lunedì 21 dicembre 2009

Golf al rogo, zarri nel pogo!

Un altro flame di Facebook... ebbene sì, vi aggiorno. Sono stupidi, mangiano tempo, sono esercizi di autoerotismo in cui si prende uno che non può difendersi e lo si massacra per il puro gusto di. Però in compenso sono sadicamente divertenti, creano autostima quando li vinci in sequenza, a volte ti fanno un po' piangere e desiderare di essere un bruco morto ma danno anche squarci eccezionali di modi di pensare.
Ora, voi che pensate davanti all'aforisma di Oscar Wilde "Per giocare a golf non è necessario essere idioti. Però aiuta!"?
Bè, io lo adoro. Mi fa ridere. Ne amo la surrealità così sfacciata e la malizia nel suo significato più malevolo. Mi ci trovo d'accordo per una questione estetica e morale, senza trascurarne la snobistica demenzialità.
Lo considero infallibile e verace in senso assoluto? Sì! Perchè dentro di sè contiene già la confessione della sua non necessarietà. Inoltre ci sono davvero pochissime cose su cui io non sia d'accordo con Oscaruccio.
Vabbè, dove nasce la rissa? Un tizio, lo chiameremo Ldv per una questione di privacy e perchè le sue teorie saranno ovviamente drammatizzate, ha risposto alla mia pubblicazione di questa frase traendone conclusioni parzialmente azzardate ma molto divertenti per tutto il socialnetuorc.
Infatti la prima replica è stata una difesa degli sport minori contro tutti i pregiudizi, e un appassionato panegirico del golf, un'arte (cito) che richiede concentrazione (e fin qui...), intelligenza, e, aspettate un attimo e sentite questa, I N T R O S P E Z I O N E. Ho concluso, Vostro Onore. Danny Crane.
Io ho preso la cosa come una continuazione della mia ironia: ho quindi ribadito come Evgeni Plushenko stia in alto nella mia wishlist di schiavi, ma che gli uomini che si divertono con stecche e palle mi fanno vomitare.
Purtroppo sbagliavo: Ldv l'ha presa malissimo, partendo per la tangente verso l'agiografia del colpire palle con vari strumenti, e verso la precisazione dell'arte insita nello sport, infilandoci una pervicace reprimenda della mancanza di sensibilità in chi non lo riconosce.
La cosa divertente è che gli accesissimi toni profetici e i belati del capretto hanno eccitato le tigri, e ben quattro persone, di cui tre non conoscono Ldv, si sono aggiunte al dialogo, fondamentalmente per prenderlo per il culo in modi più o meno efferati, tacciandolo soprattutto di mancanza di autoironia e sostenendo la non necessarietà della lobotomia per i golfisti, poichè questa è già genetica, o almeno realizzata alla nascita.
La ciliegina sulla torta del sarcasmo l'ha messa un'amica rugbista, citando un altro aforisma di Wilde: "Il rugby è il miglior modo di tenere quindici energumeni fuori dal centro alla domenica", cosa che, insieme ad alcune provocazioni ben scelte, ha finito di scatenare Ldv contro il cinismo gratuito, la morte intellettuale, l'acidità di stomaco e la mancanza di rispetto verso gli altri espresso dalle (cito) colossali minchiate spacciate per fini analisi.
Ora, qui m'hanno presa proprio per le corna, perchè la mens sana in corpore sano m'è sempre sembrata un'assurdità gigastellare quanto il kalos kai agathos (bello e buono). La pratica e la statistica inoltre dimostrano che normalmente un bel palestratone gran gros e ciula non avrà anche un cervello finissimo, tanto per non avere pregiudizi sui calciatori e i wrestlingatori, per non parlar dei surfisti californiani. Posso abbuonare la danza, il pattinaggio, l'equitazione, e qualche altra cosa carina e/o graziosa. Ma non cose che potrebbe fare uguali anche un robot, non cose che prevedono solo calcolo istintuale di un moto volto a mettere qualcosa in un certo punto dello spazio evitando l'avversario. Belle le masse muscolari e la coordinazione e la conoscenza delle proprie potenzialità ecc, ma no, cristo, le palle in movimento no, e il museo del baseball no, cioè il curling no, eccheccazzo! Mi vengono i vermi... Non me le potete spacciare come valori: l'arte prevede un gesto che porti interpretazioni creative ed evocatività estetica, eccheccazzo2! Traduciamo per gli idioti: l'arte di base vuole esprimere qualcosa, e farti pensare, e farti stare metafisicamente bene.
