In un aggiornamento Tre mesi dopo, adnuntio vobis che la Stazione di Milano ha messo in mezzo alle rampe mobili del nulla una lunga serie di eleganti panchine in legno scuro e lucido, cum bracciolis. Non ancora ottimali in quantità per un centro di smistamento tanto grande, ma è un lieto avvento, che dico, mirabile, inclito!
Certo comunque che devono essere ben ricchi: ad ogni binario o quasi c'è ora una televisioncina strafiga ultrapiatta per trasmettere la pubblicittà e, arguisco o forse spero, le newz sui ritardi dei treni. In un'oretta di attesa sono girati solo due trailer di film, a turno, ossessivamente concitati, dei quali uno squillava eccitato le note del gioioso Ludovico Van, e la citazione la faccio apposta perchè sembrava proprio di esserci, in Arancia Meccanica, in piena sessione di condizionamento torturatorio. Solo che, non so perchè, a me la scatenava, la violenza. Nonostante la nausea.
In compenso oggi ci ho messo tre ore a tornare da Orio al Serio (il quale dista da Pavia un'ora e un quarto). Secondo me, ma è solo un'opinione personale, dovrebbero fare più strade, dato che ci sono così tante automobiline. O potremmo fare dei grandi falò di camion e suv dentro le metropolitane!
In ogni caso, in due giorni di visita a Milano ho improvvisamente colto come mai ci sia un consumo di cocaina maggiore che a New York. Anzi, mi stupisco del calo nell'uso della buona vecchia zia eroina e dei suoi maledetti circuiti della gratificazione.
Certo certosino che l'autrice non è proprio mai contenta e nemmeno mai autoironica. Ho concluso, Vostro Onore. Danny Crane.
Au revoir
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