impediscono. Non posso seccare Jean-Claude perchè perderei una merce di scambio troppo importante." 
"Sigh.” Sospirò Jean-Claude. “Sono solo un uomo oggetto..." 
La vampira sbuffò. "Magari fossi un oggetto! Purtroppo parli! E Asher non lo posso seccare perchè altrimenti tu mi andresti in para e dio solo sa quanto sia inutile una puttana che non si concentra e finge male gli orgasmi." 
“Ma Belle!” Replicò Jean-Claude gonfiando il petto. “Oltre alla palle c’è di più!!!” 
Bellemorte proruppe in una fragorosa risata. “Davvero? Uomini! Cosa diavolo vogliono da me? L’amore?” Nel silenzio tombale che seguì il sopracciglio sinistro della vampira si inarcò pericolosamente. “Non sento ridere alla mia battuta.” 
“Scusa. Non avevamo visto il gobbo. Ah. Ah. Ah.” 
"Ma allora dove stiamo andando?" Chiese Jean-Claude dopo aver dato un calcio a Quasimodo. 
Belle gli strizzò un occhio maliziosamente. "Mhuamhuamhuamhua all'inferno! E dove se no?" 
"Per le zanne di dracula!” Imprecò Asher. “Al tuo villaggio vacanze?" 
"Naturalmente minchioni. E ricordatevi di pagare il biglietto!" 
Jean-Claude cominciò ad accarezzarsi le parti del corpo a cui teneva di più sperando che non fosse l’ultima volta che le vedeva. “Sigh…almeno è andata e ritorno…”
Asher ebbe la decenza di mostrarsi afflitto e tentò di fare il bel gesto, probabilmente nel tentativo di non alienarsi del tutto le simpatie delle lettrici non masochiste: “Dai, Belle, lascia stare il piccolo, lo sai che non è colpa sua”.
“Ashyyy come sei carinooo! Questa che non hai voglia di vedermi piangere e implorare me la segno sul calendario.” Esclamò Jean-Claude a metà tra commozione e ironia.
“Ma brutto coglione, secondo te che cosa vi dovevo dare, un premio? Come se non fosse prevedibile che il signor Non sono mai stato bocciato qua avrebbe reagito con una delle sue solite crisi emo invece di andare dalla tua segretaria a farsi ristampare quei documenti di merda”.
“Ufffffaaaa, ve ne approfittate di me perché sono un isterico sadico piccolo e nero”.
“Stai zitto Asher” risposero in coro gli altri due e il pappagallo, meditando tristemente sul perché non potesse andare per locali come tutti gli altri. 
Intanto una rutilante Musette in trampoli da sera e boa di struzzo li aspettava all’entrata di un luna park molto particolare. ”Venghino signori venghino! Visitate il Tortura Park! Attrazioni mirabolanti, spettacoli spettacolari, effetti speciali più veri del vero! Non starete più nella pelle. Letteralmente!” 
Belle annuì compiaciuta rivolgendosi poi ai due vampiri che fissavano l’entrata con espressione stolida. “Da dove vogliamo cominciare ragazzi? E per favore levatevi quell’espressione ebete dalla faccia che poi la foto ricordo non viene bene.” Si lagnò la sire mentre crepitavano i flash e una voce meccanica li avvertiva che avrebbero potuto ritirare il loro souvenir nell’area recupero, sempre che fossero sopravvissuti. 
“Che ne dice della sedia mediaset Signò?” 
“Sarebbe?” Pigolò timidamente Jean-Claude. 
Bellemorte sbadigliò con ostentazione prima di rispondere. “Una sedia di contenzione in cui si è obbligati a stare ad occhi aperti e vedere a ripetizione solo reti mediaset.” 
“Anche rai.” Aggiunse Musette. “Tanto sono uguali…” 
“Orrore!!!!” Risposero all’unisono Asher, Jean-Claude e Aldo. 
“Preferite l’isola dei suicidi?” Chiese la sourdre de sang. 
“Cioè una stanza con sabbia, rumore del mare, filmati sensoriali su albe e tramonti e colonna sonora dei 30 seconds to Mars. Finora il record di sopravvivenza è stato quattro giorni, dopodichè il malcapitato non ha resistito al richiamo del sole.” Si affrettò ad aggiungere Musette senza peraltro che qualcuno le avesse richiesto il surplus informativo. 
Asher inarcò le sopracciglia dorate.”Bello, molto emo.” 
“Emo ma definitivo.” Commentò Bellemorte scuotendo la testa.”Jean-Claude non resisterebbe neanche dieci minuti.” 
“E quella cos’è Musette?” Chiese quest’ultimo indicando una piccola ghigliottina posta accanto alla più canonica versione a grandezza naturale. 
“La ghigliottina?” 
“Non quella grande, quella piccola! E’ di Valentina?” 
“Sì.” Rispose Musette. 
“La usa per le bambole?” Continuò Jean-Claude incuriosito. 
“No.” Risposerò in coro Bellemorte, Musette e lo stesso Asher. 
Jean-Claude si grattò la testa, indeciso se dar voce alla propria confusione e rischiare di far brutta figura o star zitto. Poi decise che peggio di così non poteva andare e che tanto valeva togliersi lo sfizio. “E allora per cos-“ Improvvisamente la comprensione lo illuminò d’immenso. “Oh. Prende quel piccolo arnese e mette il nostro piccolo arnese in quel piccolo buco…”
“E zack, vi spunta la punta!” completò Musette sbavando.
“Mi sono ricordato che ce l’ho già a casa, scusami.” 