In che modo lanciare palle con precisione in mezzo all'erba è segno di intelligenza? Perchè fiuti il vento? Perchè dare colpetti e camminare nei prati dovrebbe essere espressivo per se stessi e per gli altri? Dove sta l'introspezione nel picchiare clave in una direzione? Vogliamo raccontarci le favole del Io... tu... vedi solo lei... l'uomo che salta l'ostacolo come l'impotente dell'olio Cuore... devi cioè no troppo calibrare il tuo pene in un angolo col ginocchio...?
Tra l'altro secondo me l'origine dell'aforisma non riguarda tanto il giochino in sè quanto il suo ruolo sociale, i club, i ricconi con le macchinine elettriche vestiti da imbecilli a rombi con cappellini da siciliano, il codazzo di mogli e troie che si sbronzano nella sauna, che sono obiettivamente le pratiche più diffuse dell'attività golfistica. Ergo, perchè mai dovrei avere un rispetto aprioristico per questi tipi di branchi?
Capisco che uno sport possa essere bello, complesso da giocare e amabile da chi c'ha la passione. Capisco che io sia prevenuta contro molte attività animalesche e sudaticce, specialmente quelle pretenziosamente di massa come il calcio e il baseball, o quelle palesemente subumane come il golf e il Bloodbowl (Dramatization), anche se ne amo altre, come l'equitazione, la pallavolo, il sesso (Parzialization).
Però sbarrare le porte degli stadi e nuclearizzarli mi sembra un'attività domenicale moralmente ineccepibile, come anche rimboschire ettari di radura requisiti ai pagliacci coi guantini e riempirli di volpi.
In conclusione, forse essere idioti non è necessario per giocare a golf, ma lo è per difenderlo come forma d'arte.
Au revoir

domenica 20 dicembre 2009

Bambini mannari, morti in corda e cani del Signore

Mi sono recentemente ritrovata in un involontario ma piuttosto delirante flame su Facebook: un'amica aveva messo un link alla notizia di un canino avvolto nel filo spinato e usato per giocare a calcio da alcuni brillanti individui che erano chiaramenti stati infamati loro, le loro madri, i loro padri ecc fino alla millesima generazione ed erano state augurate loro le peggio cose, secondo i noti principi biblici. E fin qui tutto rego, no? Uno stronzo tortura un cucciolo e tutti pensano che sia giusto che costui sia torturato peggio. Lissio.
Solo che un curioso individuo, pur affermando di condividere lo sdegno e l'orrore per un gesto tanto efferato, ha condannato la violenza dei nostri auguri di sofferenza seguita da morte ultima per degli umani, al solo scopo di vendicare un cane, domandando se a questo punto fossimo anche favorevoli alla pena di morte, all'eutanasia e all'aborto, dato che (deduco) eravamo talmente crudeli da concepire la speranza di terminazione di qualcuno.
E' venuto fuori un interessante dibattito incentrato su quanto un bambinetto bianco può essere talebano dentro.
Infatti la pena di morte l'abbiamo liquidata in fretta: la mia risposta è stata che non la trovo da stato di diritto, che una Nazione non può ragionare sulla vendetta, per non parlare degli errori del sistema e dei posti come il Texas.
