sabato 26 giugno 2010

Capitolo 0 - E' qui la festa?



Riassunto/presentazione: grazie a Stige che era ispirato! Lungo solo per oggi, per fornire l'ambientazione a chi non ce l'ha.

Francia, il XX secolo si affaccia alla vita: qui comincia l'avventura narrata in questo romanzo di formazione, che spiega come due non più tanto giovani vampiri si apprestino a completare il loro addestramento alla vita adulta, cercando di imparare la lezione più importante di tutte: Piano con le cazzate!
Il relitto piangente rannicchiato nella bara, sì, quello che sembra Lady Oscar, solo moro e leggermente meno virile, risponde al nome di Jean-Claude. Non è un vampiro ricco, influente, e certo non è tanto sveglio, però in fondo è un bambino fortunato: oggi è scattato l'ultimo giorno dei 100 (cento) anni di punizione per aver estromesso il suo Signore Belle Morte dal triangolo amoroso con l'altro protagonista rimpiazzandolo con una versione più bruttina, mortale e meno capace. Sì, è andato dalla sua donna e capo feudale assoluto e le ha detto "Aho, troia, te non capisci il kuore, ti mollo".
In arrivo sui suoi tacchi e sexy come si può esserlo solo con un oscuro e doloroso passato alle spalle, c'è Asher, il suo degno compare, una versione di Due Facce che potrebbe sedurre anche Bruce Wayne. Ashy è il più vecchio dei due, ed è sempre stato il più maschio, ma dopo che l'Inquisizione ha ucciso il vertice bruttino e legalmente femmina del triangolo (sua ex ghoul) e bruciato metà del suo corpo con acqua santa, ha iniziato a pettinarsi a schiaffo e a diventare un "giovane alternativo dark" (comunemente detti emo).
Go, girls...