“Quante storie…tanto ricresce!!!” Chiosò una Bellemorte estremamente annoiata. 
“Basta!” Sbottò Asher poco prudentemente, data la precarietà della situazione. “Mi avete fatto venir voglia di autoinfliggermi un toro di Falaride, o una bella Ruota della sfortuna o una sana battuta delle piante dei piedi. Cristo santo Belle, ma qualcosa di tradizionale no?” Intanto il povero Jean-Claude tentava disperatamente di entrare nell’isola dei suicidi, ma fu ripreso per la collottola da una sempre attenta Musette. 
“Vedo che smembrare malcapitati per il Consiglio ti ha trasformato in un noiosissimo conservatore mio caro Asher. Se mi diventi anche repubblicano ti termino sul serio.” Tuonò la Sire sul punto di deflagrare.”Vuoi la tradizione? E tradizione sia. Musette? Passami il baule di palissandro nel ripostiglio.” 
La già cadaverica factotum sbiancò se possibile ancora di più. 
“Quello”? 
“Sì, mia cara.” Sogghignò Belle.”Proprio “quello”.”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 20 - Forse non ho capito bene


Riassunto delle puntate precedenti: I nostri emo-vampiri dopo mille peripezie sembrano giunti al bivio fondamentale della loro storia d'ammmore. Asher ha beccato Jean-claude in flagranza di reato con la vedette transessuale della sua compagnia teatrale. Se sono donne non importa, ma donne cazzute no, pliiis. Ci saranno ripercussioni? Pare di no ma Asher ha in mente qualcosa e, per quelli che seguono le foto, no. Non è una sega.

Colonna sonora: Killer Queen by Queen
Asher stava percorrendo i lunghi corridoi della residenza di Belle fischiettando. Ebbene sì, il nostro tormentato vampiro era incredibilmente di ottimo umore e dopo aver fatto sbandare con un calcio ben assestato il bimbo biondo in triciclo che lo stava per sorpassare a destra si mise pure a ridacchiare. Cosa poteva essere mai successo?
Era tornato bello bello bello in modo assurdo? No, era bello e basta. La Francia aveva vinto i mondiali di calcio. No, e Domenech stava sul cazzo pure a lui. Aveva vinto al Superenalotto? No, non era stato ancora inventato. E allora?
Asher camminava felice ripercorrendo passo passo i momenti salienti della sua ultima trasferta di lavoro. Estremamente soddisfacente. Ogni tanto ci voleva una pausa defatigante dall’atmosfera ipersessuata e densamente spermatica della corte di Belle e lui ne aveva approfittato in pieno ! Si era immerso anima e corpo nell’atmosfera rilassante delle inquisizioni del Consiglio tanto da finire il suo lavoro qualche giorno prima. Fruste, borchie, tori di Falaride… aveva un sacco di figurine nuove da scambiare con quella troietta di Valentina e un bel po’ di trofei da mettere in mostra sopra al caminetto accanto al ritratto di lui, Juli e Jean-Claude. Doveva appendere la collana di orecchie o mettere le unghie strappate nel pout-pourri? Tanto a quel coglione di Jean-Claude avrebbe detto che erano funghi secchi e petali di rosa…
“Asher, caro...”
Il vampiro si arrestò di colpo; era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era neanche accorto di essere arrivato nella sala principale. E soprattutto non si era accorto dei suoi due occupanti: Belle e Jean-Claude. Asher represse a stento un brivido, per una volta non provocato da ardeur vogliosi o sguardi gelidi di sorta. A fargli capire di essere nella merda bastava il labbruzzo tremolante e gli occhioni lucidi del suo ex che si fissava ostinatamente le fibbie d’argento delle scarpe come se fossero gli oggetti più belli al mondo. Jean-Claude era una troia con le scarpe, ma non fino a quel punto.
Bellemorte era assisa sul suo trono alto dodici metri. Il piedistallo disponeva di altrettanti gradini che mostravano chiaramente il favore di cui godevano i suoi occupanti: Jean-Claude in quel momento occupava il terzo, seguendo in volata Musette, che stava allestendo piste di neve sul bracciolo Luigi something con una mano mentre eseguiva un massaggio shiatzu ai regali piedini con l'altra, e il pappagallo Aldo, che sventolava la sourdre de sang sbattendo le ali, ma Asher aveva il sentore che ben presto ci sarebbe stata una mischia.
“Giusto il vampiro che ci serviva.” Sibilò melliflua la voce di Belle.
Ora, la sua sire, nonostante i tremila e passa anni sul groppone, disponeva solo di quattro toni di voce: il vuoto assoluto di cui solo gli antichi sono capaci, e che Belle non usava mai perché una vera signora non rivela la sua età, il sexy tone contralto da gatta in amore, buono per il sesso, le constatazioni amichevoli e le torture, l’incazzatura conclamata all’ottavo grado della scala richter, un passepartout, e questo: il tono da quiete prima della tempesta che accarezza e blandisce per lasciarti solo presagire il carico di merda che ti avrebbe seppellito di lì a poco. Asher avrebbe anche scommesso sulla quantità di merda in cui sarebbe affogato, ma vale la pena vincere facile quando stai per morire e non puoi goderti la vittoria?
“Asher, mio caro fantasma dell’operetta da due soldi, vai pure a sederti vicino al tuo compare di merende e illuminami d’immenso! Solo tu puoi risolvere il famoso caso dei documenti scomparsi.”
“Documenti?”