Su eutanasia e aborto ho detto naturalmente che sì, ero d'accordo, concludendo con "Cazzo siamo, nel medioevo di merda?" In particolare, la prima breve spiegazione verteva sul fatto che una donna, non essendo un'incubatrice, possa decidere quello che vuole del suo corpo, e un embrione non è qualcosa di cosciente, quindi per una legge giusta e globale deve prevalere la persona già presente; in più dicevo di approvare l'eutanasia in caso di precisamente espressa o chiaramente ricostruibile indicazione di volontà della persona, quindi, dato che la mia vita è mia, non dei miei parenti, nè dello stato, nè di nessun dio, mi sarebbe piaciuto un aiuto nel farne quello che voglio.
Mi è stato ribattuto con la notizia del povero cristo chiuso nel suo corpo immobile ma ancora cosciente, presentata, Udite Udite!, dal nostro amico Giornale, ergo più o meno con la stessa obiettività di un ritratto morale di Berlusconi pubblicato dal Manifesto.
Certo, quello è stato un errore enorme e disgraziato, causato da metodi di venticinque anni fa e da probabile malasanità/errore umano, come volete chiamarlo, ed è una storia da horror. E lì hanno iniziato a girarmi le balle, perchè va bene tutto, ma se provi a prendermi per il culo già sei cascato male: intanto si cerca di spacciarmi come verità assoluta una notizia elaborata da Feltri, che non mi pare provi nemmeno a nascondere le sue parzialità, poi si cerca di inficiare tutta la teoria sulla base di un caso completamente eccezionale, nel quale tra l'altro non era in discussione nulla del genere eutanasia. Mi dispiace tanto ma privare della libertà di scelta milioni di persone per 1 errore 1 volta è una cosa assurda, soprattutto quando ora la tecnologia elimina questo problema. In più, non contenti, sperando di buttarla sul tragico, mi si tira in ballo Eluana, la cui autopsia ha dimostrato che il suo cervello non era più funzionante nè "riparabile" in nessun modo e comunque aveva espressamente detto per pietà di ammazzarla se mai fosse rimasta in una situazione talmente agghiacciante.
Ora, è ovvio che un testamento biologico deve secondo me essere scritto, oppure la volontà chiaramente espressa deve essere provata in un tribunale. Dato questo, in che senso secondo voi si può parlare di unilateralità? In che modo una persona può asserire come dogma assoluto il fatto che io non possa decidere della mia vita e pretendere di avere ragione in base alla razionalità e non alla fede? Chi altro dovrebbe farlo? (Per le leggi di uno Stato che debba comprendere e rispettare tutti, ovviamente2). Tra l'altro più si parla di argomenti simili più è probabile che vengano espresse in modo migliore le proprie posizioni, e quindi diminuisca il rischio di non rispettare la volontà individuale, tanto per dirne una... Non parliamo nemmeno di per quanto tempo ancora si potrà sostenere il costo economico e sociale di tutte le ex persone che le macchine possono animare.
Io non riesco veramente a capire come si possa moralmente sostenere che la riflessione su certi argomenti non debba essere personale ma altrimenti stabilita. Posso capire benissimo che un chiesofilo voglia che tutti obbediscano al suo dio privato, ma un minimo di decenza fa così brutto? Persino quello stronzetto di Sant'Agostino sapeva che c'è il libero arbitrio.
Ma secondo i complottisti, uno che pensa a una cosa come l'eutanasia non riflette sui rischi? Cioè, non è solo una questione di si/no, vita/morte, ma anche di qualità della vita. Soprattutto poi mi offende che vengano dati giudizi da chi non ha nessuna conoscenza diretta. Gli altri non sono nessuno per decidere, anche se i propri cari possono testimoniare spesso in modo coerente su come è fatta una persona. Ma io sono più che qualcuno per decidere per me. Ci sono persone che sono disposte a prendersi queste responsabilità. Perchè lo considerano un atto di aiuto e compassione verso il prossimo, nonchè di rispetto. Nessuno può essere costretto a terapie o a una vita che non vuole. Le basi, eccheccazzo!