Colonna sonora: Great Balls of fire by Jerry Lee Lewis
Jean-Claude si rigirò un’altra volta nella bara, sistemandosi sugli occhi stanchi la mascherina refrigerante e annidandosi come un pidocchio nel rivestimento di cachemire.
Era come se quel giorno durasse da un’eternità e lui fosse rimasto sempre sveglio. Cazzo! Se uno viene infilato nella bara ci si aspetterebbe come minimo di essere lasciati in pace, no? Ogni singolo centimetro della sua pelle urlava lamenti strazianti, in particolare un punto vicino al suo culo.
Sembrava che un calabrone impazzito gli si fosse attaccato addosso e continuasse imperterrito a infilzarlo e lacerargli le carni. Ma neppure in quel caso avrebbe mosso un dito per uscire da lì.
Non era paura, la sua, era scazzo! Aveva superato prove ben più sgradevoli però sempre una per volta e che diamine!!! E quella stronza di Belle che si era pure data da fare per organizzargli il compleanno…come se gli avesse mai fatto piacere dichiarare a tutti i suoi anni…era da quando era stato trasformato che la sua età era entrata nel mistero!!!!
Non ricordava molto della serata, aveva immagini confuse, qualche ricordo a sprazzo. Si era forse fatto di sangue al pejote?
Si ricordava bene di aver letto il copione e di aver fissato Belle negli occhi color dell’ambra.
“Ma che merda di copione è?!" aveva urlato con quanto fiato aveva in corpo nel bel mezzo della sala. "Non è giusto! Ma chi ha scritto questa schifezza?"
"Morgana71, Morgana71!" aveva risposto il coro greco da dietro le quinte.
Con un filo di speranza il vampiro si era rivolto all'Autrice, sbattendo le ciglia, pronto a prometterle qualsiasi cosa. E infatti normalmente la scrittrice si sarebbe commossa davanti ai suoi occhioni blu da cucciolo: solo che, purtroppo o per fortuna, era un pochino impegnata con certe zanne orgasmiche, e riuscì giusto a balbettare "QI formica… gah… segggghhhhuire tramaaahhh".
Desolato, Jean-Claude aveva provato a rivolgersi di nuovo al suo boss, implorando senza convinzione: "Non potete farlo con la computer grafica? Merde! Almeno una controfigura del menga! Pliiiiiis!”
Belle aveva gentilmente risposto che i soldi per gli effetti speciali erano finiti in cose più serie: aveva speso tutto il budget per i falli finti, le fruste e le decorazioni.
Ne ricordava una in particolare: una sobria fontana a forma di uccello non circonciso che eiaculava sangue nel bel mezzo del salone. Nella vasca c’era già qualcuno a farsi il bagno e non era ancora mezzanotte. Per non parlare delle deliziose fontanelle che adornavano qua e là le nicchie di marmo. Belle si era pure disturbata ad appenderci l’avviso “Potabile”! Quella sera il sangue era scorso a fiumi e nel sotterraneo i leccapiedi della master dovevano aver pigiato gli schiavi come nella vendemmia del Bordeaux del 1604! Purtroppo il loro non era stato l’unico sangue versato…
Ricordava lo sguardo malizioso della sua Signora che alzava il calice e brindava alla fine dei suoi cento anni di schiavitù, i mille occhi che lo fissavano delusi, ma che urlavano a gran voce il desiderio feroce di lasciare sul suo corpo i segni indelebili del loro passaggio! Tutti con la penna in mano per fare la firma!
Ricordava il grido di Belle, “Avete tutti le vostre cartelle?”
E poi il ruggito che ne era seguito, di felicità o disappunto ad ogni estrazione. L’ambo erano mani e piedi, il terno viso e petto, la quaterna cazzo e capelli e la cinquina ovviamente il culo. I resti erano il premio di consolazione.
Poi era stato afferrato con forza da un numero imprecisato di mani, possenti come tenaglie, da cui non avrebbe potuto divincolarsi neppure volendo. Qualcuno gli aveva strattonato la testa all’indietro tirandolo per i capelli urlando, “Fanculo alla tombola e ai soliti raccomandati, io non lo voglio solo il pollice!” E il ballo era iniziato...
Non era niente che non avesse già subito, pensò.
Aveva provato anche a dormire, in genere contare i cazzi funzionava….ma al centocinquesimo una colata di pus negli occhi gli aveva fatto perdere il conto, grazie Yvette.
E aveva dovuto iniziare da capo.

Jean Claude si tolse la mascherina e aprì gli occhi.
Il dolore non accennava a diminuire e non capiva il perché. Gli sembrava di avere le mutande infilate nel culo, ma diamine! Lui non ne portava!!! Andò con la mano a tentoni cercando la luce di cortesia.
“Portalo qui, ADESSO! Non mi interessa come e in che condizioni, ma fa uscire quel sorcio dalla sua tana e vedi che sia presentabile. O gli ultimi cento anni gli sembreranno un soggiorno a Versailles rispetto a ciò che lo aspetta. E dammi la mia pipa di crack che mi sono alzata male!!!”
La voce di Belle gli rimbombò nelle orecchie e, improvvisamente, gli sembrò di vedere il suo viso, i suoi occhi infuocati che lo fissavano e sentì la sua mano serrargli la gola.
Mon Dieu! Versailles? Quel lurido buco pieno di pidocchi dai letti troppo piccoli e le cucine piene di brioches? A Jean-Claude si accapponò la pelle
“…Asher, vai tu, così io non muovo il culo e lui soffre di più, tanto è colpa tua gnegnegne!”
Jean Claude si irrigidì.
Asher. Belle doveva essersi già sparata un’endovena di ero.