Le unghie di Belle cominciarono a scavare solchi nel legno dorato del suo scranno e la temperatura salì di parecchi gradi obbligando il povero Aldo a fare gli straordinari. “Sì, documenti, mia ripugnante progenie, hai in mente la carta? Quei bei fogli bianchi su cui geroglifici di varia natura sanciscono passaggi di proprietà e ricchezze generalmente a mio favore? Ti sovviene?”
“Oui, mi sovviene.” Sospirò Asher chinando il capo.
“E ti sovviene anche di quali documenti, nello specifico, stiamo parlando? No, non ti disturbare a rispondere caro, non vorrei che le tue cellule cerebrali degenerassero ulteriormente nello sforzo di ricordare, lo dirò io. Sto parlando dei documenti che avevi preparato per l’annessione del Parco delle Rose al Teatro del qui presente imbecille.”
“Veramente…” Provò a replicare timidamente Jean-Claude.
Belle afferrò Aldo per la coda e schiaffeggiò il vampiro insolente con il becco. “No Jean, non parlare neanche tu, ho deciso che imbecille d’ora in poi sarà il tuo nuovo nome. E tu che ne dici?” Continuò insinuante rivolgendosi all’altro.
Asher ci riflettè qualche secondo e poi annuì con convinzione. “Trovo che gli stia molto bene, mia Regina.”
“Parlavo dei documenti idiota!”
“Non so che dire Belle.” Borbottò tornando all’espressione falsamente contrita.
“Ma io sì. Pensa che li hanno trovati oramai inservibili e zuppi d’acqua. E dico acqua, non sperma o lubrificante. Pensa che l’imbecille qui accanto” e scoccò un’occhiata gelida a Jean-Claude ”mi ha raccontato che ce li aveva in bocca un cane…”
“Veramente ho detto che un nano vestito da ballerina mi ha fatto lo sgambetto e mi ha fatto cadere sulla sedia che ha rovesciato la scrivania che ha spostato l’armadio che ha alzato una folata di vento di potere che ha fatto volare i documenti che sono stati raccolti da un cane mannaro rogue su cui ho prontamente fatto mettere una taglia. Dead or alive.”
“Zitto imbecille! Ti ricordo che dal terzo gradino alla botola il passo è breve.” Belle si rassettò nervosamente la crinolina e respirò a fondo. “Torniamo a noi Asher…quando sei andato dall’imbecille prima di partire per la tua vacanza in Consiglio ce li avevi i cazzo di documenti, li ho visti io!!!”
“Sì è vero.”
Belle sbattè gli occhioni più volte, presa alla sprovvista. “Come sì è vero… non mi dici neanche una panzana, una balla qualsiasi, non ci provi neanche a difenderti?”
“No.”
“Ma se ce li avevi l’imbecille li ha visti. Allora è tutta colpa sua!” Ruggì alzandosi in piedi di scatto, mentre l’imbecille in questione provvedeva a stilare testamento: avrebbe lasciato le sue scarpe ad Asher, i suoi vestiti ad Asher i suoi sex toys…
“No.” Ripetè l’altro sfidando la Sire con il suo sguardo più gelido.
“No?”
“No.”
Belle si abbandonò sul trono con una mano sulla fronte. “Cristo Musette! Vammi a prendere la colombiana e non sognarti di tagliarla.” Poi sospirò rivolgendosi di nuovo a quel figlio per lei più misterioso delle parole crociate senza schema e senza indizi della Settimana Enigmistica. “ Allora? Dicevamo che tu avevi questi documenti. E come mai non li hai dati all’imbecille? L’hai beccato a farsi il primo attore? Mhuamhuamhua!” Belle scoppiò a ridere fragorosamente. “Bella questa! Non è bella? Ridete su! Anche tu Aldo.”
Asher annuì senza neanche scoprire mezza zanna." Oui."
“Sì?” Ripetè Belle. “Sì cosa? Porcacacca, sarò mica io l’imbecille?”
“Sì, l’ho beccato, anche se in realtà era con la prima attrice.”
“Attrice?” Belle si grattò la parrucca e poi si voltò inviperita, fulminando Jean-Claude con lo sguardo. “Vuoi dirmi che ci sono donne nella tua compagnia?”
“Sta parlando di Cinzia, quella che mi hai raccomandato tu.” Si schermì il poverino.
“Cinzia-Ci-Ahhhhhhhhhh! Cinzia! Sì, certo, davvero una donna con le palle, di quelle che piacciono a te. E quindi? Hai beccato il nostro Jean a farsi Cinzia, bene. E i documenti che cazzo c’entrano? Li hai usati per fare una pippa a tutti e due? Perchè sai, potrei perdonare un affare sfumato tenendo conto di creatività e intelligenza nell’uso ardito di materiale d’ufficio…”
“No. Mi sono incazzato e li ho buttati via.”
“Ti sei incazzato e li hai buttati via.” Ripetè Belle a pappagallo, senza offesa per Aldo. La donna scoppiò in una risatina forzata. “Dai, non scherzare che non è il momento. Non li avrà veramente mangiati il cane?” Si interruppe davanti allo sguardo gelido del suicida biondo e si premurò di controllare con il bugia-detector vampirico il suo stato mentale. Poi sussurrò: “Asher, dimmi che li ha mangiati il cane”.
“No. Mi sono incazzato e li ho buttati via”.
“Ti sei incazzato e li hai buttati via. Hai sentito Musette?” La voce della Sire era un crescendo di ira e potere represso, prossima alla deflagrazione. “Si è incazzato e li ha buttati via! MhuaMhuaMhua!”