Poi non è che io voglio ammazzare chiunque sia in coma: conosco persone che lo farebbero e altre che non lo farebbero. Quello che nego è che la decisione spetti a un branco di stronzi interessati alle loro poltrone, tra l'altro dell'età dei miei nonni e quindi tendenzialmente programmati con una forma mentis che non comprende nel pacchetto standard qualcosa di assurdo come il cambiamento della definizione di Vita negli ultimi trent'anni. Eppure non sembra in teoria così difficile capire il fatto che nel coma irreversibile non succede nulla, perchè non può succedere: sono conservati riflessi variabili puramente elettrici, che non toccano le parti del cervello deputate a renderci senzienti. E non è che lo dico io perchè sono simpatica, lo dicono esami che guardano l'attività del cervello e registrano che non c'è, che certi pezzi sono morti: in un mondo in cui il corpo può essere tenuto in semifunzione all'infinito con le macchine, come può tutto questo non contare?
Sempre in campo di fine vita, il tizio del flame mi ha invitata a parlare del dolore, stabilendo che anche la Chiesa ha accettato questa evidente prova di attività demoniaca che è la terapia del dolore, e che quindi il già burroso "Non voglio nemmeno tentare" diventava ancora più scivoloso. E a questo punto ero decisamente incazzata, perchè è' un argomento che conosco bene, e il ritardo italiano rispetto agli altri paesi è incivile e tragico, oltre che lampante: non solo nelle tecniche, ma proprio nella mentalità d'approccio. Pensate solo che in Francia la mattina prima dei prelievi si fa il giro a mettere la cremina anestetica... qui usare gli impianti spinali per il rilascio graduale di morfina è uno scandalo peggio che andare a troie minorenni. Per non parlare poi della Cannabis... e vi dico tre cose: è antiemetico, antidolorifico e aumenta la fame. Perchè ogni chemioterapizzato non ha una canna in mano? (Dramatization, ma il concetto resta). Ora, non per puntare il dito, eh? però Cristo santo, il valore del martirio deve diventare verità globale anche lui? Restando sul lato etico, come ci si permette di giudicare quando la vita è troppo dolorosa? Come ci si permette di giudicare se io voglio vivere la mia vita da rincoglionito con le visioni allucinatorie? Il vero problema è: perchè tentare deve essere moralmente meglio che non farlo? Cosa c'è di male nella dignità di chi dice Basta, io sono contento così? O anche solo Non ce la faccio più? Non è pari a quella di chi decide di andare avanti per se stesso, per i suoi cari o per il suo dio?
Alla fine, passando attraverso affermazioni tra l'ignorante, il fanatico e l'allucinato come la teoria che nel medioevo non si praticassero, e che la segale cornuta fosse adoperata per procurarsi orribili malattie, siamo giunti a parlare del temibilissimo A B O R T O, vietatissimo baluardo dell'indipendenza femminile dalla decisione maschile, ommmaammmamiiiaaa, in nome del Nessuno pensa ai bambiiini! E qui il mio socio ha veramente dato il meglio di sè!
In primo luogo l'embrione sarebbe una specie di neonatino con le unghiette che parla con la mamma e le dice Ti voglio bene, un po' come nella perversa Lettera di un bambino che non nascerà, oppure la manda affanculo, come il Tamarrochi, invece di essere un grumo di cellule
non del tutto differenziate, che quindi non ha una coscienza tutta sua perchè non ha il cervello, molto semplicemente. Si proseguiva allora con il paragone idiota con un ragazzino in coma, che io avrei ucciso a badilate perchè sono cattiva. Certo, lui e l'embrione non hanno forse una coscienza e un'espressività da cabarettisti, ma guarda un po' sono soggetti giuridicamente e ontologicamente diversi: il ragazzino non può comunicare perchè momentaneamente impossibilitato, l'embrione perchè non è formato. Quindi no, """uccidere""" delle cellule non mi crea problemi, anche se ovviamente mi può dispiacere per le condizioni che hanno portato a una scelta simile.