Lo aveva cercato, ieri, in mezzo a quella massa di individui, sperando di incontrarlo, di parlargli.
Voleva ancora il suo amante, nonostante le prescrizioni dell’analista, ma che diavolo! Era un vampiro di Belle o no? Il suo masochismo andava coltivato, non represso e quindi ci avrebbe riprovato ancora, probabilmente per l’ultima volta; perché, in realtà, non desiderava altro che un pretesto per mandare all’aria il suo piano. Ma per farlo gli serviva lui. Asher.
Sapeva che quella sera non avrebbe potuto esimersi dall’essere presente, Belle non gliel’avrebbe perdonato e l’avrebbe costretto a portare la coda di cavallo. Così, fin dal suo ingresso nella grande sala, prima che il ricevimento si rivelasse per ciò che era in realtà, Jean-Claude non aveva fatto altro che sbirciare negli angoli più nascosti dell’immensa stanza: sotto i tappeti, dietro le tende, sotto i tavoli, in mezzo alle fontanelle, in tutti i suoi posti favoriti. Era passato anche dal loro posticino speciale, la stanza delle torture, ma niente.
E poi alla fine aveva solo cercato di resistere, sperando in una comparsata dell’ultimo momento, ma restare cosciente gli era sempre più difficile.
Una noia!!!!
Nessuno che conoscesse l’uso creativo dei gadgets…
Il sole sarebbe sorto di lì a poco, riusciva a percepirlo, e un senso di sollievo si era già fatto strada tra il dolore e l’insofferenza: ben presto tutto sarebbe svanito e avrebbe potuto ritirarsi nella sua bara, libero e con l’ultima copia di Ratman.
Finalmente, pensò, mentre un sorriso lievissimo gli increspava le labbra gonfie e livide di sangue.
Ma la cosa doveva aver disturbato qualcuno perché, improvvisamente, fu scaraventato per terra e poi risollevato con forza per i capelli, finché non fu in ginocchio. Uno strattone gli tirò la testa all’indietro, e Jean Claude percepì un odore familiare, un respiro sul suo viso: e si irrigidì.
“Apri gli occhi Jean Claude, e guarda in faccia il tuo unico nemico.”
La voce di Asher risuonò come in un sogno. Chi aveva scritto quel dialogo? Lo sceneggiatore di Superman? Una sberla formato famiglia gli colpì la guancia con tale violenza che solo la presa sui capelli gli impedì di accasciarsi al suolo.
“Che c’è, mon cher? Non sorridi più? Non sono dunque degno della tua attenzione, al pari di tutti gli altri gentiluomini ai quali ti sei concesso con tanta arrendevolezza?”
Jean Claude aprì gli occhi. “Cazzo! E ti c’è voluto tanto? E tutta la sera ti aspetto!!!”
“Sei la solita cagna.” Sputò Asher.
A queste parole l’altro ebbe quasi un orgasmo.“Mon chardonnoret finalmente! Dopo cent’anni un complimento!”
“Mi fai solo schifo.”
“Mon Dieu se continui così vengo. Non vuoi che duri almeno un po’?” Sospirò Jean-Claude completamente immobile, in attesa.
La mano che ancora lo attanagliava si allentò lentamente trasformandosi in una delicata carezza, e la figura si sollevò per posizionarsi alle sue spalle.
Una presa fortissima gli serrò la gola costringendolo a piegare indietro la testa, mentre qualcosa di freddo e ruvido gli si saldava alla schiena.
Jean Claude richiuse gli occhi, soddisfatto, mentre una lacrima scivolava rapida sulla sua guancia.
“Allora abbiamo fatto la pace Ashy!”.
Una voce fredda come il ghiaccio lo sferzò più bruciante del cazzo che si ritrovò improvvisamente nel culo. “No, volevo solo scopare, non mi andava di fare il diverso.”
E poi tutto si spense.
Merda. Quella stronza di Belle aveva risparmiato pure sulle candele.
Jean-Claude sospirò al ricordo e finalmente riuscì ad accendere la luce di cortesia.
A quel punto afferrò quel qualcosa che offendeva le sue tenere carni e lo osservò sfoderando i suoi occhioni blu notte.
“Aghhhhhhhhh! Chi ha messo uno scorpione nella mia baraaaaaaaa!!!!”

Au revoir

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Ricciolineri. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

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