Musette tirò fuori dalla gonna lo sfigmomanometro. “Signò, la pressione…”
“NO, MUSETTE, HAI SENTITO? SI E’ INCAZZATO E LI HA BUTTATI VIA. CAPISCI?” Urlò Belle lacerando timpani a chilometri di distanza. Poi ci fu un momento di quiete insostenibile o forse erano diventati semplicemente tutti sordi.
“Dimmi Asher…vuoi morire? Vuoi porre fine in questo modo inglorioso alla tua miserevole vita?”
“Perché no?” Scrollò le spalle il vampiro mentre Jean-Claude si mordeva a sangue le dita. “Sono brutto, non scopo e sono stufo di pringles, senza contare che la panna acida è un gusto da crucchi. Fai un po’ tu…”
“Aghhhhhhhhhhhhh! Mi prendi per il culo? Allora seccherò l’imbecille!!!”
“Ehi! Io voglio solo soffrire, non morire!”
Musette si chinò per sussurrare nell’orecchio della sua padrona. “Signò…ti ricordo il tuo mal di testa…i tuoi problemini...
“Ehm…ok. Non seccherò l’imbecille, ma lo torturerò, lo schiavizzerò lo sevizierò per altri cent’anni di turpitudine così sarai ulteriormente in debito con lui e non ci sarà manovra finanziaria che potrà risollevarti dal baratro del rimorso e Moody’s ti declasserà in emoisterico di classe Z-Twilight. E tu Jean-Claude non venirtene nelle mutande al pensiero che mi rovini l’effetto.”
“Nooo!” Gridò Asher, finalmente riscosso dalla sua imperturbabilità. “Lui non c’entra, uccidi me! Non posso sopportare un altro secolo di Guarda come sono buono a sacrificarmi per te brutto pezzo di merda però ti amo tanto!”
“Però ti amo tanto…” Pigolò Jean-Claude.
“Ti piacerebbe che ti uccidessi, eh?” Ridacchiò Belle, felice di averlo finalmente colpito nel suo posticino privato. “Purtroppo il tuo degno compare, nell’indecoroso e quantomai idiota tentativo di coprirti, e certo che veramente solo un imbecille cercherebbe di coglionare me per salvare il culo di uno stronzo come te, anche se è l’unica parte ancora buona, si è reso correo del delitto della mia lesa maestà che ovviamente non può passare impunito. Siete due vampiri ultracentenari della linea di sangue di Bellemorte e al vostro confronto Edward Cullen diventa un luminare della scienza!!!”
A questo punto Jean-Claude protestò indignato. “Ma io non sono mai stato bocciato!”
“Non me ne frega un cazzo, al massimo è la dimostrazione che frustare i bambini dà ottimi risultati! I miei figli possono scopare, stuprare, torturare e che non si dica in giro che sono una mamma apprensiva o castrante, ma non possono, NON POSSONO rendermi ridicola o fottermi soldi. Sono stata chiara?” I due vampiri la fissarono in silenzio mentre Musette ripeteva le ultime parole di Belle come un’eco. “Non ho sentito bene, SONO STATA CHIARA?”
“Sì, Belle.” Risposero i due chinando il capo.
“Dovete dire “Sei stata chiara”, imbecilli!”
“Sei stata chiara, imbecilli” replicarono in coro.
Belle ringhiò in un improvviso impeto di umorismo. “A quanto pare, vi occorre un ripasso intensivo delle basi fondamentali. Che ne dite di un bel revival?”
Jean-Claude battè entusiasta le manine, pensando alla sua porpora preferita. “Medioevo o impero romano?”
“Musette? Vai avanti a lucidare l’attrezzatura, sbrigati!” Ordinò Belle scrollando le spalle. “E quanto a voi…”
Sussurrò passando tra i due vampiri, l’aura intorno a sé così intrisa di potere da farla apparire imponente, un colosso di energia diabolica che li fece sussultare senza neppure sfiorarli (e anche questo giuriamo che c’è nell’originale). “Seguitemi.”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

Capitolo 19 - Ma lo sai che preferisco le donne!!!

Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude e Asher sono due ex amanti da duecento anni sull'orlo di una riappacificazione/crisi di nervi/overdose (barrare la casella giusta a seconda dell'umore) e da quando è iniziata questa fanfiction passano fasi alterne di ti amo ti odio ti amo ti odio ti amo ti amo anch'io ma Morgana71 non è d'accordo. Questo matrimonio non s'ha da fa e Carneade, chi era costui? Forse una visione avuta da Asher sotto anfetamine mentre era sulla riva della Senna a contare barboni e montare pecore. Ma Asher non sta con le mani in mano, in genere sono nei pantaloni, ma non questa volta. Deve sbrigare affari burocratici con Jean-Claude e no, adesso le cosacce non si chiamano così, deve davvero fargli firmare delle scartoffie e quindi si dirige di malavoglia a teatro dove lo sorprende a ... fumarsi la pipa? Guardare l'ennesima replica di Una mamma per amica? Fare le parole crociate? Sì, lo so, qualsiasi persona dotata dell'immaginazione di una formica ha già capito ma non è mica colpa nostra se questi due fanno sempre le stesse cose!

Colonna sonora: Macho Man by Village People
Asher sgranò gli occhi per la sorpresa dimenticandosi del suo solito sguardo gelido e perfino di nascondere il lato sfregiato dietro il suo amato ciuffo di capelli.
Era possibile? Doveva davvero credere ai suoi occhi? La coca con cui si stordiva ultimamente aveva cominciato a rodergli quel poco che restava del suo cervello?