Per non parlar del cane! Pensate un po': l'embrione (e anche il feto, che pure è un tema già diverso, anche giuridicamente) non ha una vita autonoma, ma sta dentro un'altra persona. Persona viva e cosciente che secondo me ha la priorità su qualsiasi altra cosa. Se vuole si può tagliare un braccio, e se vuole tagliarsi un pezzo di sua pancia perchè ha dentro un Alien ci mancherebbe altro che non possa. Il suo benessere psicofisico viene prima, dato il fatto assodato che non si può salvare tutti e tutto e che questo non è il mondo perfetto dei cuoricini, e quindi ci sono delle scelte da fare. Che un "potrebbe" venga dopo un "è" mi sembra logica, non solo giustizia.
E qui siamo partiti per la luna... perchè mi sono state proposte nell'ordine:
A) La teoria dell'I N C U B A T R I C E, con addirittura sottolineato il concetto che no, la donna non è solo quello, ma è anche quello.
B) La teoria del "Non sta a noi decidere", anche se non era esplicato a chi sta.
C) La teoria del "Tu partorirai con dolore", secondo la quale al massimo poi si dà in adozione, chessarannomai nove mesi.
Se la vogliamo mettere su questo piano io rispondo che non decide lo sputo di sperma da 5 minuti se va bene, che non ha nessuna idea di ciò che l'incubatrice sta facendo. Ora, mio nonno (classe 1824, ops, 924) ritiene giusto che i figli abbiano il cognome del padre con la motivazione "La madre è solo il terreno, è il padre ad essere il seme", trascurando totalmente
che la madre crea il figlio, ci mette il suo sangue e la sua carne per mesi, oltre a mettere la metà non tranciata dei geni, tanto per fare anch'io un po' di retorica simpa.
Perchè non sta a noi decidere? A chi sta? Non ditemi a dio, vi supplico. Le credenze sono personali, ma la legge deve coprire qualcosa di un po' più sensato, e soprattutto che valga per tutti. Secondo me c'è una legge molto giusta, che riconosce agli interessati la possibilità di valutare le situazioni. Certo che l'aborto crea depressione. Certo che non crea gioia. Ma sfornare qualcuno per dargli solo dolore è giusto? Fare un bambino è un atto meccanico, meccanicamente compiuto da un'incubatrice o è meglio che sia una scelta consapevole? Un'undicenne incinta di suo padre avrà più trauma ad abortire o no? Io ho la buona grazia di non dirlo a priori, ma dico che dipende dalle persone e da cosa è meglio per loro.
Di nuovo, come osano un branco di politici e preti decidere che nove mesi sono una cazzata, che un po' di problemi sono un male necessario? E' giusto far nascere un bambino senza testa, che morirà entro pochi giorni, per la gioia sua e dei parenti? O un bambino da una puttana minorenne con l'Hiv che passerà la sua poca vita tra cure dolorose e orfanotrofi? Come si può anche solo pensare di risolvere la cosa con un Sì, sempre? E soprattutto imporlo agli altri in nome delle proprie considerazioni e non di quello che i coinvolti provano? Non parliamo poi del rispedire le donne dalle mammane. Come se un problema simile fosse risolvibile a colpi di colpevolizzazioni e "E' giusto!".
Alla fine il poverino ha ripiegato sull'insulto: io (e non solo, ovvio) non sarei nè un bravo, nè un vero medico perchè sostengo queste cosacce sataniche. Come rispondere se non che preferisco non essere un medico e fare bene piuttosto che esserlo e fare... come dice il Papa, per non parlare dei bambinetti indottrinati? Un medico... secondo voi che cos'è? Un angelo della vendetta che decide cosa devono fare gli altri? Secondo me è qualcuno che deve occuparsi della vita della persona nella sua totalità, consigliando e seguendo in modo da offrire le soluzioni migliori possibili senza nascondere niente.