Jean-Claude era in ginocchio sul letto, dimentico, completamente immerso in ciò che stava facendo e una donna mooolto alta e con due enormi seni estremamente rigidi lo stava cavalcando da dietro. Lo stava cavalcando? Una donna?
“Jean-Claude!!”
Il vampiro fece un salto e si scheggiò le unghie sul capezzale del letto orgy size per lo spavento. “Oh cielo!” Squittì. “ Mio marito!”
“Sei sposato?” Chiese la donna dietro di lui con una gradevole voce baritonale.
“Non ma cherie, è solo un modo di dire. Ne ho tutte le rogne senza neanche un benefit!”
Asher squadrò gelidamente i due piccioncini, che nonostante l’intrusione non avevano neanche fatto finta di smettere, emettendo balloon zeppi di improperi con la nonchalance tipica degli antichi. “Bene, bene, bene. Eccolo qui il nostro piccolo Jean beccato con le mani nel vaso di marmellata.”
“Veramente non sono io ad averci messo le mani.” Precisò Jean-Claude tergendosi il sudore dalla fronte.
“Veramente non sono le mani.” Chiarì ulteriormente la donna depositando un bacino sulla spalla del compagno.
“Finitela!” Latrò Asher gettando nel cesso la nonchalance e tirando lo sciacquone. “Non me ne sbatte un cazzo! La verità è che dopo tutte le promesse e i bacetti e i perdonami siamo di nuovo al punto di partenza: io che ti becco a farti la prima minchia che passa!!!”
“Ma Ashy, non conta mica! E’ una donna! Lo sai che le preferisco.”
La donna in questione si voltò verso Asher, senza staccarsi dall’altro vampiro, porgendo una mano da muratore. “Piacere caro, mi chiamo Cinzia!
“Ha la barba Jean-Claude.”
“E allora? Donna baffuta sempre piaciuta.”
“Ha il cazzo.”
“Oh insomma! E’ una donna come piace a me, di quelle che hanno quel qualcosa in più.”
“E che qualcosa!!!” Esclamò Cinzia sorridendo. “Vuoi unirti a noi tesoro? Puoi chiedere al carabiniere dietro al paravento se ti fa un po’ di posto!”
I capelli di Asher cominciarono a levitare rovinandogli il ciuffo a schiaffo accuratamente predisposto. “Gesù Jean-Claude, ora devo anche intrattenere i tuoi ganzi?”
Jean sbuffò presagendo l’arrivo dell’ennesimo j’accuse. “Excuse moi ma cherie, ho bisogno di un po’ di privacy.” Sussurrò alla compagna fissandola negli occhi e schioccando le dita; la coscienza della donna evaporò come neve al sole.
“Uhhh il super master al lavoro! Cos’ha il QI di una formica che con gli occhi ce la fai pure tu?”
Negli occhi di JEen-Claude balenò un lampo di rabbia. “Senti bbbello, mettiamo le cose in chiaro: primo Cinzia è la mia prima attrice e anche se ha le guance un po’ ruvide merita tutto il tuo rispetto. E’ una donna con le palle, sai?”
“Non ne dubito…”
“Zitto. Secondo mi hai mollato stronzo! Mi hai mollato come fai sempre. Te la sei fatta addosso per la paura!” Facendogli il verso con una vocina stridula.”Oddio ha l’ardy! Oddio è più potente di me! Oddio mi renderà suo schiavo! E allora? Quante volte sei arrivato vicino a rendermi il tuo schiavo?”
Asher scoppiò in una risata agghiacciante. “Vicino?”
“E adesso mi fai tutto il macho men solo perché il mio demone è più gasato del solito.” Lo ignorò l’altro. “C’hai rotto er cazzo Asher. A me e al mio ardeur: se la nostra pappa preferita non vuole più giocare con noi pazienza, chi si accontenta gode e io voglio godere, godere, godere!!! Cos’hai da dire ora?”
Asher rispose a modo suo. Scoccò a Jean-Claude uno sguardo gelido e prese il volo.
Qualche minuto più tardi il vampiro si ritrovò sull’ermo colle che sempre caro gli fu se non fosse per la cazzo di siepe che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude e rovina il panorama.
Il fiume scorreva lento, panta rei, indifferente alla sua sofferenza. Non c’era più religione.
Il rumore della dura pioggia del tardi martedì si confondeva col battito del suo cuore impazzito come le alucce di uno chardonnoret in una gabbia per criceti , e le gocce di pioggia bagnavano il suo viso celando le lacrime di rabbia che non era riuscito a trattenere e menomale che non usava il kajal come Jean-Claude.
“Cosa ho fatto stavolta per meritarmi tutto questo?”
La voce triste e mesta di Jean-Claude gli giunse alle spalle inaspettata. Bè, diciamoci la verità, sarebbe giunta inaspettata solo a un’idiota, ma del resto dai nostri vampiri non ci si può aspettare più di tanto, no? Asher inspirò profondamente e si voltò.
Jean Claude era davanti a lui, nudo, a parte il mantello spiegato dietro le spalle, bagnato e gocciolante, quasi fosforescente sotto i pallidi raggi lunari. Che novità, praticamente, era in quelle condizioni dal primo capitolo…
“Che palle! Ma mi segui sempre? Torna da Natalie.”
“Cinzia. “
“Cinzia, Jessica, Desiree…quel che cazzo ti pare. Io sono stufo e voglio solo contare le pecore erranti dell’Asia sul mio ermo colle e odir il vento stormire tra le piante.” “Non è il vento, è un barbone ubriaco che vomita.” Disse Jean-Claude stancamente. “E le pecore le conti o le monti?”
“Com’ è tipico da parte tue rinfacciarmi queste meschinità quando sai benissimo che per il mio animo puro non conta la forma ma solo l’amore. Sai qual è la verità?” “No Asher.” Replicò l’altro con tono provocatorio. “Sputala fuori questa cazzo di verità che son due secoli che ce l’hai sul gozzo!”
“La verità è…La verità è…La verità è…” Il vampiro si fermò, fissando l’amico che pendeva dalle sue labbra in attesa di una risposta. “La verità te la dirò la prossima puntata. Cliffhanger! Mhuamhuamhuamhua! Dio come sono cattivo!”
“Eddai Ashy” protestò Jean-Claude con voce lamentosa.”Va bene il sadismo ma ora si esagera! “
“Occhei. La verità è che avevo una gran voglia di uccidervi.”
“Mon Dieu! Questo sì che è uno spoiler…”
Asher cominciò a parlare fissando il vuoto come se stesse guardando un film girato solo nella sua testa.
“Se fossi rimasto un minuto in più, mi sarei nutrito di lei fino ad ucciderla; l’avrei dissanguata e buttata via per poi dedicarmi a te.”
Jean-Claude sbadigliò. “E fammi indovinare: avresti ucciso anche me?”
“Credo di sì.” Rispose Asher con uno sguardo gelido. “Probabilmente me l’avresti impedito dato che adesso sei il più forte, pare… ma alla fine sì, avrei ucciso anche te. Basterebbe giocare sporco e distrarti con robe come pompini e simili.”
“Quindi mi avresti ucciso dopo avermi scopato fino allo sfinimento, immagino, no?”
“Ehi! Ma quando ti ho detto i miei piani?.” Ringhiò prima di tornare imperturbabile allo sguardo gelido d’ordinanza.”Ma aspetta, mi stai prendendo per il culo?”
“Gesù! Te ne accorgi solo adesso? ” Jean Claude si avvicinò pericolosamente. “In ogni caso l’idea mi attizza. Quando lo giriamo questo snuff movie?”
“Sei un bambino mooolto malato. “
“Cazzo Asher. Siamo stati insieme per anni! Avrei potuto sopportarlo altrimenti? “
“Mi stai dando del mostro?”
“Uffaaaaa!” Protestò Jean mimando conati di vomito. “ Ancora ‘sta storia del mostro!”
“Certo! Perché gira gira ti sei fatto l’amante e naturalmente è pure un pezzo di fica seppur di sessualità dubbia.“
Jean-Claude si erse in tutta la sua dignità di masochista emo tormentato e sfiguez, puntando il dito indice dritto in mezzo al petto di Asher. Aveva proprio un bel petto.
“Senti caro il mio cicci-pucci, dubbi ne ho assai pochi, ma non è questo il punto. Il punto è: a te che cazzo te nefrega? Ti ho servito il mio uccello, le mie palle, il mio culo, i miei sentimenti e tutto quello che mi rende una persona, più o meno, su un piatto d’argento e tu c’hai sputato sopra. Io mi sono semplicemente stufato. Vado avanti.”
Asher tirò su col naso. “Senza di me. Ce l’hai un kleenex?”
“Voglio semplicemente qualcuno che non mi rifiuti e che non mi desideri solo per il mio potere.” Continuò l’altro porgendogli un angolo del mantello bagnato. “Li ho finiti, soffia qua. E’ un peccato così imperdonabile?”
“Bè, è seta, non verrà più via.”
“Intendevo volere qualcuno che non desideri solo il mio ardy.”
“No, Jean.” Sussurrò l’altro alzando le spalle. “Non è un peccato, è solo un desiderio irrealizzabile in questa fanfiction.”
“Senti me Ashy…prova a far far la pace al tuo cervello e al tuo uccello, e decidi cosa vuoi veramente. Così sembri soltanto un arrogante, viziato e perennemente insoddisfatto.”
“Una volta era proprio questo che ti piaceva di me.”
“Ma una volta mi scopavi! E scusa se è poco.”
“Una volta ero fico e questo è tutto quello che conta.”
Jean-Claude chiuse gli occhi sconfitto, indeciso se strapparsi i capelli o mettersi a urlare. Poi decise che di rovinarsi i ricci non se ne parlava e che urlare era fiato sprecato. “Cosa sei venuto a fare a teatro?” Mormorò infine in modo quasi impercettibile.
Asher lo fissò gelidamente. Ma poi, d’improvviso, arrivò la primavera e il ghiaccio si sciolse. E’ superfluo ricordare che i cambiamenti repentini di temperatura favoriscono le slavine?
“Niente d’importante.” Rispose tranquillo. “Domani finalmente torno in missione per il Consiglio, e starò via per un bel po’.” Lo squadrò con uno sguardo strano, un’ultima volta. “Volevo solo salutarti. Tutto qua.”
Jean-Claude si grattò la testa, pensando che con quell’uomo non c’avrebbe mai capito un benemerito cazzo. “Vabbè allora ciao.”
“Ciao.” Rispose enigmaticamente l’altro spiccando il volo. Nessuno gli avrebbe impedito di montare, cioè, contare le pecore, nemmeno Jean-Claude!
Questo sì che era un cliffhanger, porcapaletta!

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

mercoledì 22 settembre 2010

Non disperate

Tornerò. Sto solo cercando di fare degli esami, ma dal 2 ottobre mi rimetterò in pari sia con i vampiri froci sia con un elenco di almeno 10 nuovi post di attualità.