Perchè ho insistito più volte sui pappagallini minorenni? Perchè un bambino, specie maschio, che si sa che sono più tardi, non ha nessun diritto di sparare giudizi avventati su cose che evidentemente non conosce. Che cosa puoi sapere se sei vergine, intendo a tutti i livelli, e ripeti solo quello che ti hanno insegnato? Niente. Ho concluso, Vostro Onore. Danny Crane.
Che differenza c'è tra la teoria della donna incubatrice e dello Stato di dio e i figli di cane rognoso che picchiano le mogli e le figlie per far seguire la loro cultura retrograda di merda? Questo è il motivo per cui i fanatici religiosi bruceranno tutti all'inferno, con il loro dio che gli dirà "Non avete capito veramente una minchia, guardate che le minigonne le ho inventate io e che le urla notturne dei bambini erano un baco del sistema".
Morale di oggi: ci sono concetti evidentemente molto diversi di "vita". Per un vergine è una cosa completamente scollegata dalla realtà, è qualcosa di puro, di "in sè", di principio. Secondo me è una visione molto immatura e asettica. La differenza è qui: la mia teoria ha basi razionali e scientifiche rispettabili, e comunque concede agli altri la possibilità di scegliere, la loro no.
Perchè io sicuro sono una persona cinica e anche un po' stronza, e non di certo un modello di virtù e le cazzate benpensanti mi fanno vomitare, e salverei prima un gattino di un bambino (non è una Dramatization, ripeto NON è una Dramatization. Uhhhhhh!) e faccio sesso prima del matrimonio, e sicuramente un'altra barcata di monoteistici orrori... Almeno però non straccio le palle al prossimo e non pretendo di imporgli le mie stronzate per legge divina. Io sono moralmente tenuta a far star bene le persone, ad aiutarle, non a fare i pompini all'ego di chi vuole dire agli altri cos'è il Bene.
Au revoir

martedì 8 dicembre 2009

Project financing & Macho Mafia Meeen

Il governo ha messo 400 (quattrocento) milioni di euro circa nel cantiere del mefitico ponte sullo stretto. Se no non facciamo gneente, no, allora non facciamo gnente, prego, come dice Micheal Jacks... ehm, la Brambilla.
Research: 0%. Next Technology: 357 turns.
Prafrasando suggerirei i neonati "di origini romene" al posto del carbone per renderli utili, almeno non ci intasano i nostri cattolicissimi cimiteri se li ammazziamo a sediate negli ospedali.
Allelujah! E viva viva la concezione divenuta immacolata nel 1800.
Certo che Mr Spatuzza è un criminale, e secondo me non è pentito proprio di un cazzo, oltre al fatto che non mi pare scienza dei missili che stia parlando ora per motivi precisi. Lo dico per il caro Vespa e il suo fidanzatino Sansonetti che erano così traumatizzati dall'orrido complotto. Solo che questi motivi precisi potrebbero anche non essere favorevoli a chi vogliono loro, e la faccia di Don Marcello nella trasmissione di regime di ieri sera era oltremodo imbarazzante, sembrava la parodia di un film ambientato nella Chicago anni trenta.
Per fortuna oggi lo scarrafone si può tirare su sbavando su Amanda, che magari tiene pure un plastico e si può citare Chessa Clinton che piglia marito e sua madre ha schifo ad andare alle nozze con il perfido ebreo. Sarà divertente vederli dibattere istericamente nel bipolarismo di denigrare la giustizia o difendere l'italianità e le nostre tradizioni.
Mie Signore e miei Signori, siamo ai mafiosi che vanno in piazza a protestare perchè i loro bisogni non sono soddisfatti da chi aveva preso precisi impegni morali e sentimentali nei loro confonti. Sembra la storia di Tiger Woods e delle millemila amanti... In fondo sappiamo che per giocare a golf non è necessario essere cretini, però aiuta. Ho concluso, Vostro Onore. Danny Crane.
Au revoir