Siete contenti? Forza e coraggio!
Au revoir

martedì 17 agosto 2010

Capitolo 18 - Emo o emù? Questo è il cliffangher!


Riassunto delle puntate precedenti: Asher, in meditazione allucinogenamente assistita sulla riva del fiume, aspetta il cadavere del suo nemico. Non arriva un cazzo ovviamente, un po' perchè sono troppi un po' perchè al decimo barbone il nostro si è stufato di aspettare. Sta, stranamente, meditando di farsi fuori quando arriva il settimo cavalleggeri in uniforme d'ordinanza. Che sarebbe Jean-Claude nudo... Asher messo di fronte al bivio se fosse meglio morire o una fetta impanata di culo fa la sua scelta. Secondo voi qual'è?

Colonna sonora: Spirit in the sky by Dr. & The Medics, Dammi una lametta che mi taglio le vene by Donatella Rettore
Morgana71 aveva detto NO. Non solo No, ma Hell no!
Asher a dire la verità ci aveva provato a farla ragionare, perchè parlando proprio papale papale quell’offertina del suo piccolo Jean di fargli da zerbino non gli faceva più tanto schifo: insomma, certo non avrebbe ceduto subito e l’avrebbe fatto ballare ancora un po’, però insomma almeno un giretto si poteva fare senza drammi, in fondo la sessualità era un lato importante di un’anima afflitta, no? E poi le fan volevano vedere nudo anche lui, eccheccazzo, almeno le donne etero e i masochisti, e tutta questa sfiducia sulla sua capacità di tenere il muso se smetteva di passare le sue notti da solo a deprimersi era ingiusta e ingiustificata, e ledeva la sua dignità e la sua reputazione di checca isterica sexysadica.
Ma l’Autrice aveva detto no, rivelandogli in gran segreto per convincerlo il numero totale dei capitoli, e promettendogli un sacco di momenti emo, di Pringles e di altro per impedirgli di rovinare il suo capolavoro. E il vampiro aveva concluso che se cuccava offstage poteva resistere ancora un po’, mentre Morgana71 si era messa a ragionare su qualcosa di grosso e drammatico, che li facesse incazzare di nuovo in grande stile.
Così non l‟aveva mai fatto. Non una volta si era rivolto a lui. Quanto tempo era trascorso? Dieci anni? Cinquanta forse. Strano come il tempo perda qualunque valenza quando sei immortale e la tua esistenza è piena di noia ma costellata di begli omicidi e tortura.
L‟esilio parigino non era stato finora eccessivamente penoso. Belle era diventata inspiegabilmente tollerante verso di lui, e le solite urla disumane “Sei un mostrooo” si erano gradualmente trasformate in semplici pugni in faccia quando le veniva voglia di scoparlo e si ricordava tardi del problema Mezza faccia. Evidentemente, riavere Jean Claude in uno stato semicoerente e voglioso di interagire e di farle regalini le aveva dato una calmata. Il flusso di gente che arrivava in tapis roulant alla camera della zoccoletta era pressochè continuo: non che Jean-Claude fosse l’unico professionista in attività a corte, ma era così felice di poter finalmente saziare la fame atavica da mangiapatate anoressico che non gli bastava mai. La cosa si univa mirabilmente al mondo che si era ampliato in modo inaspettato, e le potenzialità di questa estensione non erano sfuggite alla sua Master che voleva di più: più ricchezze, più potere, più territori. Più vittime per lei; quindi, per Jean Claude.
Asher sbuffò in modo nevrastenico. Era in piena crisi emo. Aveva tergiversato per tutta la serata, indeciso se aspettare il suo ritorno o andare lui stesso nella bocca del lupo. Purtroppo non poteva più evitarlo: il giorno dopo sarebbe partito per conto del Consiglio, e c‟erano un paio di questioni in sospeso che non potevano più essere rimandate fino al suo ritorno.
Dite che è la scopata d’addio? O che vuole lasciargli il suo criceto mannaro in giacenza? Maaannnòòòò.
Jean Claude aveva avuto un’idea geniale e aveva deciso di acquistare lo spazio che si estendeva dal suo teatro fino alla riva della Senna. Già, proprio fin dove lui amava trascorrere il suo tempo lontano dal mondo a guardare i barboni vomitanti. In realtà gli era sorto il dubbio che l‟avesse fatto apposta, anzi, ne era certo e gli avrebbe sicuro tenuto il muso per questo, ma, in effetti, aveva dovuto ammettere con sufficienza che forse una distesa di verde da sfruttare nei mesi estivi, durante i quali quella sua bettola avrebbe potuto dare dei party tra le zanzare, potesse essere economicamente sensato.
Questo lo avrebbe costretto a trovarsi un altro rifugio solitario dove farsi le … ehm, dove rilassarsi, ma doveva ammettere che era il luogo migliore e più logico in cui realizzare un simile progetto. E dato che era sempre lui ad occuparsi delle influenze in burocrazia e legge di Belle, gli toccava. Aveva già preparato i canonici 10 kg di scartoffie, e torturato alcune segretarie fannullone: mancavano soltanto alcuni dettagli da definire e un paio di firmette. Quando si dice "la burocrazia si espande per soddisfare i bisogni di un'emotività in espansione".
Perché si era ridotto ad aspettare fino all‟ultimo momento? Perchè regolarmente aveva trovato scuse o si era preso male o non aveva voglia di vederlo, e comunque avrebbe potuto pensarci Jean-Claude per tempo. Fatto sta che, alla fine, aveva deciso di andare da lui, nella speranza di trovarlo fuori dal teatro e fargli una scenata in mezzo alla strada, così magari avrebbe potuto resistere alla voglia di scoparlo, o lui sarebbe scappato piangendo. A Morgana71 sarebbe sicuramente piaciuto.
Quanto aveva voglia però di smetterla con questa farsa: vivevano nella stessa casa che, per quanto immensa, non gli impediva di incontrarsi; i loro sguardi si incrociavano ogni notte, a volte più di una volta, cosa che per lui era stata, e continuava ad essere, una sfida continua, una lotta contro la sua stessa capacità di tenere il muso. I momenti peggiori erano quelli in cui Belle e Jean-Claude si mettevano a scopare con l’ardeur, lo invitavano e poi gli facevano trovare la porta chiusa. Aveva urlato, aveva bestemmiato tutti i santi conosciuti, aveva devastato un sacco di stanze e consumato Analità campagnole e Belle l’aveva costretto a spostare mobili per domeniche intere. Ma non aveva ceduto, mai una volta.
Adesso non poteva farne a meno; tra pochi minuti sarebbero stati loro due, faccia a faccia. In realtà avrebbe potuto benissimo mandare un fattorino, ma la sua scelta di fantasie erotiche iniziava ad assottigliarsi, e in fondo erano almeno due capitoli che non lo picchiava. Piuttosto che andare in volo, aveva preferito camminare per potersi così scervellare con mille illazioni su come sarebbero andate le cose, caricandosi per una bella scena isterica. Ma non si sentiva uno stupido. Era solo un emo terminale pieno di gelatina e con… diciamo in mano… un copione allucinante. E poi doveva pur succedere qualcosa, altrimenti facevamo girare i pollici ancora un paio di capitoli poi ci infilavamo un bel matrimonio con Jean-Claude vestito da Rossella O’Hara.
Per eccitarsi un po’ di più si era fatto passare da Belle un po’ di anfetamine, in modo da arrivare completamente strafatto: ultimamente lei lo teneva ben rifornito di droga purchè lui non spaventasse la gente ai suoi ricevimenti, mentre quel bastardo di chiodo fisso si comportava in modo umile e sottomesso, senza mai provocarlo o dargli un assist. Non c’era ragione di pensare che avrebbe fatto il figo proprio oggi, probabilmente l’avrebbe trovato a sbronzarsi con la troupe, che ovviamente gli leccava le suole come tutti gli stupidi umani. Certo che Jean-Claude aveva proprio un debole per la plebaglia: non che la corte di Belle fosse il massimo della vita, ma la deriva adolescenzial-comunista da figlio di papà era veramente poco dignitosa. Insomma, sarebbe stata una noia mortale, magari ravvivata da un paio di battutacce.
Avrebbe preferito continuare con le sue seghe mentali, invece si ritrovò di fronte all‟edificio. Finse di cercarlo fuori ma era deserto, guardò anche sul tetto, e chissà perchè avrebbe dovuto essere lì, e alla fine si convinse che per non sembrare psicopatico oltre il necessario doveva entrare.
Qui abbiamo altre quindici righe su Asher che sta sotto la pioggia a rompersi le scatole, bagnare documenti, piangere senza essere visto, meditare oscure trame, fingere di pensare agli affari, immaginarsi Jean-Claude nudo, contare le pecore, dare calci a barboni eccetera.
Comunque alla fine entra eh? Giuro.
Aveva appena messo piede nell‟atrio, quando la sua mente registrò qualcosa di inaspettato. Lasciò cadere immediatamente la sacca e la tensione che aveva provato fino a quel momento lasciò il posto a un feroce istinto animale: i suoi occhi si accesero, squarciando l‟oscurità che avvolgeva l‟intera sala, e le sue labbra si piegarono in un ringhio rabbioso che gli snudò le zanne. Tutti i suoi sensi erano all‟erta. Era odore di sangue quello che impregnava l‟aria. Odore di sangue e di sesso. Si lanciò di corsa all‟interno, a scandagliare come un cane da tartufo ogni angolo del parterre, tra le poltrone, dietro gli immensi tendoni, in preda per una volta a una vera crisi isterica. Dopo aver controllato l‟intera platea, balzò sul palco vuoto e lo attraversò come una furia, tirando giù un pezzo di sipario, mentre passava dalla crisi emo schizofrenico-aggressiva alla crisi emo depressivo-ansiosa. Nella sua mente iniziò a farsi un viaggio, in parte causato dalla droga: Jean Claude nelle mani dei consiglieri, il suo corpo in balia di Morte D‟Amour, di Padma, di Yvette... i suoi bellissimi occhi spenti dalla rassegnazione. Era già un po’ eccitato.
Senza rendersene conto, si scagliò in volo verso la destra del palco e scaraventò giù la porta del camerino riservato agli attori.
Ta-dàààà!
Qualcosa dentro di lui si ruppe irrimediabilmente. Irrimediabilmente è un parolone, ovvio, però al momento si incazzò come una bestia.
Il suo cuore si fermò, per poi riprendere a scalpitare impazzito come un canarino idrofobo nel petto o nel torace; faceva male, un dolore lancinante, come se qualcosa glielo volesse strappare via dal petto riuscendo solo a lacerarlo. Bè, sì, un canarino sanguinolento avrebbe in effetti cercato di uscire. I suoi occhi si inondarono di lacrime, finché non pensò di vedere doppio.
Era la possibilità numero due.

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.